A piccoli passi. La prima a Solbiate nel segno di Inzaghi. C’è aria di rinnovamento?

CONTE LASCIA LA JUVE, LA ROMA PRENDE ITURBE: AD OGGI IL MILAN DOVE POTREBBE ARRIVARE?

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MILANELLO IN ROSA

Buona la prima. Ovvio è solo un’amichevole, è solo la prima vera sgambata dal raduno di qualche giorno fa. Il Renate è stato un ottimo sparring partner, una formazione che ha mantenuto costante il ritmo gara, consentendo a chi era in campo di potersi misurare nei due tempi con un avversario vero. Il Milan visto a Solbiate, il campo dove per tradizione si dà il via alla stagione, ha regalato buoni spunti di riflessione. Iniziamo dall’utilizzo, ovviamente forzato a causa delle numerose assenze, di alcuni calciatori provenienti dalla Primavera. Tra tutti ha brillato Modic. I colleghi che l’hanno conosciuto nei campionati giovanili, lo avevano già descritto come probabile talento. La sua prestazione ieri ha colpito per intensità, precisione e decisione. Come fosse già abituato a duettare con i compagni più esperti. Certo, il Milan non ha affrontato in piena condizione il Real Madrid, ma per essere il primo incontro stagionale, il ragazzo si è distinto. Buona anche la prestazione di El Shaarawy, tra tutti i presenti di certo il giocatore più atteso. Stephan ha aperto le marcature con un gol rocambolesco che ha fatto sussultare i tifosi presenti a Solbiate Arno. Il Milan è poi andato al raddoppio con Saponara, un gol che, si spera, possa fare da apripista per una stagione finalmente degna di essere ricordata. Non solo per il giocatore, che arriva da un campionato passato nell’oblio, ma anche e soprattutto per il Milan. Inzaghi ha già lasciato la sua firma in questa prima settimana. Nulla, come d’altronde ci aveva abituati anche da calciatore, è lasciato al caso. Ogni situazione di gioco, soprattutto sulle palle inattive, è studiata nel minimo dettaglio. Lo abbiamo notato soprattutto nelle esecuzioni dei corner: ogni volta c’è stata una novità nell’esecuzione.  Novità: ecco ciò che ci si aspetta dal Milan guidato da Inzaghi. Le parole rilasciate all’Ansa da Barbara Berlusconi, con le quali l’ad rossonera santifica la scelta di programmare il futuro a piccoli passi della Germania campione del Mondo. Si sa, il discorso che può valere per una Nazionale, impegnata in contesti agonistici ogni due anni, non può essere completamente sovrapponibile ad una squadra di club. Soprattutto se la squadra è il Milan e se arriva da un’annata che i più vorrebbero poter dimenticare, cancellare anzi, dagli annuari. L’esigenza di tendere alla vittoria da subito, fa parte del gioco. I motivi sono talmente semplici da sentirmi ridicola a sottolinearli. La mancanza di un piazzamento adeguato in campionato, l’assenza dagli scenari europei oltre a togliere visibilità ai vari investitori, provoca un mancato introito che poi si traduce, come stiamo tristemente osservando, nel quasi immobilismo sul mercato. Per questo è difficile nutrire grandi illusioni: il Milan ha perso quasi da subito il treno che trasportava Iturbe, gli altri nomi, alla Lavezzi per intenderci, sono talmente e banalmente irraggiungibili da strappare un sorriso a chi, inevitabilmente li pronuncia. La fatica fatta per aggiudicarsi Ramì dovrebbe essere il migliore degli esempi per aiutarci a capire che il mercato non porterà in casa rossonera grandi nomi. A meno che qualcuno parta… Già, il mercato in uscita come condicio sine qua non per tornare a monitorare ciò che è rimasto tra i papabili. E allora è normale pensare a Criscito se, sul piatto della stessa bilancia, si mette Abate. E’ normale pensare a Cerci se, ad esempio, si trovasse l’accordo per far partire Robinho, che paradossalmente potrebbe non bastare. E allora è inevitabile che si guardi a Balotelli, per capire cosa è meglio per il Milan: scommettere, per l’ennesima volta, sulla sua definitiva fioritura o lasciarlo partire, a cifre che però non sono esaltanti (così come aveva sottolineato lo stesso Berlusconi)? Su tutto questo, però, si staglia la figura di Inzaghi, indicato come affamato di vittorie e motivatore assoluto di un gruppo ritrovato. Solo il campo, quello vero, ci potrà dare risposte certe sul talento di Pippo nel trasmettere i sani valori e i comportamenti del calcio. Per ora le sue parole ci hanno convinto, per ora i primi movimenti della sua squadra hanno lasciato impressioni positive. L’entusiasmo portato da Inzaghi si trasforma giorno dopo giorno in cauto ottimismo. Qualcosa sta cambiando, a piccoli passi.

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