Prandelli parla al Corriere della Sera: "Non è vero che sono scappato"

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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Cesare Prandelli torna a parlare alla stampa italiana e lo fa con una interessante intervista al Corriere della Sera. L’ex ct della Nazionale, attualmente manager del Galatasaray, non cerca scuse sul fallimento Mondiale e si assume tutte le responsabilità del caso: “Pensavamo di giocare in un certo modo e non ci siamo riusciti. Questo era il progetto tecnico ed è fallito”, dice Prandelli che poi si esprime anche sulla possibilità che Antonio Conte prenda il suo posto: “In Nazionale – prosegue – non si può esprimere quella carica che si esprime nel quotidiano, diventa difficile. Puoi ovviare se hai un blocco di una squadra, ma sono decisione che prenderà lui nel caso venisse scelto”.
Per Prandelli, però, il botta e risposta col giornalista Beppe Severgnini è anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: “Mi ha ferito l’accusa di essere scappato. L’idea della fuga. Non è vero. L’ho dimostrato nella mia vita, personale e professionale. Mi hanno chiamato dal Galatasaray, poi richiamato. “Siamo una grande società. Abbiamo messo in stand-by otto allenatori per te…”. E poi il campo. Avevo il bisogno fisico di mettere le scarpette e tornare in campo. Dicono che sono un uomo di marketing. Marketing vuol dire portare gli azzurri a Rizziconi (su un campo sequestrato alla ‘ndrangheta, ndr ), dai terremotati, negli ospedali dei bambini, ad Auschwitz? Se questo è marketing, Beppe, lo faccio tutti i giorni! E vorrei che altri lo facessero!”
Chiosa finale su un suo possibile ritorno in futuro alla guida dell’Italia: “Escludo di tornare. Il mio tempo in azzurro è passato”.

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