Biasin: "Allarme rossonero! Il Milan è preoccupato, i milanisti anche di più (e Silvio riflette…)"

31 Ago 2014 18:00
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Fonte: di Fabrizio Biasin per TMW

© foto di Federico De Luca

Partiamo da qui, dal Milan.
Confesso che questa volta mi tocca dar ragione a quella zabetta di Mauro. È vero, pensavo che la scorsa stagione sarebbe terminata con l’uscita di scena di Galliani dal Milan. Non perché l’ad rossonero non sia bravo, anzi, semmai perché ci avevano raccontato di rapporti con BB inconciliabili che, evidentemente, alla fine sono in qualche modo “conciliati”.
Quindi sì Mauro, hai ragione tu, ma il fatto è che stiamo parlando di preistoria, perché oggi la cosa più importante da chiedersi non è più “chi ha vinto la sfida intestina tra ad”, ma piuttosto “ne è valsa la pena sprecare così tante energie sul fronte societario mentre sull’altro, quello del campo, suonavano allarmi da bunker atomico?”.
Sia chiaro: gli otto gol rimediati dal Milan nelle prime due amichevoli americane non sono la prova che tutto farà schifo, ma certificano che dal giorno in cui si è deciso di affidare la squadra a Pippo Inzaghi (maggio? giugno? gennaio?) si è fatta un’indigestione di immotivato ottimismo secondo l’assunto “tanto ci pensa Inzaghi” o “Inzaghi ha portato entusiasmo”. Non basta e non basterà, perché purtroppo “entusiasmo” non scende in campo e soprattutto ad oggi nessuno può sapere se Pippo è il nuovo Sacchi o ha bisogno della giusta gavetta come il giovine Stramaccioni.
Al momento è più facile pensare alla seconda, soprattutto ascoltando le parole del mister dopo la scoppola col City.
“Mi assumo tutte le colpe” e “dobbiamo lavorare”, tutte cose vere e sacrosante, solo che ora il Milan avrebbe bisogno di altro, di un soggetto capace di convincere Berlusconi a fare un mercato come ai vecchi tempi, di un tecnico che abbia l’ardire di urlare la verità: “Con questa rosa possiamo provare a fare un miracolo, ma i miracoli per definizione non si comprano al supermercato”. Seedorf era quel tipo di persona proprio perché scelto è voluto dallo stesso presidente, poi il rapporto è crollato in un amen e ancora non abbiamo capito perché.
Il Milan ha bisogno di ossigeno, muscoli, buone idee e – come tutti – di un po’ di fortuna. Tranne l’ultima, trattasi di cose che si acquistano sul mercato con le palanche.

Per intenderci: al momento tra i pochi tesserati rossoneri che avrebbero diritto sacrosanto a pretendere un posto in squadra… ci sono Inzaghi e Seedorf. Ovvio, stiamo esasperando il discorso, ma neanche più di tanto.
Galliani è stato chiaro: “Non arriva nessuno se non parte qualcuno”. E il riferimento a Robinho, Balotelli e a tutti quelli esclusi dal progetto-Inzaghi è chiaro. Solo che quelli, i “fuori dal progetto”, vestono il rossonero perché li ha voluti qualcuno, mica sono entrati a Milanello di nascosto.

Balotelli, per esempio. Chi ancora pensa “sicuramente avrà imparato dai suoi errori” è pregato di andare a rivedere il suo esordio da giocatore “che deve convincere il nuovo allenatore”: 1) calcio da metà campo al fischio d’inizio con palla che arriva a tre all’ora nelle mani del portiere; 2) fallo d’ammonizione sulla trequarti per maglietta tirata a casaccio (graziato solo perché trattavasi di amichevole); 3) scambio di vedute con un paio di compagni; 4) mega selfie finale con due invasori di campo. Praticamente tutto il repertorio.

Ecco, se qualcuno può salvare il Milan al momento non ha certo le fattezze di Marione, anche e soprattutto dopo il sorteggio: Lazio, Parma e Juve alle prime tre giornate non sono una passeggiata di salute.

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