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Si fa presto a dire fenomeno. Iker Casillas, portiere della Spagna, lo dice all’ora di pranzo. Gli chiedono: quale giocatore toglierebbe all’Italia? Risponde: «Agli azzurri leverei Cassano, per simpatia e stima. Un talento che ho conosciuto bene al Real Madrid. Peccato che a volte perda la testa. Per me però è un fenomeno. È una pena che al Real non abbia fatto bene, perché è un grande giocatore». Talento, fenomeno, grande giocatore. Bim bum bam.
Alle 7 della sera Passa il pomeriggio e verso le 19 Cesare Prandelli si presenta nella sala stampa del San Nicola. Tante domande, una su tutte: che cosa pensa delle parole di Casillas su Cassano? Prandelli contrae il viso, soppesa le frasi. Non ce la fa a nascondersi dietro le solite banalità: «Nel dire fenomeno, i giocatori sono abbastanza generosi. Per me i fenomeni sono quelli che giocano per dieci anni a livello straordinari. Cassano è un ottimo giocatore, che in certi momenti, come gli spagnoli sanno, fa cose veramente straordinarie». Chiare differenze temporali: tra «dieci anni» e «certi momenti» ce ne corre. Poco prima il c.t. aveva detto: «Antonio è consapevole dell’importanza della partita, ha bisogno di fare una grande prestazione davanti alla sua gente. Ha addosso la giusta tensione». Ce ne è abbastanza per trarre delle conclusioni. Uno: i fenomeni sono altri. Due: Cassano datti una mossa, perché il «fido» non è illimitato. Finita l’intervista, Prandelli entra in campo per l’allenamento. Sugli spalti circa mille tifosi invocano FantAntonio. «Uno di noi, Cassano uno di noi». Il «ragazzo» di Bari Vecchia chiede il permesso di correre sotto i distinti, a salutare. Il c.t. dice sì. Finito il lavoro, colloquio tra Cassano e Iker Casillas. I due si abbracciano, parlottano, ridono. Generazione di fenomeni.
No puedo hablar Verso le 20.30 Cassano sfila in zona mista. Tira dritto come al solito e i giornalisti italiani, abituati, non provano a fermarlo. Gli spagnoli sì, hai visto mai che si commuova sentendo volteggiare nell’aria l’idioma del suo sponsor Casillas: «Antonio, Antonio, una pregunta (una domanda), por favor». Lui sorride e risponde in lingua: «No puedo hablar». Non posso parlare. Poi viene inghiottito da un gruppo di tifosi e/o vecchi amici autorizzati a sostare davanti al pullman dell’Italia, roba vietata a chiunque non faccia parte della comitiva azzurra. Baci e abbracci in slang barese.
Pepito habla Giuseppe Rossi, compagno d’attacco di Cassano, «habla», parla, ed esibisce un fluente spagnolo, frutto dei suoi anni a Villarreal. Prova a dribblare i discorsi di mercato, ma sul mercato è uno degli uomini del giorno. Aurelio De Laurentiis gli ha telefonato perché vuole portarlo a Napoli. «Le sue parole mi fanno molto piacere», concede Rossi. Che però non si fida più delle chiacchiere: «Lo so, mi volevano il Barcellona, la Juve e chissà quali altre squadre, ma sono rimasto al Villarreal. Ormai, ormai, ormai (ripetuto davvero tre volte, ndr)». Un consiglio alla Roma: «Io Nilmar (brasiliano suo compagno in Spagna, ndr) lo prenderei. Attaccante fortissimo, ottima persona». Si vira sulla sfida di stasera: «Affronterò degli amici. Siamo motivati. Ringrazio Prandelli per le belle parole che ha speso su di me, cercherò di ricambiare. Sono migliorato, mi sento più sicuro».
Avvertenza In Spagna «fenomeno» è l’equivalente del nostro «mitico». Lo si dice all’amico che si incontra per strada, al collega d’ufficio che si vuole prendere in giro. «Ehi, fenomeno, que pasa? Come va?». E se nelle belle parole di Casillas ci fosse un pizzico d’ironia?
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Post Originale:
RASSEGNA STAMPA/ Milan: Cassano Casillas: «Un fenomeno» Prandelli non è d’accordo