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Quando batti i campioni del mondo, il rischio è sentirti campione del mondo. Cesare Prandelli lo sa. Infatti, se gli butti lì per scherzo: «Ma allora siete forti sul serio…», il c.t. ruggisce: «Piantala lì… Noi non siamo nulla. Stiamo lavorando». Sì, ma lavorando bene e, come ha dimostrato l’incrocio con la Spagna, in un anno abbiamo già costruito molto. Il buffo che è la parte più malferma sono le fondamente difensive, storicamente la nostra sicurezza. Il guaio è che i Nesta e i Cannavaro non nascono ad ogni generazione. «Quando non puoi contare su grandi individualità difensive, devi supplire con la perfetta organizzazione del reparto. Ma non è qui che dobbiamo crescere di più. E’ nella mentalità. Nel secondo tempo, quando la Spagna ha spinto, ci sono tornate vecchie paure e antichi vizi: badare solo a contenere. Non ripartivamo più, dobbiamo farlo sempre. Preferisco perdere per un gol in contropiede della Spagna che pareggiare chiusi in area. Forse c’entra anche la condizione di agosto. Ma la mentalità è tutto».
Destino Rossi La mentalità giusta è stata trapiantata a centrocampo, con una mediana di palleggiatori e nessun incontrista puro. Un reparto di cui Riccardo Montolivo sta diventando anima e padrone. Accusato negli anni di scarsa continuità, il viola ha messo in fila una serie di partite impeccabili in azzurro che segnalano la maturazione in corso. Il primo gol in Nazionale è il puntino sulla i. Di questa mediana creativa raccoglie i frutti un attacco che al momento è di taglia small: Beppe Rossi e Antonio Cassano, incensati anche dal c.t. spagnolo Del Bosque.
Forza Antonio «Peccato non vedere Rossi in Italia – sospira Prandelli -. Lo meriterebbe lui e lo meriterebbero i tifosi italiani. Strano destino, il suo. Giocasse in una grande di A, tutti lo guarderebbero con occhi diversi». Destino ancora più strano quello di Cassano: quarta punta nel Milan (Allegri dixit) e titolare-leader in Nazionale. «Non credo sia una questione di titolare o riserva. L’importante è che Antonio riesca a mantenere la condizione giocando un buon numero di partite. Restare o meno al Milan è una decisione sua. Ma se resta, orgoglioso com’è, stimolato dal confronto con tanti campioni, sono sicuro che darà il massimo per giocare. Non mi meraviglierei certo se diventasse titolare». Tra un paio di mesi: Ibra-Cassano titolari e Pato in panca con Robinho. Non si meraviglierebbe? «Assolutamente no. Neppure Antonio conosce quanto grandi siano le sue potenzialità».
Auguri Mario Rossi-Cassano il presente. Rossi-Balotelli, a naso, il futuro. Perché non provarli insieme? «Ci ho pensato. Poi ho preferito vedere insieme coppie con caratteristiche simili per studiare le reazioni della squadra. E infatti ho capito subito che per sostenere due attaccanti come Pazzini e Balotelli devo cambiare qualcosa in mezzo, perché cambiano gli equilibri. Ma non mancherà l’occasione per vedere insieme la coppia Balotelli e Rossi, potenzialmente devastante. Una combinazione di velocità, tecnica e potenza che pochi hanno». Oggi Mario compie 21 anni: un augurio? «Tanta serenità interiore. Per il resto ha tutto».
Spirito Bari Un augurio al nostro calcio malato? «Lo spirito di Bari. Quando è partito l’inno spagnolo, qualcuno ha fischiato, tutto lo stadio ha applaudito coprendo i fischi. I giocatori spagnoli ci hanno fatto i complimenti: mi auguro sia il clima della prossima stagione e che il buon senso della maggioranza sconfigga la prevaricazione di pochi, per un clima sereno». Anche a Firenze. Sentito Della Valle? «No. Quel che avevo da dire l’ho detto. Non è cambiato nulla». Qualcosa da dire sulla minaccia di sciopero? «Credo ci sia la possibilità di un accordo, basta il buon senso. Le parti non sono distanti anni luce. E mi fermo qui, prima che arrivino delle risposte…». Tipo quelle del presidente federale Giancarlo Abete sulla responsabilità oggettiva.
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CALCIOMERCATO/Milan:Prandelli su Cassano