Adrenalina Milan

I rossoneri iniziano nel migliore dei modi il campionato battendo la Lazio con un netto 3-1; non si è visto un Milan bello e spettacolare, ma concreto e battagliero e i tifosi hanno gradito questo spirito combattivo e la voglia di vincere.

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

“Vi vogliamo così” ha cantato la Curva Sud nel finale di partita, interpretando nel migliore dei modi il pensiero di tutto lo stadio e dell’intero popolo rossonero, felice e soddisfatto per aver visto una squadra che, prima ancora di giocare bene e dare spettacolo, pensa a lottare su ogni pallone, sorprendere in velocità l’avversario, puntare dritto verso la porta e vincere le partite. C’è già la mano di Pippo Inzaghi su questa squadra, c’è la sua scarica di adrenalina, quella che trasmetteva ai compagni anche quando giocava e che ora spinge i suoi ragazzi a dare il meglio di se stessi, a metterci il massimo impegno, a giocare uniti e compatti, da vera squadra, perchè è così che si vincono le partite e si raggiungono i traguardi. Chi meglio di Inzaghi sa come si va oltre i propri limiti, facendo meglio di chi è più forte di te ma non ha la stessa grinta, la stessa voglia, la stessa feroce determinazione in campo e anche fuori dal campo, con professionalità, voglia di fare vita da atleta e di fare di tutto per regalarsi e regalare soddisfazioni; Pippo è stato uno dei più forti e prolifici centravanti della storia del calcio pur non avendo doti tecniche eccelse come altri attaccanti e ora che ha intrapreso la carriera da allenatore vuole che la sua squadra giochi e si comporti come avrebbe fatto lui e a giudicare dalla prima esibizione ufficiale siamo davvero sulla buona strada. La Lazio ha giocato meglio in alcuni frangenti, ha mantenuto maggiormente il possesso palla, ma il Milan ha segnato e vinto, colpendo con ripartenze fulminee e azioni in velocità. Inoltre si è vista una squadra che non si vergogna a difendersi a cinque se ciò serve a proteggere un risultato prezioso in un finale di partita sofferto per colpa di un calo fisico, o che non disdegna di sbarrare la strada agli avversari con ben sei giocatori in linea davanti ai quattro di difesa, chiudendo ogni spazio e mostrando ordine e compattezza, doti che raramente si erano viste nella scorsa stagione. Inzaghi ha guidato i suoi da bordo campo quasi fosse ancora un giocatore, ancora e sempre sul filo del fuorigioco, visto che rimaneva costantemente un passo oltre la linea dell’area tecnica, facendo anche da raccattapalle se necessario, incitando e motivando i suoi ragazzi e schizzando in campo per esultare dopo il secondo gol come se fosse ancora in maglietta e pantaloncini. E’ lui il vero protagonista di questa prima vittoria in campionato, più ancora dei goleador Honda, Muntari e Menez, più del portiere Diego Lopez che ha parato un rigore nel finale, più del migliore in campo El Shaarawy, perchè tutto ciò che di buono si è visto sul rettangolo di gioco lo si deve alle sue idee e alle sue convinzioni e questa è la migliore garanzia per il futuro. In fondo ha avuto ragione lui: gli avversari batteranno il Milan solo se saranno più forti e non certo se avranno più voglia; la Lazio è stata almeno pari al Milan sul piano del gioco, magari si è fatta addirittura preferire, ma i rossoneri hanno avuto più voglia, più fame, più determinazione e per questo il risultato dice Milan 3, Lazio 1.

Curioso il fatto che alla prima ufficiale da allenatore, un vero numero nove come Inzaghi presenti una formazione con il “falso nueve”, ovvero Menez al centro dell’attacco con El Shaarawy e Honda ai suoi lati, ma bisogna fare di necessità virtù, perchè Pazzini è indisponibile e Torres è arrivato solo da poche ore; il trio di centrocampo è composto da De Jong, Muntari e Poli, mentre in difesa le riflessioni di una delle tante notti insonni passate a preparare la partita (perchè il maniacale Pippo ha confessato di dormire molto meno di quando faceva il giocatore) hanno convinto il mister rossonero a spostare Bonera a sinistra al posto del più offensivo Armero, schierando Zapata e Alex centrali con Abate a destra. Inutile dire che è Inzaghi il più invocato al momento dell’entrata in campo della squadra per il riscaldamento, nonostante non sia fra gli undici titolari per evidenti motivi; i cori “Pippo Inzaghi segna per noi” e “Pippo gol” salgono alti nel cielo sopra San Siro anche se lui non può più segnare gol ma solo guidare dalla panchina la sua squadra. Il popolo rossonero si aspetta molto da lui, sa che lui non vuole deludere i suoi tifosi, che darà tutto per riportare in alto il Milan e che per questo chiederà il massimo impegno ai giocatori.

L’avvio di partita fa subito capire che la strada intrapresa è quella giusta: la Lazio gioca meglio, il Milan colpisce con una ripartenza fulminea e si porta in vantaggio; dopo le estenuanti azioni con mille noiosi passaggi orizzontali della scorsa stagione, ecco l’apoteosi della verticalizzazione: tre passaggi e via, con Bonera che lancia lungo, El Shaarawy che scatta sulla fascia sinistra, fulmina in velocità gli avversari e mette al centro un delizioso traversone d’esterno che Honda tramuta in gol con qualche brivido, ovvero sparando su Berisha che non riesce a trattenere. Pochi minuti e il Milan è già in vantaggio, la paura di altre figuracce come nella scorsa stagione comincia subito a dissolversi, i tifosi sugli spalti prendono coraggio, la Curva Sud incita la squadra e i ragazzi in campo lottano con umiltà e impegno per difendere il prezioso vantaggio, con Inzaghi che fa il doppio direttore d’orchestra, ovvero guidando i giocatori e chiamando con ampi gesti l’incitamento del suo pubblico, della sua curva, di quel San Siro che vorrebbe presto rivedere gremito e ribollente d’entusiasmo. Il Milan protegge il vantaggio fino all’intervallo, perchè la Lazio gioca di più ma punge poco e in fondo sono più i rossoneri ad andare vicini al raddoppio che i biancocelesti al pareggio, anche se poi Berisha non deve compiere parate particolari.

Stesso copione nella ripresa, quando la Lazio parte meglio ma è il Milan a colpire, con un’altra fiammata sulla fascia con traversone basso al centro per Muntari che si trasforma in…Inzaghi e in scivolata mette dentro il gol del raddoppio, scatenando la gioia del suo allenatore che ha visto mettere in pratica le sue idee e per questo schizza in campo ad abbracciare e ringraziare i suoi ragazzi; nulla a che vedere con i compassati applausi del suo predecessore ed ex compagno Seedorf ed è proprio la diversa carica trasmessa ai giocatori che per il momento fa la differenza e permette di vedere una squadra più motivata e convinta anche se per il momento non bella. Arriva anche il terzo gol, con Menez che si procura e trasforma un rigore e sugli spalti ci si stropiccia gli occhi davanti a tanta meraviglia, pensando che sia solo un sogno dopo un’estate di risultati pessimi e di tanta rabbia per i mancati acquisti. E’ un Milan che piace perchè lotta e ci mette il cuore, dando tutto in campo al punto di rimanere un pò a corto di energie nel finale; dopo un’oretta, infatti, il calo fisico è evidente, Inzaghi prova a immettere forze fresche sostituendo curiosamente i tre marcatori (dentro Essien, Armero e Niang), ma la Lazio prende il sopravvento, riduce lo svantaggio con la sfortunata deviazione di Alex che mette alle spalle di Diego Lopez nel tentativo di anticipare un avversario, permette allo stesso Lopez di mettersi in mostra con una bella parata sul primo palo e prova a tornare in partita fino all’ultimo, quando si conquista un rigore che, però, Candreva si fa parare da un reattivo Diego Lopez, che vola fino al palo alla sua destra a deviare la conclusione angolata dell’avversario, meritandosi l’ovazione di San Siro.

Ci sono applausi per tutti, però, perchè tutti ci hanno messo impegno e voglia: elogi particolari per uno strepitoso El Shaarawy, che ha fatto tanto male alla difesa della Lazio con le sue ripartenze fulminee e le sue volate sulla sinistra; buone le prestazioni dei vari Honda, Menez, De Jong, Poli e Muntari; Bonera è partito male ma poi si è progressivamente riscattato, anche perchè doveva prendere le misure con un ruolo quasi mai ricoperto, Alex è stato prezioso soprattutto sulle palle alte e in occasione dell’autorete è stato solamente sfortunato e non colpevole, Abate ha spinto con continuità come vuole Inzaghi e Diego Lopez ha mostrato le sue doti. Buona la prima, come prestazioni dei singoli ma anche e soprattutto come collettivo e alla fine i giocatori corrono sotto la curva mano nella mano per prendersi i meritati applausi e festeggiare il ritrovato feeling con i propri tifosi, che volevano vedere una squadra che giocasse con impegno, voglia e umiltà, provando ad andare oltre i propri limiti e sono stati accontentati. C’è ancora molto da lavorare, non bisogna illudersi che tutti i problemi siano spariti come d’incanto, ma l’inizio è davvero confortante e questo Milan adrenalinico e combattivo costruito da Inzaghi comincia a piacerci davvero tanto!

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