… Adesso è caso Inzaghi

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© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Lo splendido Milan di sabato sera ha convinto tutti, ha vinto, giocato bene ed incantato la platea con le magie del trio in scarpette gialle che “bazzicava” l’aria di rigore avversaria. Volti sorridenti a San Siro sabato sera, dai dirigenti agli uomini in campo, volti sorridenti anche a Milanello dopo la prima vera vittoria stagionale, tutti contenti meno uno: Pippo Inzaghi.
Il bomber piacentino è la nota dolente di questo secondo inizio di stagione, la ripartenza dopo la sosta, infatti, ha regalato il solito Milan, privato però della solita faccia da gol dell’eroe di Atene. Inzaghi non è stato convocato contro il Palermo. Si è vociferato di un problema d’influenza che l’ha colpito a pochi giorni dalla partita, ma Super Pippo ha giocato in condizioni decisamente peggiori. Allegri nel post gara ha parlato di scelte fatte per il bene della squadra, semplicemente una scelta tecnica quindi, nulla più che una decisione cosciente di un tecnico che non sembra stravedere per il numero 9 rossonero.
Allegri ha scelto, ha deciso di confermare quel trio delle meraviglie in avanti, di dare spazio alla voglia di calcio del giovanissimo El Shaarawy, ma chi può dargli torto: Robinho e Cassano sono andati in gol, Ibrahimovic è l’unico vero insostituibile, capace di illuminare la partita anche giocando da seduto al limite dell’area di rigore, il Faraone ha l’argento vivo addosso e necessita di spazio per crescere e prendere confidenza con l’erba non sempre verde di San Siro.
Quello che ha stupito un po’ tutti, però, è stato vedere accomodarsi in panchina due giovani della Primavera prestati alla prima squadra. Al fianco di Allegri, infatti, si potevano scorgere i volti acerbi e forse un po’ timorosi di Valoti e Carmona, due ottimi elementi, con un ruolo diverso da Inzaghi, ma che difficilmente il tecnico toscano avrebbe messo in campo, come accaduto poi nei fatti.
Unica punta di riserva era El Shaarawy, giocatore di qualità, capace di ricoprire più ruoli, ma sicuramente non un attaccante di peso, non un uomo da inserire nel caso in cui la partita non si sblocchi, o almeno non una sicurezza sotto rete paragonabile a quella di Super Pippo. Per questo sorgono dei dubbi, perché se l’esclusione dalla lista Champions era più che giustificata, questa poca considerazione anche in campionato appare piuttosto strana.
Il bomber, osannato dalla tifoseria e spesso invocato, sembra essere fuori dagli schemi del mister toscano, sembra essere l’ultima delle opzioni, quasi non garantisse ancora affidabilità. Contro la Juve, quando il Milan soffriva e non riusciva ad essere incisivo in avanti, Inzaghi ha guardato la partita dalla panchina, sconsolato e sicuro di non calcare l’erba dello Juventus Stadium, mentre in campo veniva catapultato un confuso ed impalpabile Emanuelson. Per lui solo qualche spezzone di partita, mai titolare, anche quando gli attaccanti erano merce rara a Milanello, ed Allegri doveva scervellarsi per trovare una coppia “offensiva”.
C’è chi invoca rispetto nei confronti della storia di questo giocatore, chi si rifà ai suoi precedenti ed alla riconoscenza che gli sarebbe dovuta. Filippo Inzaghi probabilmente vorrebbe solo fiducia nei suoi mezzi attuali, lui che vive di un momento, che vive il presente danzando sulla linea del fuorigioco. E’ un calciatore, è un bomber, non si guarda indietro, guarda avanti, verso la porta, verso l’obiettivo attendendo un assist, lo aspetta da Allegri, che fu grande fantasista, ma che al momento sembra ignorare il movimento in profondità del piacentino, preferendo altre opzioni tattiche.  
Il caso è aperto, ed è di quelli scottanti. Filippo Inzaghi sembra essere ai margini della rosa rossonera, relegato in fondo alle scelte, sopravanzato nelle gerarchie da tutte le punte a disposizione ed a tratti anche da alcuni Primavera, a quanto  pare. Sin dalla diramazione della lista Uefa c’è chi sostiene che a gennaio andrà via, ma lui non parla, non si esprime, lavora come al solito, con il suo record in testa, ed aspetta il suo momento, che sia sul campo o sulle cronache di mercato non è dato saperlo.

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