Sacchi: "Siamo un popolo antico, il nostro calcio deve cambiare"

Milan news

05.11.2011 16:20 di Antonio Vitiello   articolo letto 218 volte

© foto di DANIELE MASCOLO/PHOTOVIEWS

“Siamo un popolo antico, a cui piace l’antichità. Il calcio, per rimanere uno sport d’elite, deve aggiornarsi, altrimenti gli altri paesi prenderanno il largo, come stanno già facendo”. È l’avvertimento di Arrigo Sacchi, coordinatore tecnico delle nazionali giovanili: “In Europa il football è considerato uno sport di squadra – spiega l’ex ct a Radio Manà Sport 24, all’interno della trasmissione “Campionato Primavera” – in Italia lo si intende come uno sport individuale. Gli altri pensano più a curare la fase offensiva, noi solo a quella difensiva. Se una squadra non fa gol non si dice: “Beh, allora dobbiamo giocare meglio”. No, si preferisce andare a prendere un altro attaccante. Se si subiscono troppi gol si va a comprare un difensore, invece che migliorare l’organizzazione della squadra. Questo malcostume – continua – riguarda soprattutto i campionati professionistici, ma, ahimè, coinvolge anche quelli giovanili, dove i dirigenti chiedono: “Abbiamo vinto?”, invece che informarsi su come si è giocato”. L’allenatore di Fusignano invoca l’aiuto delle istituzioni calcistiche per risollevare un movimento (quello del pallone) in crisi da anni: “Chiedo l’intervento della Federazione e del Settore Tecnico, che già si stanno muovendo con alcune iniziative. Così rischiamo che il calcio diventi un affare per le altre nazioni europee: Spagna, Germania, ma non solo. D’altronde, ci affidiamo ai calciatori più vecchi, piuttosto che lanciare i ragazzi. Non solo, puntiamo sempre a vincere con furbizia, in qualsiasi modo, anche arrangiandosi, senza pensare a costruire nulla. Il nostro è un ambiente controverso, violento, come possiamo pensare di evolverci?”, conclude Sacchi.

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