Il caso Tevez: un caso Suazo alla rovescia. Gila, Borriello, Matri, quelli del Milan…De Rossi e il segno dei tempi…

Milan news

Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

07.01.2012 00:00 di Mauro Suma   articolo letto 75 volte

Dunque non è pù una sorta di reato trattare Carlitos Tevez. Adesso che arrivano i nostri, l’operazione è stata eticamente sdoganata. Con buona pace però di qualche buontempone, magari gli stessi che a Ferragosto avevano fatto fuori Cassano dal Milan, per i quali il mondo ideale è Pato al Psg, Tevez all’Inter e Maxi Lopez al Milan, il Club rossonero resta in vantaggio. Ed è già un bel risultato, visto che con tutto quel reticolo che va da Moratti a Mancini per finire agli argentini, il Milan gioca chiaramente fuori casa sul piano ambientale. Ma il vantaggio c’è e non lo possono negare nemmeno i taccuini ammiccanti per i quali è legge solo ciò che trapela dagli ambienti nerazzurri. Il vantaggio, esattamente come accadde nell’estate 2007 a favore dell’Inter sul fronte dell’honduregno David Suazo, il Milan ha un accordo con il giocatore che l’Inter non ha. E il giocatore in questione è Carlitos Tevez, un uomo che ha una sola parola e che ha già fatto la sua scelta. Tutt’altro che en passant come direbbero dalle parti del PSG: i dirigenti parigini infatti hanno già fatto i conti il 10 Dicembre ultimo scorso con la reale volontà dell’Apache argentino.
In ogni caso, comunque vada a finire l’intreccio, quel giovedì 5 Gennaio 2012, con il volo della speranza e con l’incontro della vita, è stato divertente. Carlitos Tevez, infatti, è improvvisamente dimagrito ed è miracolosamente migliorato sul piano dell’aplomb e dell’educazione. Quel giocatore che, per i tifosi che scrivono e che parlano, nei giorni in cui sembrava esserci solo il Milan al comando nell’operazione, era grasso e turbolento, si è clamorosamente trasformato: magro, solo un po’ burbero ma tutto sommato forte caratterialmente, pronto subito per il campo, protagonista di un grande derby di mercato. E soprattutto durante il Milano-Londra della speranza, non si sono più uditi gli appelli strappalacrime riservati al Milan. Gli appelli politicamente corretti a non prenderlo con la crisi economica che c’è, non sono stati ripetuti. Non era il caso. Se lo prende il Milan di Berlusconi fermi tutti, c’è la crisi, troppi caratteracci a Milanello. Se vola su Tevez una squadra politicamente più corretta invece non solo sparisce il vincolo del “fainancial” fair play ma, a pensarci bene, un Tevez in più farebbe bene alla Serie A, al movimento calcistico italiano, a tutto l’indotto.

E’ stato un giorno divertente il 5 Gennaio, molto divertente.

Nel Milan 2006-2007 vincitore della Coppa dei Campioni ad Atene il reparto delle punte era composto da: Ronaldo, Gilardino, Inzaghi, Ricardo Oliveira e Borriello. Ai margini di questo gruppetto, già folto, c’era il giovanissimo Alessandro Matri di proprietà del Milan ma in prestito al Rimini. E’ curioso che quattro-cinque anni dopo le tre riserve 2007 di Ronaldo in Campionato e di Inzaghi in Champions siano i protagonisti assoluti del mercato di Gennaio 2012. Il Gila, che non è riuscito a strutturarsi caratterialmente dopo quella strepitosa stagione nel Parma 2003-2004, ha ritenuto di lasciare un progetto economicamente e strategicamente in involuzione come quello di Firenze. La squadra viola ristagna, il mercato langue, i tifosi sono esasperati. Sotto la Curva Nord di Marassi, Alberto può ritrovare carica e stimoli. Magari ne sentirà la mancanza in trasferta, ma non si può spaccare il capello in quattro. Marco Borriello lascia Roma e cerca riparo dalle parti di Antonio Conte. Con Andrea Pirlo a lanciarlo, Marco cercherà più l’area che le fasce. Solo due “ma”: Marco non trova proprio pace. Nel 2008 lascia il Milan e fa il salto di qualità a Genova centrando la qualificazione all’Europeo, nel 2009 torna al Milan ma prima si infortuna e poi fa 14 gol nella stagione successiva che servono solo ad un terzo posto, nel 2010 lascia Milano convinto di aver trovato la squadra della carriera con l’annamo a vince di De Rossi, oggi si libera della delusione per le panchine inflittegli da Luis Enrique e approccia il caratterino del suo nuovo allenatore sotto quella nebbia di Vinovo che forse non si addice del tutto al suo carattere caliente e solare. L’altro “ma” è proprio Matri. Alessandro, un po’ più giovane, è della stessa estrazione e appartiene alla stessa fascia di rendimento di Marco. Sono entrambi due ottimi attaccanti di corsa e di colpi da 15 gol a stagione. Perché accoppiarli e innervosirli? Perché Matri ha sbagliato due-tre partite a Dicembre? Attento Marco…

La posta in palio su Daniele De Rossi non è solo un prolungamento di contratto. Sarebbe troppo banale e il calcio, una metafora della vita, merita che non si sottovaluti nulla. De Rossi sempre saldo in giallorosso è né più né meno che il simbolo della permanenza della Capitale al top del calcio italiano. Senza De Rossi, con una proprietà senza radici giallorosse e dai contorni economici non ancora definiti, con una dirigenza che si priva di Borriello ai primi giorni di Gennaio e che rimane spiazzata dall’infortunio di Osvaldo, la prospettiva sarebbe il declino. Quello serio, quello vero. Peccato, proprio ora che la Roma era riuscita non solo a convincere ma anche a vincere, vedi Bologna e vedi soprattutto Napoli. Fa un po’ malinconia la Roma. Un anno e mezzo fa la squadra giallorossa, alla fine del primo tempo dell’ultima giornata di Serie A, era campione d’Italia. Oggi galleggia, naviga a vista fra compratori incerti e bandiere in balia degli eventi. Il calcio italiano ha bisogno di Roma e della Roma, esattamente come nella scorsa stagione aveva bisogno della Juventus. E con un De Rossi impacchettato degli sceicchi, Roma e la Roma non sarebbero più la stessa cosa. Di cessioni in questi anni da Chivu a Mancini, da Aquilani a Vucinic, ce ne sono state tante, ma De Rossi sarebbe un segno dei tempi, non un semplice trasferimento di mercato. Tutti i tifosi italiani, perché si può essere italiani cogliendo anche il senso di svolta di una prestigiosa squadra avversaria, devono tifare per la permanenza di un grande azzurro in maglia giallorossa.

Altre notizie – L’editoriale

Altre notizie

Dunque non è pù una sorta di reato trattare Carlitos Tevez. Adesso che arrivano i nostri, l’operazione è stata eticamente sdoganata. Con buona pace però di qualche buontempone, magari gli stessi che a Ferragosto avevano fatto fuori Cassano dal M…

Mentre l’affare Tevez dilaga sui media di tutto il globo, in attesa della risposta del City all’offerta scoccata dalla mente fantasiosa di Adriano Galliani,il Milan è rientrato dal ritiro di Dubai rinfrancato dal caldo sole degli Emirati e soprattutto con la…

Cagliari-Milan 0-2

I tifosi milanisti sono divisi: c’è chi vorrebbe a tutti i costi l’approdo in maglia rossonera dell’Apache Carlitos Te…

Il Pagellone del 2011: Abbiati 6:   Un anno che ricorderà a lungo, come quello del “suo” secondo Scudett…

Dopo la giornata di scarico di ieri, la Primavera di Aldo Dolcetti tornerà in campo per sostenere una doppia seduta d’allena…

Il 2012 del Milan comincia sulla falsariga dell’esaltante 2011 appena concluso: una vittoria con un trofeo alzato al cielo, in mezzo …

In numerosissimi, per l’esattezza 6445, avete partecipato all’ultimo sondaggio proposto dalla nostra redazione: “Chi ha ragi…

Mi si consenta di rivolgere all’esordio di questa missiva un caloroso saluto a tutta la redazione di milannews, che svolge un lavoro …

Ecco le prime pagine dei quotidiani sportivi di oggi 7 Gennaio 2012.

Post Originale:
Il caso Tevez: un caso Suazo alla rovescia. Gila, Borriello, Matri, quelli del Milan…De Rossi e il segno dei tempi…

Recommend0 recommendationsPublished in Milan News