Passeggiando con il Lecce il Milan scappa via

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I rossoneri battono i salentini con una partenza sprint e poi rallentando e controllando la partita senza correre pericoli, ma la preziosa vittoria consente di allungare sulla Juventus che non va oltre il pareggio a Genova.

La segreta e non confessabile speranza della vigilia, ovvero quella di ampliare il vantaggio in classifica sulla Juventus, è diventata realtà ancor prima del fischio finale di De Marco a San Siro, quando è arrivata la notizia del pareggio dei bianconeri a Marassi; mancavano un paio di minuti di recupero, i rossoneri erano in vantaggio 2-0 e in quel momento la festa è diventata completa ed è scattato il coro “Salutate la capolista!”, perchè il Milan è sempre più primo, ha quattro punti di vantaggio e ora, non solo è arbitro del proprio destino, ma può anche permettersi il lusso di perdere una partita delle undici che mancano. Tutto questo al termine di un pomeriggio abbastanza tranquillo, visto che il Milan è riuscito a sbloccare la partita in fretta, ha giocato alla grande per venti minuti, ma poi ha rallentato e ha puntato più che altro a controllare la partita, chiudendola solo nella ripresa grazie alla prodezza del solito Ibrahimovic, che ha scaricato in campo tutta la rabbia accumulata a Londra, giocando bene e risultando decisivo con un gol e un assist. E’ bastato un Milan poco più che sufficiente per battere il Lecce e le firme sul successo sono quelle della “strana coppia” Ibrahimovic-Nocerino, i due migliori marcatori della squadra e se ciò è logico per Ibra non lo è per Nocerino, che segna con una regolarità da attaccante puro ed è il più bravo ad interpretare lo schema che tanto piace ad Allegri e allo stesso Ibra, ovvero l’inserimento del centrocampista letale per gli avversari. Come si sarà capito non è stata certo la migliore esibizione stagionale del Milan, ma ciò fa capire che questa squadra è forte e solida, sa vincere anche senza incantare e, soprattutto, sembra quel ciclista che, appena inizia la salita, si alza sui pedali e stacca il gruppo dando l’impressione di non fare nemmeno fatica, cosa che deprime ancor di più gli avversari: i rossoneri contro il Lecce hanno sostanzialmente passeggiato per settanta minuti dopo la partenza sprint, ma in classifica hanno fatto uno scatto, sicuramente non decisivo ma molto importante, soprattutto per i risvolti psicologici che potrà avere, sui rossoneri ma anche su chi insegue.

Allegri schiera la formazione ipotizzata alla vigilia, anche perchè l’emergenza continua e le assenze sono ancora molte: l’unico vero dubbio era, come sempre, chi schierare a sinistra in difesa e il tecnico sceglie Antonini; per il resto tutto confermato, con Bonera centrale, Muntari a centrocampo che consente ad Emanuelson di tornare trequartista (per la gioia di Ibra che non ama le tre punte), Van Bommel confermato anche perchè non ci sono impegni infrasettimanali e necessità di riposare e Robinho partner di Ibra. Lo stadio non è certo pieno e ciò dispiace, visto che la squadra è prima in classifica, ma il sostegno non manca, soprattutto, come sempre, da parte della curva, che incita tutti i giocatori a cominciare da Abbiati che è il primo ad uscire dagli spogliatoi per il riscaldamento e riceve molti applausi, in quanto eroe di Londra con quella doppia parata che ha salvato la qualificazione ed evitato una figuraccia epocale. Il momento più emozionante del pre-partita arriva dopo l’annuncio delle formazioni, quando 58 bambini della scuola calcio Milan di Coriano si schierano a centrocampo attorno ad un grosso striscione con l’immagine di Marco Simoncelli; il campione romagnolo, grande tifoso del Milan, morì giusto un girone fa, il 23 ottobre a Sepang, quando il Milan era a Lecce per la partita di andata e la società ha deciso di ricordarlo così; il pubblico applaude, la curva inneggia al suo nome e sul tabellone scorrono le immagini di Marco, che fanno ancora venire i brividi al pensiero che un ragazzo giovane e solare come lui non è più fra noi. Poi le squadre entrano in campo e, ovviamente, bisogna lasciare da parte la commozione e pensare alla partita.

Il Milan, per evitare brutte sorprese e far capire che l’approccio è giusto, scatta bene dai blocchi di partenza come un centometrista e dimostra al Lecce chi è il più forte: pressing, ritmo, velocità e i salentini vanno al tappeto dopo poco più di sei minuti, quando Nocerino si inserisce a centro area, riceve uno splendido assist di Ibrahimovic, non ci pensa su due volte e tira in porta battendo Benassi anche grazie alla deviazione di Miglionico. Fortunatamente il Milan non si ferma e continua a sciorinare sul campo calcio di grande qualità: giocate di prima, scambi rapidi, tecnica sopraffina e talento individuale; il Lecce non ci capisce nulla e rischia il tracollo, ma viene salvato dal suo portiere che devia il tiro di Emanuelson e…da Robinho che fa capire di non essere Messi con un pallonetto molle ben diverso da quelli ammirati mercoledì in Barcellona-Bayer Leverkusen. Il momento d’oro dei rossoneri si chiude con un’altra magia di Ibra, che si defila per andare a ricevere un lancio di Van Bommel, si ritrova sulla linea di fondo senza compagni da servire al centro e, allora, tenta il colpo impossibile che non gli riesce di poco, visto che il pallone prende il giro giusto ma va solo a sfiorare il secondo palo, facendo comunque scattare l’applauso di ammirazione del popolo rossonero. Venti minuti di grande Milan, ma i rossoneri si fermano qui, forse convinti che la partita sia fin troppo facile e già chiusa, perchè il dominio è totale e il Lecce sembra una facile vittima sacrificale. Il Milan rallenta e rischia, perchè si distrae, lascia spazio agli avversari e per poco Muriel non lo punisce, tirando alto a pochi passi da Abbiati. La partita cambia, il Lecce prende coraggio e alza il baricentro e il Milan lascia fare, con la sicurezza di chi è consapevole della propria forza e lascia sfogare gli altri senza curarsene troppo. Lo spavento dell’Emirates Stadium, però, è troppo fresco e qualunque affondo del Lecce, anche il più innocuo, spaventa il pubblico e preoccupa, anche perchè c’è qualche incertezza di troppo e poco filtro a centrocampo, dove Muntari non convince come nelle sue prime uscite e sembra troppo impreciso e fuori partita; il Milan si risveglia nel finale e, trascinato da Ibrahimovic e Van Bommel, cerca il raddoppio per stare più tranquillo: Robinho sfiora la traversa, Abate impegna Benassi, ma si va al riposo con il vantaggio minimo, che non può lasciare pienamente tranquilli ma che vuol dire +4 sulla Juventus, perchè da Genova non arrivano notizie e, come si suol dire, nessuna notizia, buona notizia!

Nella ripresa non c’è più nel Lecce l’ex Oddo (fischiato al momento dell’annuncio delle formazioni per aver esultato dopo il rigore realizzato nella partita di andata), ma il centrocampista Obodo e ciò dimostra che il Lecce ci crede e vuole fare lo scherzetto ai rossoneri. Bojinov ci prova con un tiro da fuori area ma Abbiati è attento; il pericolo corso sveglia un po’ la squadra e il possesso palla lasciato agli avversari convince Allegri a cambiare qualcosa: fuori l’abulico Muntari, dentro Aquilani, che non ha i novanta minuti nelle gambe ma può essere molto utile in uno spezzone di gara, come si è capito anche a Londra. Ibra continua a dispensare magie a modo suo, ovvero alternando pause in cui si estrania dal gioco a momenti in cui sembra devastante ed è proprio in uno di questi momenti che chiude la partita, avventandosi su una sponda di testa di Emanuelson e scagliando verso la porta un violentissimo tiro che si infila nel sette senza lasciare scampo a Benassi; un gol, un assist e tante altre magie pur senza dare l’impressione di strafare, questo è Ibra quando decide di essere decisivo e dovrebbe farlo anche lontano dall’Italia. Ovviamente il gol chiude la partita, che potrebbe essere addirittura blindata se Emanuelson riuscisse a superare Benassi una volta trovatosi a tu per tu con lui, ma il suo compito non è essere freddo e spietato davanti al portiere e, infatti, il duello viene vinto da Benassi che devia il suo tiro; poco male, perchè l’errore non incide sul risultato e il finale di partita è solo pura accademia, in cui Ibra cerca la doppietta personale e anche il nuovo entrato El Shaarawy (al posto di Robinho) cerca gloria, ma Benassi è bravo su entrambi e la sconfitta del Lecce rimane di proporzioni accettabili, mentre in curva si continua a sostenere la squadra, ma si dedicano cori tutt’altro che affettuosi anche ai grandi rivali nerazzurri e bianconeri, prima di festeggiare una vittoria importante, soprattutto se sommata al pareggio di Genova.

Quaranta giorni fa, il primo febbraio, il Milan era virtualmente quattro punti dietro la Juventus e, forse, dovrà ringraziare il gelo e la neve che hanno scombussolato il calendario dei bianconeri; ora, invece, i quattro punti di vantaggio sono reali e possono costituire una svolta importante; in mezzo, in questi quaranta giorni sono successe tante cose, a cominciare dalla decisiva vittoria in rimonta di Udine, proseguendo con tante vittorie nette e convincenti (Cesena, Arsenal all’andata, Palermo) e concludendo con lo scontro diretto, in cui è arrivato un solo punto ma anche la convinzione di essere più forti pur in emergenza, con un’ottima prestazione e una vittoria sfumata solo per la clamorosa svista sul gol di Muntari e ciò ha probabilmente dato la spinta decisiva per tornare nel posto che compete ai rossoneri ovvero davanti a tutti, perchè sono i più forti e semmai il rimpianto è quello di immaginare dove sarebbe ora il Milan se avesse avuto la rosa al completo per tutta la stagione e, soprattutto, negli scontri diretti. Nessuno ha la sfera di cristallo magica per poter prevedere il futuro e dire se questo è già l’allungo decisivo, ma è chiaro che questa potrebbe essere una giornata importante; il Milan ha vinto senza sforzarsi troppo, la Juve continua a stentare, a raccogliere solo pareggi e ad innervosirsi e quindi il quadro della situazione sembra roseo per i rossoneri, che hanno un calendario più semplice e fra poco riavranno una rosa un pò più al completo, visto che stanno per iniziare i rientri dall’infermeria; non dimentichiamo, infatti, che anche contro il Lecce mancavano ben undici giocatori, ma il rendimento non ne ha risentito più di tanto, a dimostrazione che la qualità della rosa, anche nelle cosiddette seconde linee è buona e consente di rimanere in corsa su tre fronti pur fra molte difficoltà. La difficile e stressante serata di Londra non ha lasciato strascichi e il Milan ha prontamante reagito, aiutato anche dal fatto che la qualificazione è arrivata comunque e contro il Lecce i rossoneri hanno dimostrato di poter vincere in scioltezza e senza apparente fatica, mentre chi insegue deve sempre giocare a mille all’ora e nemmeno così riesce ad ottenere il massimo risultato. Ovviamente guai a pensare di essere già in definitivamente in fuga, ma se il Milan riesce ad allungare in classifica pur passeggiando nella singola partita e limitandosi a vincere con una partenza sprint di venti minuti e qualche fiammata di bel gioco, vuol dire che è sulla strada giusta, quella che porta lontano, verso un traguardo chiamato scudetto.

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