E’ già una sfida decisiva.

Il Milan è a San Pietroburgo per sfidare lo Zenit e non può più permettersi di sbagliare, per non compromettere il cammino europeo, ma anche per caricarsi in vista del derby di domenica.

© foto di LINGRIA/PHOTOVIEWS

La settimana che porta al derby è sempre particolare nell’ambiente rossonero, ma in questo momento non si può certo pensare alla stracittadina di domenica sera; il Milan, infatti, è molto lontano da Milano e da San Siro, non solo con la mente, ma anche fisicamente, visto che si trova a San Pietroburgo per sfidare lo Zenit, nella seconda partita (prima trasferta) del girone di Champions League. Il torneo europeo è spietato e ti concede poche occasioni per sbagliare; il Milan si è già giocato un bonus prezioso nella sfida casalinga contro l’Anderlecht, in cui ha strappato un solo punto agli avversari teoricamente più deboli del girone, quindi deve cercare di recuperare altrove e il prima possibile quei due punti buttati malamente via; lo Zenit ha fatto anche peggio, perdendo nettamente a Malaga, quindi il curioso derby in terra russa fra due allenatori toscani diventa una sorta di ultima spiaggia per non essere costretti a rincorrere una qualificazione che diventerebbe faticosissima, se non addiruttra già compromessa, per chi dovesse uscire sconfitto dalla sfida. Insomma, è già una partita da “dentro o fuori”, ma più in generale per il Milan è un’intera settimana da “dentro o fuori”, perchè anche il derby di domenica prossima non concede margini di errore se si vuole ancora puntare a zone nobili della graduatoria e non rassegnarsi all’anonimato di metà classifica già ai primi di ottobre. Settimana delicata per Allegri, per la squadra, per tutto l’ambiente Milan, quindi bisogna sforzarsi di lasciare da parte polemiche, discussioni e ipotesi per il futuro e pensare solo ed esclusivamante al presente, una partita per volta.

Dimentichiamoci, quindi, momentaneamente del derby, al quale penseremo dopo la fine di Zenit-Milan e concentriamoci solo sulla sfida di Champions, su un campo difficile e contro una squadra ostica, anche se non mancano i problemi nemmeno per Spalletti, visto che la sua squadra sta faticando in campionato e ha perso nettamente la prima partita del girone, nonostante gli acquisti di Hulk e Witsel, che hanno aggiunto qualità alla rosa, ma hanno spaccato lo spogliatoio, creando malumori e invidie per questioni economiche. Non illudiamoci, però, che la partita sia improvvisamente diventata facile, anche perchè di facile per il Milan in questo momento non c’è proprio nulla e lo dimostrano le partite già disputate in questa stagione. La squadra di Allegri non è più superiore agli avversari, deve giocarsela contro chiunque e sudarsi qualunque successo, quindi c’è anche un grande dispendio di energie psico-fisiche, perchè non c’è praticamente mai la possibilità di rifiatare o rilassarsi. A Parma si sono visti importanti progressi dal punto di vista del gioco, che fanno ben sperare, ma la vittoria non è arrivata lo stesso, perchè i rossoneri non hanno chiuso la partita e sono stati beffati; tutti sono rimasti dispiaciuti, perchè si poteva e si doveva vincere, cosa che avrebbe migliorato la classifica e dato entusiasmo per questa intensa e difficile settimana, ma bisogna ripartire da quei progressi ed essere consapevoli che ci vuole più cinismo, più convinzione e più cattiveria agonistica, perchè una squadra con meno qualità tecniche rispetto alla scorsa stagione deve eccellere sotto altri punti di vista se vuole ottenere risultati positivi. Allegri è sempre alla disperata ricerca di leaders che trascinino il gruppo e, per ora, ne ha trovato uno di diciannove anni, un giocatore di grandi doti tecniche che non sembra rimanere schiacciato dalle pressioni e dalle responsabilità; El Shaarawy sta facendo ciò che fino a pochi mesi fa faceva Ibra, cioè sta salvando la squadra a suon di gol, in attesa che qualcun altro gli dia una mano e lo aiuti, perchè è impensabile che un giocatore della sua età  possa prendersi la squadra sulle spalle per un’intera stagione. In fiduciosa attesa dei vari Nocerino, Boateng, Pazzini, Montolivo, De Jong (tutti nazionali o, comunque, ottimi giocatori con esperienza internazionale e personalità) per ora è un Milan “faraonico” e se proprio dobbiamo trovare un altro elemento che non ha praticamente mai deluso, a sorpresa dobbiamo parlare di un altro giovanissimo, ovvero De Sciglio, che ha dimostrato doti tecniche e personalità, disimpegnandosi egregiamente sia da terzino destro che da terzino sinistro. Largo ai giovani, quindi e questo è un aspetto positivo che dimostra che il progetto “Milan anno zero” può funzionare, a patto di avere pazienza ed essere disposti ad accettare risultati mediocri in questa prima stagione di rifondazione (in fondo anche il Barcellona stellare è nato così…), ma è chiaro che anche in questa fase i risultati sono importanti per dare fiducia e autostima al gruppo e per far capire che si è sulla strada giusta e non eternamente nell’occhio del ciclone.

In Europa, però, serve anche tanta esperienza, cosa che in questo momento manca un po’ ad un gruppo profondamente rinnovato e ringiovanito: non ci sono più i senatori della vecchia guardia, che appena sentivano le note della musichetta della Champions moltiplicavano entusiasmo ed energie per ottenere grandi risultati e tocca ai pochi superstiti (Ambrosini, Abbiati, ma anche Bonera) tramandare le straordinarie doti del Milan che fu, una squadra che in Europa si esaltava e faceva paura agli avversari. Vorremmo tanto esaltarci tutti seguendo le vicende di questo Milan, ma per il momento c’è tanto da soffrire e poco da esultare; questa è una settimana davvero importante, che sicuramente darà una svolta alla stagione, ma bisogna solo capire se in positivo o in negativo: le partite contro Zenit e Inter avranno inevitabilmente un forte impatto sul destino del Milan e, forse, anche su quello di Allegri, che ancora una volta si trova ad affrontare uno dei tanti allenatori che sono stati considerati vicini a “rubargli” la panchina, una panchina che ultimamente scotta ma che il tecnico livornese non vuole abbandonare, perchè giustamente rivendica la bontà del suo lavoro nelle scorse stagioni, in cui ha conquistato più punti di tutti in campionato. Questa, però, è una stagione profondamente diversa dalle altre e i motivi li sapete tutti benissimo senza che li ripeta in questa sede e in queste condizioni anche l’allenatore deve dare qualcosa in più e far vedere la sua mano su una squadra che per il momento non ha un’identità precisa: Allegri scelga il modulo che secondo lui è in grado di far rendere meglio la squadra, scelga gli interpreti migliori per tale modulo e costruisca una formazione con una base più o meno fissa, una spina dorsale che sostenga tutta la struttura. San Pietroburgo rappresenta già una tappa decisiva per la Champions League rossonera e per un’intera stagione e serve la partita della svolta, quella che faccia scattare la scintilla e trasformi una buona squadra, perchè questa è una buona squadra, in un gruppo vincente e ciò può avvenire solo con le vittorie e non con timidi progressi nel gioco mai suffragati da successi convincenti. 

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