Classifica choc, futuro incerto: i tifosi sono pazienti, ma chiedono un progetto

09.10.2012 20:00 di Matteo Calcagni

© foto di LINGRIA/PHOTOVIEWS

Se in questo momento il tifoso milanista osserva la classifica, prova un gaudio equivalente a quello di un graffio d’unghie sulla lavagna. Sette punti in sette giornate: +2 dalla zona retrocessione, -4 dalla zona Europa League, – 8 dalla qualificazione ai preliminari di Champions, -12 dalla qualificazione ai gironi. Il gioco è migliorato, e questo fa ben sperare per un prosieguo meno plumbeo, ma le chances per una riscossa restano comunque piuttosto basse: fra le squadre in lizza per l’Europa la percentuale di vittorie è altissima e, tra le “pretendenti”, solo la Roma ha avuto un cammino altalenante con 3 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte. Girarsi dall’altra parte, evitando di guardare la graduatoria rossonera, può essere un esercizio salutare, ma non cancella la realtà dei fatti. Il Milan può crescere (lo sta già facendo) a livello corale, ma a questo punto (a meno di imprevedibili filotti), auspicarsi qualcosa in più di un piazzamento Europa League appare quantomeno utopistico. E pensare che, a fine mercato, si era parlato di una squadra pronta a lottare per il titolo: questo obiettivo, dopo un mese e mezzo scarso, va già rivisto. Difficile superare con uno schiocco di dita il tornado che ha investito la squadra in estate: i valori dei singoli non sono inferiori ad altre compagini con punteggi ben più elevati, ma un’opera di rinnovamento (per di più effettuata in tempi brevissimi) porta agli effetti collaterali a cui stiamo assistendo. La maggioranza dei tifosi, pur faticando ad inghiottire il boccone, si è arresa all’evidenza: la situazione finanziaria pesa e, almeno per questa stagione, bisogna rassegnarsi alle cosidette “vacche magre”. Quello che più preme ai sostenitori rossoneri, più che il prossimo risultato sportivo, è l’istituzione di un progetto tecnico duraturo e sensato: puntare sui propri giovani senza cederli (come è accaduto con Astori e Merkel), concentrarsi più sulla qualità che la quantità del gruppo, sfruttare al meglio e al massimo le risorse a disposizione. L’abbattimento del monte ingaggi permetterà una maggior libertà sul mercato rispetto alle ultime due stagioni, ma tutto ciò rischierà di fare i conti con la mancanza degli introiti della Champions League. Per evitare un ulteriore ridimensionamento è inevitabile uno sviluppo a livello progettuale, mantenendo il proprio scheletro e facendo crescere (senza prestarli o venderli) i propri gioiellini: solo così si potrà tornare grandi (ma economicamente virtuosi) ed evitare il ripetersi di esodi di massa.

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