Ragionare sul modulo, programmare il futuro (e il mercato) senza controrivoluzioni

11.10.2012 08:00 di Matteo Calcagni

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Osservando i nomi della rosa milanista, è impossibile non notare che la squadra sia stata costruita sulla base del 4-3-1-2 allegriano: tante seconde punte, tantissime mezz’ali e pochi esterni puri. Il nuovo dogma, quel 4-2-3-1 che ha rialzato parzialmente i rossoneri, sfrutta meglio le caratteristiche dei giocatori chiave, ma ha pochi ricambi a livello generale: parliamo principalmente di laterali offensivi e di centrocampisti centrali “puri”. Se questo sistema verrà confermato, a prescindere da chi sarà la guida tecnica del futuro, bisognerà inserire nuovi calciatori in quei ruoli meno “trafficati”. In mediana si dovrà fare i conti col modulo, sostituendo i partenti con elementi validi ed utili alla causa: nelle ultime ore, in questo senso, è tornato di moda il nome di Strootman. L’olandese sarebbe perfetto nell’attuale schermo a due davanti alla difesa, dove avrebbe più libertà che in un semplice rombo: le sue caratteristiche differiscono parzialmente da quelle di van Bommel che, anche grazie all’esperienza, riusciva ad agire egregiamente come vertice basso. Poi c’è la questione Boateng: la stagione in corso sarà fondamentale per capire come, e in che posizione, il ghanese potrà tornare ad essere utile al Milan. A seconda dell’esito finale, e del futuro sistema di gioco, dovranno spostarsi le esigenze societarie: Prince potrebbe arretrare, allargarsi o restare nel ruolo attuale, variando quindi le priorità in sede di mercato. Un mercato che inevitabilmente andrà a toccare anche l’attacco milanista in cui, al momento, l’unico punto fermo è Stephan El Shaarawy. Molto dipenderà dall’eventuale e sperato recupero di Alexandre Pato. Se il brasiliano dovesse ritornare ai suoi massimi livelli, lasciandosi alle spalle definitivamente gli infortuni, gli scenari e le ambizioni muterebbero considerevolmente. Quest’annata, che in molti già considerano fallimentare, può comunque essere importante anche in ottica futura: si ripartirà da chi riuscirà ad offrire le giuste risposte in campo, ritrovando l’autostima e costruendo un nuovo gruppo. Il risultato sportivo probabilmente non sarà in linea con i fasti del passato (anche recente), ma per “risorgere” non è sufficiente fare e disfare il giocattolo ad ogni sessione estiva. Nessuna controrivoluzione, ma un attento ragionamento che dovrà partire già da questi mesi, solidificando il gruppo e rafforzandolo dove imporrà la necessità, modulistica e non.

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