Battere la Lazio per riscoprirsi grandi

FRA LE 7 COPPIE DIFENSIVE PROVATE, QUALE VI HA CONVINTO DI PIÙ?

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Il Milan affronta una trasferta insidiosissima sul campo di una squadra che Allegri non ha mai battuto in campionato da quando allena i rossoneri, ma in fondo è l’occasione giusta per la tanto attesa svolta.

20.10.2012 01:19 di Davide Bin  articolo letto 90 volte

© foto di Alberto Lingria/PhotoViews

Sette partite, sette punti, sette gol segnati, sette gol subiti; a scuola una media del sette sarebbe positiva, ma siccome stiamo parlando di calcio, alcuni di questi sette sono cifre negative, in particolare quelli che si riferiscono a punti conquistati e gol fatti e subiti; ciò sta a significare che l’inizio di stagione del Milan è stato negativo e bisogna invertire la tendenza al più presto, nonostante il calendario non dia certo una mano ai rossoneri, attesi da una trasferta difficile contro una squadra solida come la Lazio, che si sta comportando molto bene ed è terza in classifica. Il Milan, invece, è lontanissimo dalla vetta (12 punti) e anche dalle posizioni di rincalzo ma che garantiscono l’ingresso in Europa, dalla porta principale (Champions) o secondaria (Europa League) e questo proprio a causa di quei troppi sette di cui si diceva sopra: sette punti sono pochi dopo altrettante giornate, sette gol segnati non bastano per alimentare la classifica, soprattutto se sono arrivati solo da due giocatori (El Shaarawy e Pazzini), perchè in una grande squadra devono esserci più risorse per andare a rete; sette gol subiti sono troppi, soprattutto se arrivano quasi tutti da palle inattive, cosa che dimostra la presenza di qualche lacuna negli “schemi” difensivi. Allegri è il primo ad essere finito sul banco degli imputati e, nonostante le rassicurazioni e le conferme “di facciata”, la sua panchina è bollente e in bilico sul bordo del precipizio; tutto ciò non è giusto se si pensa alla disastrosa estate in cui la squadra campione d’Italia due stagioni fa e vice-campione (pur fra mille problemi) in quella scorsa è stata smembrata e privata della sua anima (senatori) e dei suoi top-players (Ibrahimovic e Thiago Silva), ma è chiaro che in una squadra meno competitiva, la mano dell’allenatore si vede maggiormente, perchè non si tratta più di gestire campioni, ma di costruire una formazione in grado di imporsi con il gioco e con la determinazione. Invece questo Milan spesso è molle e sfiduciato e solo nelle ultime partite si è visto un netto miglioramento sul piano del gioco e queste sono le responsabilità riconducibili all’allenatore, anche lui chiamato, come i suoi giocatori, a dare qualcosa in più per invertire la tendenza negativa. Ad inizio stagione tutti si aspettavano una squadra motivatissima e fortemente determinata a smentire chi la considerava poco competitiva e, invece, i giocatori si sono lasciati condizionare dal pessimismo e dalla sfiducia che li circondava (e li circonda tuttora); ovviamente anche la proverbiale imprevedibilità del calcio ci ha messo lo zampino, perchè il Milan non ha vinto, o ha addirittura perso, partite in cui ha meritato più dell’avversario e il derby dominato solo due settimane fa è l’esempio più emblematico, mentre ha vinto una partita come quella di San Pietroburgo in cui aveva sofferto tantissimo; ciò non toglie, però, che in quasi tutte le partite si sono visti errori grossolani in difesa e in attacco, un centrocampo che fatica a costruire gioco e calciatori che rendono molto al di sotto delle loro possibilità; pensiamo solo a Boateng e Nocerino, tralasciando volutamente i nuovi ai quali deve essere lasciato il tempo di inserirsi, cosa facile in una squadra che gira a mille, un po’ meno quando le cose non funzionano. Anche in questo caso bisogna capire e analizzare le scelte dell’allenatore, che ha costruito uno schema in cui, ad esempio, Nocerino fatica a inserirsi e a trovare la sua posizione ideale, oppure perchè a metà ottobre non ci sia ancora una coppia centrale fissa e titolare, in modo da cercare l’intesa e quella solidità difensiva che manca. Insomma l’esame di coscienza deve essere collettivo, a partire dalla società fino a tutti i giocatori, nessuno escluso, passando per lo staff tecnico, ma siccome fare i disfattisti non servirebbe a niente, bisogna cercare di reagire tutti insieme, perchè la stagione è entrata nel vivo, ma ci sono ancora tantissime partite da giocare e, quindi, c’è la possibilità di tornare in posizioni di classifica “da Milan”, anche se l’ottimismo di Robinho (che parla addirittura di scudetto) sembra francamente eccessivo e bisogna per il momento puntare ad obiettivi più modesti ma realistici. Se si vuole lanciare un vero segnale di ottimismo, ricordiamo che anche nelle due precedenti stagioni “targate Allegri” la squadra è decollata proprio dopo la sosta di ottobre e dopo partenze stentate e, quindi, attendiamo fiduciosi la partita dell’Olimpico di Roma contro la Lazio per capire se anche questa volta possiamo sperare in un’inversione di tendenza che alimenti rinnovate speranze. Non sarà facile e il Milan deve riuscire a calarsi in una realtà inedita, cioè deve giocare da squadra “sfavorita” impegni che una volta affrontava con ben altro stato d’animo, perchè in questo momento è la Lazio la squadra da alta classifica e il Milan lo sfidante teoricamente più debole che cerca su un campo proibitivo punti fondamentali per togliersi da una posizione di classifica scomoda. A proposito di posizione in classifica, Allegri ha promesso che a Natale il Milan sarà in una posizione molto migliore di quella attuale e tutti i tifosi rossoneri vogliono credergli e sperare che non si tratti solo di parole al vento ma di reali convinzioni, perchè vedere il Milan laggiù, nella parte destra della classifica, lontanissimo dalla vetta e molto più vicino alla zona retrocessione fa male al cuore, soprattutto di chi crede e ha sempre pensato fin da inizio stagione che questa squadra, pur non essendo più forte come un tempo, non sia poi proprio da buttare e meriti qualcosa di più. Intanto il Milan si presenta all’Olimpico senza Abbiati e capitan Ambrosini, quindi mancherà completamente anche quel poco che rimane della vecchia guardia dopo il profondo rinnovamento estivo; è una squadra che deve imparare a guardare avanti senza voltarsi indietro e aspettare che qualcuno dia l’esempio, la scossa e trascini gli altri; tutti devono metterci il massimo impegno, tutti devono dare il loro contributo e bisogna giocare da squadra, aiutandosi l’uno con l’altro, sostenendosi a vicenda e dimostrando di avere “attributi” e personalità prima ancora che qualità tecniche. Non ci sono, però, solo assenze (ricordiamo anche quella di Robinho), ma anche graditi ritorni, come quello di Pato, anche se prima di lasciarci andare all’ottimismo è meglio aspettare che il ragazzo giochi un po’ di partite consecutive senza infortuni, visto che troppe volte ormai abbiamo pensato che il Papero fosse definitivamente guarito e siamo rimasti delusi dopo pochissimo tempo. Speriamo che la sfortuna lo lasci finalmente in pace, perchè al Milan servono i suoi gol, le sue accelerazioni, la sua imprevedibilità e tutte quelle doti che ha mostrato finchè la salute lo ha assistito. E visto che stiamo parlando di cose positive, la Nazionale ci ha restituito un Montolivo rigenerato e in condizioni smaglianti, anche se in verità si erano visti grandi progressi anche nel derby, in cui l’ex capitano della Fiorentina era stato il migliore in campo dei rossoneri con una buona prestazione e tante conclusioni in porta che, purtroppo, non sono mai entrate in rete (una in verità sì, ma a gioco fermo per il presunto fallo di Emanuelson su Handanovic), mentre mercoledì il pallone calciato da Montolivo ha superato il portiere danese, a dimostrazione che il calcio è fatto di episodi e pochi centimetri possono fare la differenza. Il Milan ha bisogno del contributo di tutti per fare risultato contro una squadra in forma e che è un autentico tabù per Allegri in campionato (quattro partite in due stagioni, zero vittorie), ma a questo punto la svolta non è più rinviabile e deve arrivare il prima possibile, perchè le buone prestazioni fanno piacere, ma i punti in classifica ancor di più e quando si gioca bene bisogna anche portare a casa i risultati. Speriamo che la sosta sia servita per crescere ancora in condizione fisica, gioco e convinzione nei propri mezzi, anche se la delusione del derby avrà sicuramente condizionato tutto l’ambiente. Una vittoria all’Olimpico sarebbe importantissima anche per mitigare la nostalgia e quel pizzico di invidia che i tifosi rossoneri proveranno nel seguire Juventus-Napoli, scontro diretto fra capolista, ovvero una di quelle partite di cui il Milan è stato protagonista nelle scorse due stagioni; vorremmo tanto essere lassù a giocarci qualcosa di importante, invece dobbiamo ripartire dal basso e provare una rincorsa che sa tanto di missione impossibile, soprattutto se non si comincerà al più presto a correre in classifica; battere una grande di questo campionato per riscoprirsi finalmente grande, questo è ciò che il Milan deve fare se non vuole definitivamente compromettere una stagione anche se siamo solo ad ottobre.   

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