Il Diavolo scende all’inferno poi torna in purgatorio

Il Milan gioca due partite in una al Barbera: inguardabile nel primo tempo, strepitoso nella ripresa, quando rimonta da 0-2 a 2-2; decisivi i cambi di Allegri che, però, aveva sbagliato formazione e modulo all’inizio…

La domanda, alla fine di Palermo-Milan sorge spontanea: dove è stato per nove partite e mezza, anzi per dodici partite e mezza (includiamoci anche quelle di Champions) il bel Milan visto nella ripresa della partita al Barbera? E’ una domanda legittima e qualcuno dovrebbe rispondere, perchè quel Milan non avrebbe solo undici punti, ma sarebbe là davanti a lottare con le altre grandi. Intenso, veloce, grintoso, ben messo in campo, fortemente determinato a mettere sotto l’avversario che non ha potuto fare altro che rintanarsi nella propria metà campo e assistere allo show di un Milan spuntato dal nulla dopo i cambi di Allegri; peccato che a quel punto fosse stato già buttato via un tempo abbondante e il punteggio vedesse i rossoneri sotto di due reti, ma la furiosa rimonta ha permesso di pareggiare e c’è stata anche la possibilità di vincere. Un punto non è granchè e ancora una volta il Milan non riesce a vincere due partite consecutive, ma ci sono pareggi e pareggi e questo punto vale poco per la classifica ma molto per il morale e l’autostima, sperando, però, che Allegri scenda una volta per tutte dalla giostra dei moduli e si decida a sceglierne uno mandando in campo i migliori interpreti possibili. Un consiglio spassionato? Modulo e uomini della ripresa di Palermo, con la stessa grinta e voglia di travolgere tutto e tutti. Magari è questa la tanto attesa svolta, mascherata sotto un pareggio che non accontenta fino in fondo, ma ciò lo sapremo solo fra qualche partita, vedendo se davvero il Milan ha messo la testa a posto ed è tornato a fare il Milan.

Ci si aspettava una conferma della squadra vittoriosa contro il Genoa, magari con qualche cambio, invece arriva l’ennesima rivoluzione: confermata la difesa a tre, con Mexes al posto di Zapata, ma centrocampo non più a quattro bensì a cinque, con Constant e Abate laterali e un terzetto centrale composto da Montolivo, Nocerino e il ripescato Flamini; in attacco la coppia Pato e El Shaarawy, nella speranza che il Papero riesca finalmente a sbloccarsi. Il Milan cerca a Palermo la seconda vittoria consecutiva contro una delle poche squadre che ha meno punti dei rossoneri, perchè bisogna alimentare una classifica non da Milan; non è certo una partita di cartello, vista la situazione di entrambe le squadre e, infatti, il Barbera mostra molti vuoti; i tifosi rossoneri ci sono e si fanno anche sentire, ma certe trasferte a metà settimana sono davvero ardue da affrontare…

La squadra di Allegri è macchinosa in avvio, forse perchè deve abituarsi all’ennesimo modulo diverso e sperimentale inventato dal tecnico; in ogni caso la prima azione pericolosa è dei rossoneri, ma serve solo a dimostrare che Pato è ancora la controfigura del campione ammirato in passato e ora tanto atteso: il Papero riceve una palla invitante in area, ma si gira troppo lentamente e consente il recupero della difesa avversaria laddove una volta avrebbe fulminato difensori e portiere. La partita è bloccata e confusionaria, le due squadre sbagliano molto e hanno una paura figlia del momento difficile che stanno attraversando. Rari spunti accendono quà e là un primo tempo sonnacchioso, soprattutto grazie a Miccoli, autentica bestia nera dei rossoneri, che prima allarga troppo il diagonale, poi spara alto dopo un regalo di Constant soto forma di scellerato e inguardabile passaggio alla cieca verso il limite dell’area e, infine, fa venire i brividi ad Amelia con una punizione che lascia immobile il portiere ma sfiora solo il palo, facendo tirare un sospiro di sollievo ai tifosi rossoneri. Il Milan? Ben poca cosa e l’unico ispirato è sempre El Shaarawy, anche se punge meno del solito. Si vede anche Pato, che prova a costruire finalmente una buona azione, ma poi è troppo altruista e non egoista come ogni grande goleador che si rispetti e l’azione sfuma. Quando il primo tempo è agli sgoccioli e lo 0-0 sembra inevitabile e fedele specchio di una partita che stenta a decollare, arriva la sorpresa e lo shock per i tifosi rossoneri: Abate tiene ingenuamente il braccio troppo largo mentre Miccoli cerca un traversone al centro dell’area e Rizzoli punisce il suo tocco con il rigore; lo stesso Miccoli infila all’angolino basso nonostante Amelia abbia indovinato il lato giusto e il Milan va al riposo sotto di un gol.

Nell’intervallo Allegri comincia la controrivoluzione e toglie Flamini per inserire Emanuelson, che va a fare la terza punta; si torna al 3-4-3, ma serve a poco, perchè segna ancora il Palermo dopo soli due minuti, con un forte e angolato tiro dalla distanza sul quale Amelia rimane colpevolmente immobile. In pratica il Milan si rtirova sotto di due gol in soli tre o quattro minuti, che sembrano molti di più solo perchè c’è di mezzo l’intervallo e ciò dimostra che ha subito due sberloni nei momenti meno indicati, cioè a pochi secondi dal riposo e appena ritornati in campo con la voglia di pareggiare. Sembrano due pugni da K.O. per una squadra molle e poco convinta e Allegri tenta quella che sembra la carta della disperazione, togliendo Yepes e Pato, inserendo Bojan e Pazzini e disegnando il terzo schema diverso, ovvero un 4-3-3 o 4-2-3-1, insomma numeri a parte, che rischiano solo di mandarci in confusione, ordina l’avanti tutta alla ricerca della rimonta e, incredibilmente, succede il miracolo e inizia una partita completamente diversa, cioè inizia finalmente la partita del Milan. E’ Bojan che suona la carica e dà l’esempio con un tiro insidioso che impegna Ujkani, ma tutta la squadra ha un altro spirito e comprime il Palermo a ridosso della sua area, impedendogli di ripartire, salvo rari casi, con un pressing feroce. Emanuelson sfiora il gol su punizione, Garcia sfiora…l’espulsione ma Rizzoli lo grazia non punendo con la seconda sacrosanta ammonizione un fallo tattico, ma il Milan non si piange addosso e prosegue nel suo assalto, premiato finalmente, dopo tanti sforzi, dal gol di Montolivo, che con un bel rasoterra sfrutta l’assist di Bojan, che ha avuto un ottimo impatto sulla partita. Ora il Milan ci crede ancor di più e domina un Palermo sempre più spaventato e il meritato pareggio arriva grazie al gol di El Shaarawy (e chi se no?) che riprende una respinta di Ujkani, non ci pensa su due volte e di prima infila in rete il gol che lo issa temporaneamente in testa alla classifica dei marcatori. Ora l’inerzia della partita è tutta a favore dei rossoneri e siccome mancano ancora una decina di minuti e l’appetito vien mangiando, il Milan prova anche a vincere la partita e a completare una rimonta davvero clamorosa, ma affiora un po’ di stanchezza che rende un po’ meno lucidi e il Palermo riesce a resistere senza subire più reti. Alla fine è quasi più il Milan che si rammarica della mancata vittoria, piuttosto che il Palermo che era in vantaggio di due gol, ma in effetti i rossoneri hanno giocato quaranta minuti intensissimi da grande squadra e viene da chiedersi come sarebbe finita la partita se Allegri avesse osato quella formazione offensiva in avvio di partita o se i rossoneri, indipendentemente da moduli e formazioni, avessero giocato con quella feroce determinazione fin dall’inizio, invece di chiudere la stalla quando i buoi sembravano già irrimediabilmente scappati.

Un punto serve a poco, l’iniezione di fiducia molto di più e si spera che questa volta sia la spinta decisiva per tornare ad essere una buona squadra e ad ottenere risultati degni del blasone del Milan. Allegri deve schiarirsi le idee, perchè a volte sembra in stato confusionale cambiando continuamente modulo; è vero che una squadra deve saper giocare in più modi, ma così è francamente troppo e ci vuole uno schema base per non confondere ancor di più i giocatori che sono già abbastanza disorientati. Ripartiamo da quel Milan folle e offensivo, che ha messo sotto di brutto un Palermo che stava sognando il risultato di prestigio e, invece, deve rallegrarsi di non essere uscito con le ossa rotte, perchè il Milan ha fatto come celeberrimo pugile Rocky, ha preso un paio di pugni, ha rischiato di andare al tappeto, ma poi si è scatenato e ha restituito le botte che aveva preso. El Shaarawy è ormai il punto di riferimento e la stella della squadra, Bojan ha dimostrato di meritare più spazio, Montolivo cresce e ha segnato il suo primo gol con la maglia rossonera e anche altri giocatori hanno mostrato timidi segnali di crescita; ci vuole ancora molto lavoro, ma il Milan del secondo tempo può giocarsela alla pari con tutti e provare a fare una grande rimonta, non solo nella singola partita ma anche in classifica, a patto di mantenere quella straordinaria intensità e quella feroce determinazione che hanno permesso di rinchiudere il Palermo nella sua metà campo e non farlo più uscire. Si dice che ciò che non ti uccide ti rafforza e, allora, il Milan, sopravvissuto al doppio choccante svantaggio, ora si sente più forte; il Diavolo è precipitato fra le fiamme dell’inferno, ma è riuscito a salvarsi l’anima ed è tornato in purgatorio, anche se i tifosi rossoneri sognano ancora il paradiso e il Milan del secondo tempo può sicuramente alimentare i sogni di rinascita e risalita verso zone di classifica più degne della squadra più titolata del mondo.

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