Il Milan perde a San Siro contro lo Zenit, ma era già qualificato agli ottavi come secondo del girone, non poteva aspirare al primo posto, quindi è un risultato inifnluente che non provoca alcun dolore, anche se perdere non è mai bello.
Era ampiamente prevedibile, visti i precedenti ed è successo ancora: il Milan aveva una tradizione negativa nelle sfide giocate come già qualificato nel girone di Champions e ha allungato la lista nera con un’altra sconfitta, questa volta contro lo Zenit San Pietroburgo, che con questo successo riesce ad arrivare almeno in Europa League, traguardo di consolazione per chi voleva proseguire il cammino in Champions. Il Milan, invece, aveva già “rinnovato” il passaporto per l’Europa che conta due settimane fa a Bruxelles, quindi si è potuto permettere una serata tranquilla e serena, senza patemi d’animo, stress e tensione; ovviamente perdere non piace mai a nessuno e, in più, c’era l’onore, il prestigio europeo e il blasone da difendere, oltre che un milioncino di euro da guadagnare, ma a volte poter staccare la spina dopo tanti impegni è altrettanto importante e penso che nessuno farebbe cambio con lo Zenit, cioè barattando questa vittoria e l’Europa League con la qualificazione, come nessuno preferirebbe aver vinto questa partita “inutile” invece di quella ben più importante che attende i rossoneri domenica prossima a Torino contro i granata. Questa sconfitta lascerà pochissime tracce, è totalmente indolore e non compromette alcunchè nella stagione rossonera, quindi accettiamola come un leggero fastidio e nulla più. Allegri ha avuto la possibilità di far riposare i più impiegati e di far giocare chi il campo l’ha visto meno fino ad ora e non se l’è lasciata sfuggire e ha avuto anche buone risposte, perchè la squadra ha giocato in scioltezza ma abbastanza bene, meritando un risultato positivo che non è arrivato, anche se c’è stata la conferma che senza El Shaarawy là davanti son dolori, visto che l’occasione più pericolosa l’ha avuta proprio il Faraone quando è entrato a dieci minuti dalla fine. San Siro in versione Champions continua ad essere stregato: in questo girone sono arrivati solo due pareggi e una sconfitta, quindi la qualificazione è stata conquistata in trasferta, ma queste sono sottigliezze, perchè la cosa importante è qualificarsi, il come è relativo, anche se i tifosi sempre presenti allo stadio avrebbero certamente preferito qualche soddisfazione in più nelle gare casalinghe. Poco male, comunque, visto che il girone va in archivio con una qualificazione alla quale pochi credevano in estate e che va dedicata proprio a chi ci ha creduto, come i tifosi della curva, che hanno sempre sostenuto la squadra, anche e soprattutto quando stentava.
Allegri propone una formazione sperimentale in una sfida con poco da guadagnare e tutto da perdere, perchè se vinci fai solo il tuo dovere, se perdi vai incontro a critiche anche se non conta nulla; il tecnico fa il “tagliando” ad Abbiati dopo i problemi alla schiena e davanti a lui schiera una difesa inedita, in cui l’unico “veterano” come presenze è addirittura il ventenne De Sciglio, con Acerbi e Zapata coppia centrale e sulla sinistra il quasi “desaparecido” Mesbah, al rientro dopo un infortunio ma sul piede di partenza a gennaio; a centrocampo si rivede capitan Ambrosini, affiancato da Emanuelson e Flamini, mentre in avanti il terzetto è composto da Bojan, Boateng e Pazzini, che deve cercare in tutti i modi di mettersi in mostra se vuole convincere Allegri a puntare su di lui anche in partite più importanti. Come ampiamente previsto, lo stadio è vuoto, anche se in realtà mi aspettavo addirittura qualcosa in meno in fatto di presenze, visto il primo vero freddo stagionale e la scarsissima importanza della partita; pieno è, invece, il settore ospiti, perchè evidentemente molti tifosi russi pensavano di venire a Milano a giocarsi la qualificazione, oppure hanno avuto solo il desiderio di venire in trasferta a San Siro, cioè di entrare in uno degli stadi più ricchi di fascino e di storia di tutta Europa e per loro ciò non accade certo molto frequentemente. Comunque i tifosi dello Zenit sono molto vivaci e rumorosi e si fanno sentire, mentre dall’altra parte non c’è certo l’intensità canora dei giorni migliori.
E’ un buon Milan quello del primo tempo, che gioca senza sbattersi troppo ma mettendo in difficoltà lo Zenit e rendendolo pressochè inoffensivo; l’osservato speciale Hulk non è uno spauracchio, mentre nell’altra area Pazzini ha voglia di mettersi in mostra: dopo pochi minuti viene letteralmente affondato in area da Bruno Alves, ma l’arbitro francese Chapron non concede un rigore solare che forse avrebbe indirizzato la partita in altro modo. Il possesso palla è dei rossoneri, il dominio delle fasce pure e, così, arrivano un paio di occasioni per segnare: prima Pazzini si fa anticipare di un soffio davanti alla porta su un traversone di De Sciglio, poi fa da sponda per Zapata che in scivolata manda a lato di poco. Insomma un Milan migliore di quello che ci si poteva aspettare, ma la prima disattenzione in difesa è fatale: al minuto 35 va in scena un’altra replica del presepe vivente rossonero, con tante belle statuine che in piena area ammirano le triangolazioni avversarie e si lasciano infilare da Danny con eccessiva facilità. Lo Zenit ringrazia e si porta immeritatamente in vantaggio, per la gioia dei suoi tanti tifosi, che riempiono il terzo anello verde ma sono presenti anche in tribuna. Il Milan chiude il primo tempo in svantaggio, ma il risultato è bugiardo, perchè i rossoneri hanno fatto la partita più degli avversari, magari senza dannarsi troppo l’anima, ma con buon impegno.
Allegri non cambia la formazione ad inizio ripresa e la squadra riparte spingendo sull’acceleratore alla ricerca del pareggio, inutile ai fini della classifica ma che può far morale; il più pericoloso è sempre Pazzini, che tenta la deviazione di rapina in area piccola ma trova la respinta d’istinto di Malafeeev. Il possesso palla è sempre rossonero, ma è sterile e non sempre efficace, quindi è difficile concretizzare in attacco e Allegri tenta la carta Robinho, togliendo Mesbah che non ha i novanta minuti nelle gambe e arretrando Emanuelson a sinistra in difesa. Il brasiliano prova a farsi perdonare l’incredibile errore di Catania con un bel tiro a giro che finisce fuori di poco; sarebbe stato un gol spettacolare, ma evidentemente Binho ha un conto aperto con il gol che non riesce a saldare. Il Milan continua ad attaccare e comincia ad affiorare un po’ di stanchezza che allunga la squadra e permette allo Zenit di trovare spazi per abbozzare qualche ripartenza in più rispetto al primo tempo, ma i difensori sono sempre attenti ed efficaci nelle chiusure, evitando problemi ad Abbiati. A dieci minuti dalla fine Allegri si arrende, interrompe il meritato riposo del Faraone e lo manda in campo, confidando nella sua straordinaria vena realizzativa; in effetti per poco El Shaarawy non fa subito centro, con una girata in piena area che va fuori di pochissimo e fa gridare al gol l’infreddolito pubblico rossonero (ma questo freddo evidentemente è poca cosa per chi viene dalla gelida Russia, visto che molti tifosi dello Zenit decidono di vivere gli ultimi minuti della partita addirittura a torso nudo). L’ultima occasione è, però, dello Zenit, che sfrutta l’eccessivo sbilanciamento del Milan, si presenta in area rossonera con tre uomini, ma prima è Ambrosini a bloccare generosamente l’avversario con un recupero in scivolata, poi è Abbiati a respingere la minaccia, perchè la sconfitta ci può stare, ma due reti di scarto sarebbero state troppe per un buon Milan che ha giocato una partita addirittura superiore alle attese, viste le premesse. Finisce con i tifosi russi in festa per la vittoria e la qualificazione “salvagente” in Europa League, mentre per i giocatori del Milan ci sono comunque applausi, non tanto per il risultato odierno, quanto per ringraziare della qualificazione ottenuta con un turno di anticipo seppur circondati da tanto pessimismo e scetticismo. Si chiude così la prima fase di Champions League, quella dei gironi e per il Milan ci sarà una seconda fase, quella ad eliminazione diretta e questa è la cosa più importante, mentre una sconfitta indolore passerà subito nel dimenticatoio, visto che la stagione prosegue a ritmi intensissimi.