Maldini duro: "Non c’è programmazione, Braida fa sempre meno il suo lavoro. Il Milan ha perso magia: vi spiego perchè…

© foto di Federico De Luca

In una lunghissima intervista a Repubblica.it l’ex capitano del Milan, Paolo Maldini, si racconta a tutto tondo. Nei passaggi più significativi il difensore parla della squadra attuale e dei suoi problemi.

Lei è una risorsa inutilizzata: non si sente uno spreco?
“Bisogna vedere se io vengo visto come una risorsa o come un problema. Vuole che le dica che cosa mi dà veramente fastidio?”.

Prego.
“Parliamo del Milan, perché io ho avuto la fortuna di partecipare a 25 anni splendidi. Beh, quando sono arrivato, io ho trovato già una grande base per costruire una grande squadra: grandi calciatori e grandi persone. Berlusconi  è arrivato e ci ha insegnato a pensare in grande. Certo, con gli investimenti, perché comprava i migliori. Ma lui ci ha messo la mentalità nuova, soprattutto: Sacchi e l’idea che il club dovesse diventare un modello per il tipo di gioco, per le vittorie. Insomma, si è creato veramente qualcosa di magico, grazie alla personalità di chi già c’era e di chi è arrivato”.

Poi?
“Poi, a poco a poco, questo si è perso e il Milan si è trasformato, da squadra magica, in una squadra assolutamente normale. E sa perché? Perché – a differenza di tanti grandi club europei con un passato simile, tipo Real, Barcellona e Bayern, dove chi ha scritto la storia della squadra è andato a lavorare lì per trasmettere ai giovani quello che aveva imparato – nel Milan la società stessa ha smesso di trasmettere quel messaggio, al di là degli investimenti. All’interno del Milan attuale non c’è nessuno, tra quelli che ne hanno fatto la storia, ad avere un ruolo non marginale”.

Il paragone è col Bayern?
“Esatto, ma non solo. Guardi la storia del Bayern e del Real e i ruoli che hanno avuto nel tempo Beckenbauer, Hoeness, Rummenigge, Butragueño, Gallego, Valdano. Anche ai nuovi che arrivano, questa guida e questa magia sono più facili da trasmettere attraverso chi l’ha provata e anche creata. Il Milan è sempre stato una grande squadra, anche ai tempi di mio padre. Ma la grande magia c’è stata per 25 anni. Poi s’è persa”.

E’ un processo irreversibile?
“Valutare la programmazione di questo Milan è difficile. In estate sono andati via 12 giocatori di grande personalità e non mettere in conto un inizio di stagione complicato mi sembra non programmare il futuro e aspettare il mercato invernale. Dove di affari veri, in genere, se ne fanno pochi”.

Galliani, però, ha spiegato spesso che era tutto previsto e che questo è l’anno 1.
“Io vedo sinceramente poca programmazione. Magari mi sbaglierò, ma certe scelte di giocatori, anche se a parametro zero, sono lontane dall’idea di un programma studiato”.

Berlusconi ha appena parlato di una nuova politica, basata solo sugli Under 22.
“Quelli davvero bravi costano dai 20 milioni in su e non ce ne sono tanti. Abbassare il monte ingaggi e ringiovanire la rosa è fondamentale, d’accordo. Ma la valutazione dei giocatori non so da chi venga, visto che Braida fa sempre meno quel lavoro”.

Ci si affida sempre a un procuratore di riferimento, come Raiola.
“E’ la logica degli ultimi anni. Le racconto una cosa. Gli ultimi due allenatori hanno cercato di portarmi dentro. Leonardo mi voleva a Milanello: “Anche senza fare niente – mi diceva – solo con la tua presenza”. Ma io gli risposi che non aveva senso presentarmi a Milanello senza un ruolo”.

Lei avrebbe fatto il direttore sportivo?
“Galliani, in presenza di Leo, mi disse che il ds è una figura non esiste più e che il Milan era a posto in quel ruolo. A me sembra invece che ci sia carenza”.

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