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29.04.2014 00:00 di Fabrizio Tomasello Twitter: @radioradiomilan  articolo letto 1448 volte

Cercasi Milan disperatamente.
Non passa giorno senza che accada qualcosa che scateni la consueta litania: tutto questo non è da Milan.
L’ultima in ordine di tempo è l’intervista fuori dagli schemi (ed anche dagli accordi) concessa da Clarence Seedorf a Sky e Gazzetta. Quando mai un tesserato dell’AC Milan si è permesso una cosa del genere?
Oggi anche questo è possibile, lecito, quasi giustificato. Nell’orgia di caos, confusione e rumorosi silenzi dai piani alti, il fatto che il tecnico olandese convochi la stampa e provi a difendersi da solo, visto che nessuno si preoccupa di farlo, diventa quasi un giusto rimedio.
Seedorf, malgrado le dichiarazioni di facciata, sa perfettamente che la sua lettera di licenziamento è già pronta sulla scrivania di Galliani e domenica pomeriggio ha provato a giocare il jolly. Con risultati non particolarmente apprezzabili a dire il vero, visto la replica piccata, ma nemmeno poi tanto, dell’Amministratore Delegato rossonero. Agli occhi di Galliani, Clarence non merita neppure di essere bacchettato pubblicamente, lui ormai rappresenta il passato ed il disperato tentativo di tirare dalla sua parte i media non ha scalfito minimamente le sicurezze del n.2 rossonero.
Ma perché nel frattempo Berlusconi non parla? E’ stata sua la decisione di piazzare l’olandese sulla bollente panchina rossonera, quindi sarebbe logico se oggi prendesse la parola per confermare il suo pupillo alla guida del Milan. Ed invece nulla, silenzio.
Che vuol dire solo una cosa, addio Seedorf.
Io credo si stia commettendo un grosso errore, l’ennesimo. L’allenatore olandese non è immune da colpe, sia ben chiaro, e nella sconfitta di Roma c’è molta della sua ostinazione nel voler portare avanti scelte sbagliate a qualsiasi costo (continuare a puntare su Honda, tenere in panchina i due terzini della Nazionale, non voler schierare insieme Balotelli e Pazzini, aver dimenticato Andrea Poli, solo per citarne alcune). Ma Seedorf è riuscito nell’intento di risollevare un’armata brancaleone praticamente allo sbando e riportarla alle soglie dell’Europa League. Non sempre giocando bene, d’accordo, ma comunque facendo punti importanti.
Quanto sarebbe importante se in casa Milan si trovasse un po’ di equilibrio, se si riuscisse a venirsi incontro, se la società (nella fattispecie Galliani) accettasse la presenza di Seedorf alla guida tecnica dei rossoneri, e se l’allenatore ammorbidisse un po’ il suo carattere ostinato e rivedesse alcuni dei suoi discutibilissimi dogmi.
In questo odioso clima di lotte di potere all’interno della società, sarebbe il modo giusto per iniziare a preoccuparsi prima di tutto del Milan, perché oggi la sensazione più sgradevole è che ognuno pensi ai propri interessi, dimenticando l’onore ed il rispetto che si dovrebbe alla gloriosa storia rossonera ed ai milioni di tifosi del diavolo.
Calerei un velo pietoso sulla drammatica crisi finanziaria della società che impedirà a Galliani, a meno di miracoli tutt’ora difficili da prevedere, di riscattare Rami, Taarabt e perfino Poli, mentre una considerazione finale vorrei dedicarla a Mario Balotelli.
Ammetto di non essere mai stato troppo tenero con Super Mario. Le sue giocate vincenti e i suoi trenta gol da quando è arrivato a Milanello, mi hanno entusiasmato ma fino ad un certo punto. Troppo evidente il divario tra quanto ha fatto e quanto avrebbe potuto fare se solo, oltre al talento, avesse messo in campo un po’ più di cuore, di voglia, di entusiasmo, magari anche di sorrisi, un po’ più di passione insomma. A Balotelli basterebbe impiegare il 10% della cattiveria agonistica che aveva Pippo Inzaghi per diventare il più forte centravanti al mondo, non solo un progetto di fuoriclasse.
Ma non c’è verso, Mario gioca solo se ne ha voglia, quindi molto raramente. Il resto delle sue performance sono un mix di mediocrità, indolenza e una spruzzata di animoso fastidio verso compagni, arbitro, allenatore, tifosi etc. etc.
Ora però è arrivato il momento di un immediato e deciso cambio di rotta. C’è un derby decisivo da giocare con la maglia rossonera e poi ci sono i Mondiali alle porte. Sia il Milan che la Nazionale di Prandelli, a torto o a ragione, hanno deciso di puntare tutto su di lui. Urge che Balotelli dimostri al mondo di che pasta è fatto.
 
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