Si chiude un ciclo, Kakà saluta. Balotelli in bilico tra l’addio e il riscatto. De Jong verso la Premier?

30.06.2014 00:00 di Giulia Polloli  articolo letto 6320 volte

Kakà saluta. Accompagna la porta rimasta socchiusa fino a far scattare la serratura. Quel piccolo rumore metterà la definitiva parola fine alla sua avventura rossonera. Se, la porta sbattuta il giorno del suo primo addio, nel fragore, ci aveva disorientati, questa volta il flebile suono dei saluti ci trova preparati e già da tempo rassegnati all’epilogo. Ritrovare Kakà in campo nel corso di questa stagione, per certi versi è stata una benedizione. Il suo arrivo aveva ricreato quelle condizioni di trepidante attesa nei confronti della partita, dell’evento. La curiosità di vedere all’opera Kakà si sdoppiava nelle motivazioni: chi pronto a sottolineare il suo status di giocatore in fase decadente, chi invece pronto ad osannare le sue giocate, la sua smisurata voglia di rimettersi in gioco e dimostrare di non essere ancora pronto per la pensione. In fondo, nessuna delle due fazioni ha vinto questa sfida. L’andamento altalenante delle prestazioni di Kakà ha permesso ad ognuno di poter surrogare le proprie convinzioni. Tutto questo ha però comportato il colpo più duro per il giocatore Kakà: l’esclusione dalla rassegna iridata nel suo paese, la mancata convocazione nelle fila della nazionale verdeoro è stata la goccia che ha fatto prendere coscienza di un vaso traboccante di speranze ormai svanite. Kakà è stato importante per il Milan, soprattutto quest’anno, in una stagione senza stelle particolarmente brillante e priva di quei risultati che solitamente nascondono i problemi. Una stagione da dimenticare, o meglio, da ricordare ed imprimere nella mente come qualcosa che non dovrà ripetersi. Nel marasma generale Kakà è stato, a volte, la luce alla fine del tunnel. Il suo volto tirato, concentrato, la sua delicata presenza sul campo, il suo essere sempre gentile e disponibile, il suo non risparmiarsi per dare l’esempio corretto di amore per la maglia (peraltro già tradita) a chi si è trovato scaraventato in una squadra con poche certezze, è stato di certo l’estremo tentativo di ergersi allo status di campione. Ricardo ha lasciato il segno anche quest’anno, se non sempre per le giocate, almeno dal punto di vista dell’esempio da voler emulare nei momenti difficili. Questo è ciò che penso, è ciò che mi rimane dell’ultima esperienza rossonera di Kakà. Il suo addio non mi sorprende, non mi sento nemmeno di pronunciare commenti sulla sua scelta. Si volta pagina. Come sempre, nella vita.

Il nuovo Milan di Inzaghi comincia a prendere forma almeno sulla carta e, se le voci che vagano in queste settimane dovessero trovare conferme, sono curiosa di assistere alla nuova stagione. La questione Balotelli è la cosa che più mi lascia perplessa, o meglio, mi trova indecisa. Trattenerlo o farlo partire? In ognuna delle due ipotesi ci sono motivazioni forti, ma appartenenti a due piani di giudizio completamente diversi. Trattenere Balotelli al Milan per me è una grande sfida, Inzaghi sarebbe investito del ruolo del taumaturgo, avrebbe l’onere di dover mostrare, per l’ennesima volta al giocatore, quali sono le condizioni per rimanere in una squadra di alto livello. La sfida ovviamente sarebbe inscenata sul piano meramente personale e comportamentale. In campo ritengo che Balotelli abbia talento, ma mal utilizzato anche a causa di un fraintendimento sulla sua posizione. Berlusconi, che lo vorrebbe più vicino alla porta: non ha tutti i torti. Ritengo però (e il mondiale l’ha evidenziato in modo lampante) che Mario non abbia le caratteristiche della prima punta, Balotelli ha bisogno di arrivare alla porta più da lontano, supportato da una spalla, perché da solo si trova spaesato. Quindi trattenere Mario significherebbe stravolgere il suo essere, riordinare le idee, dargli nuove motivazioni su cui poter lavorare per completare quella che, a mio avviso, è paragonabile ad una metamorfosi.

Farlo partire? Scelta più semplice, che però necessita di un’offerta che difficilmente verrà raggiunta nei prossimi giorni. Sono troppo freschi i ricordi dei mondiali e delle polemiche che hanno investito il giocatore. A ragione o a torto, Balotelli è stato etichettato come il maggior responsabile del fallimento italiano. Far partire Balotelli in questo momento vorrebbe dire escludere a priori che il giocatore possa essere recuperato. Vuol dire, anche, gettare la spugna nei confronti del suo difficile temperamento e soprattutto significa aver fallito l’investimento un anno e mezzo fa. Ecco perché ritengo, stando così le cose, che Balotelli ha buone possibilità di rimanere alla corte di Inzaghi.

In queste ore, però, è un altro il giocatore che è entrato di prepotenza nelle vicende del calciomercato. De Jong, dopo le dichiarazioni dal ritiro della sua nazionale che avevano gelato l’ambiente rossonero, ora è al centro degli interessi del Manchester United, pronto ad investire su di lui una cifra che si aggira intorno ai dieci milioni di euro. Queste parole sono musica per le casse rossonere, alla costante ricerca di moneta sonante per rinnovare la composizione della squadra. In fin dei conti sono in molti i giocatori che lasceranno Milanello, molti di questi senza troppi rimpianti. Eppure, ricordo, quando Seedorf ventilò un cambiamento radicale nella rosa, fu attaccato duramente…

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