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«Ho il timore che si decida di non decidere». Le parole pronunciate mercoledì da Andrea Agnelli riecheggiano nelle stanze della Federcalcio e suonanocome una specie diminaccia.
Non c’è dubbio che la Juventus, ora che si è entrati nel vivo del caso scudetto 2006 dopo un’attesa di 14 mesi dalla consegna dell’esposto in via Allegri, stia andando in pressing sul consiglio federale perché siesprima, anziché rifugiarsi dietro la «non competenza». Agnelli ha chiesto «rispetto» per la secolare tradizione del club e «parità di trattamento» rispetto alle altre squadre, ricordando che la Juventus è stata
l’unica a subire danni patrimoniali ingenti a causa delle sanzioni irrogate dalla giustizia sportiva. Danni che i legali bianconeri, nel 2006, quando presentarono il ricorso (poi ritirato) davanti al Tar quantificarono in 130 milioni in via preventiva. Ma la retrocessione in Bha provocato effetti devastanti negli anni a venire: pezzi da
novanta svenduti, introiti da Champions svaniti, sponsor fuggiti. E la necessità, peraltro,di compiere nel 2007 un aumento di capitale da 105 milioni di euro, cui seguirà in autunno— ma per altre cause, stavolta—
un’ulteriore ricapitalizzazione da 120 milioni. Fuori dai confini Quello che la Juve non fece cinque anni fa, accettando il compromesso in sede di Camera di conciliazione e arbitrato del Coni (che ridusse da 17 a 9 i punti di penalità in B), potrebbe tentarlo adesso. «Abbiamomezzi, capacità e conoscenze—ha detto Agnelli
— per poterci muovere anche fuori dalla giustizia sportiva, ma per ilmomento non vogliamofarlo. Aspettiamo la decisione del consiglio federale del 18 luglio». Poi potrà succedere di tutto. La Juventus, se l’organo di governo del calcio italiano «deciderà di non decidere», potrebbe valicare i confini della giustizia sportiva e rivolgersi al Tar. Anche se diversi giuristi spiegano che solo se il consiglio federale adottasse una decisione,
questa sarebbe impugnabile in sede di giustizia amministrativa per carenza o eccesso di potere. E quindi tale discorso varrebbe più per l’Inter (nel caso di una revoca dello scudetto) che per la Juve. Se poi a Napoli il processo penale dovesse portare a dalle assoluzioni, i legali bianconeri potrebbero tornare alla carica. Non a
caso, Agnelli ha annunciato: «Vedremo se chiedere anche la riassegnazione del titolo».
La ferita resta e sarà molto dura (forse impossibile) rimarginarla. Ma dopo lo sfogo di mercoledì, ieri MassimoMoratti ha deciso che era meglio incanalare nei giusti binari la rabbia dei tifosi legata alla relazione- sentenza del procuratore Stefano Palazzi sulla richiesta juventina di revoca delloscudetto 2006, assegnato a tavolino all’Inter in seguito a Calciopoli.Troppo leggere che l’allora presidente Giacinto Facchetti viene accusato di «illecito sportivo» a causa di una rete di rapporti irregolari con i designatori arbitrali Bergamo
e Pairetto. Messaggio «ghandiano» Ieri sul sito nerazzurro, al fianco di una gigantografia di Facchetti,
è comparso un messaggio «ghandiano» al popolo nerazzurro. «Per Giacinto – spiega il presidentedell’Inter -, ricordiamoci il suo carattere dolce, leale mai violento. Comportiamoci come se ognuno di noi fosse una parte di Lui, la nostra Bandiera. Nessuna reazione eccessiva, solo calma, pazienza e fiducia nella nostra integrità
». Le frasi forti Il messaggio «estintore» segue di 24 ore l’intervista rilasciata al canale tematico nerazzurro in cui Moratti, tra le altre cose, aveva detto: «La reazione dei tifosi per Facchetti è stata istintiva, non calcolata perché vogliamo tenerci lo scudetto. Che ora diventa un fatto secondario. Fermo, ma secondario.
Quello che è stato inaspettato, grave e non so neanche quanto regolare, è stato l’attacco a una persona che non c’è più, che non può difendersi non nel senso normale,ma proprio giudiricamente.Una cosa brutta,
brutta da un punto di vista delle istituzioni; e va bene, d’accordo, non siamo abituati ad avere tanti amici… Non mi aspettavo, invece, di non avere amici neanche qui, nella stessa città, magari attraverso un giornale, certamente di riferimento per i tifosi dell’Inter, che ha da tempo sostenuto questa battaglia contro di noi:
con un moralismo ben mirato. Contro di noi, che vuol dire quindi a favore di qualcun altro ».
Testa al campo Forse alla fine il messaggio più giusto era quello agli stessi tifosi: «Non mollo, anzi. Questi sono imomenti migliori per noi interisti». In fondo, con Mourinho, andando in guerra contro il mondo
l’Inter vinse tutto. Ora ci riprova. Con Gasp e Alvarez.
La Gazzetta dello Sport
Il Milanista
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Post Originale:
RASSEGNA STAMPA / Milan: Quello Scudetto che scotta


