RASSEGNA STAMPA/ Milan: Tre famiglie e 667 milioni bruciati

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Come faceva quel ritornello? «Spendi spandi spandi spendi effendi…» . Rino Gaetano si riferiva ai «sultani» dell’Italia degli Anni Settanta, ma potremmo includervi tranquillamente le famiglie che dominano il calcio italiano. Le finanze dei grandi club sono da tempo fuori controllo e soltanto le iniezioni di soldi freschi da parte dei loro opulenti padroni ne garantiscono la continuità aziendale. I propositi di Marina In questi giorni la Fininvest s’interroga sul futuro del Milan: scorporo con quotazione in Borsa o, magari, cessione di un pacchetto di minoranza a soci arabi. Quel che è certo è che alcuni esponenti della famiglia Berlusconi si sono stancati di dover ammortizzare nel bilancio consolidato della capogruppo le perdite rossonere. Un anno e mezzo fa Marina Berlusconi, all’assemblea degli azionisti del gruppo, declamava: «Le società di calcio non possono sottrarsi alle regole della buona gestione evitando di fare follie» . Ma l’utile 2010 della Fininvest è calato dell’ 8%(a 160 milioni di euro) proprio a causa del rosso di 70 milioni fatto registrare dal Milan. E nei primi tre mesi del 2011 la casa madre ha dovuto staccare ulteriori assegni per un totale di 38 milioni. Soldi freschi I rubinetti sono sempre aperti per i giocattoli di famiglia. Se Moratti e Berlusconi ci hanno fatto l’abitudine, l’addio all’autofinanziamento da parte della Juventus è una rottura. Nell’ultimo quinquennio, da Calciopoli in poi, mentre l’azionista di riferimento dell’Inter ha effettuato versamenti in conto capitale per 361 milioni, conquistando il primato nel genere, gli esborsi delle dinasty che controllano Milan e Juventus quasi si equivalgono: 162 i milioni elargiti dalla Fininvest, 144 quelli della cassaforte degli Agnelli (prima Ifil, ora Exor), se consideriamo pure gli 81 milioni impegnati per la ricapitalizzazione dell’autunno. D’altronde le nostre squadre di punta sono costantemente in rosso. L’Inter ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2010 con una perdita di 69 milioni (154 l’anno prima), il Milan ha fatto leggermente peggio (-70 a dicembre 2010), la Juve si è fermata a -11 ma registrerà un deficit di 60-70 milioni nell’esercizio 2010-11. Incombe il fair play Ora, è vero che Moratti non avrebbe alcun problema a perpetuare queste elargizioni grazie ai ricchi dividendi incassati dalla Saras (Berlusconi forse sì, dopo la maxi-multa di 560 milioni per il lodo Mondadori). Tutti quanti, a ogni modo, dovranno fare i conti con i paletti del fair play finanziario dell’Uefa, che incide già sui bilanci della stagione cominciata il 1o luglio. L’obiettivo finale del breakeven, cioè il pareggio tra costi e ricavi, sarà raggiunto a tappe: il primo step imporrà ai club partecipanti alle coppe europee di avere al massimo 45 milioni di perdite (sommando i risultati dei bilanci chiusi nel 2012 e 2013). Gli azionisti, insomma, potranno continuare a finanziare i club ma entro certi limiti. Basta assegni in bianco, i signori del calcio italiano— come pure i nuovi ricchi d’Oltremanica — sono avvisati.

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