Lo abbiamo aspettato per un anno intero, ora nessuno si spaventerà se bisognerà attendere ancora un po’. Stephan El Shaarawy è tornato fisicamente, lo aveva fatto già alla fine della scorsa stagione, ma è ancora arrugginito, ha ancora qualche meccanismo da oliare alla perfezione per ritornare ad essere il Faraone che tutti abbiamo ammirato nella prima parte della stagione 2012/2013, quella della sua esplosione, quella che ha fatto scoprire al Mondo intero il talento straordinario e sconfinato del numero 92 rossonero. Fisicamente c’è, è e rimane meraviglioso vederlo muoversi in campo e ammirare le sue giocate, ma per riprendere ad essere quello di ormai quasi due anni fa, ci vogliono lavoro, costanza ed impegno.
Le basi da cui ripartire sono ottime: il suo spirito di sacrificio è ammirevole e lui ci mette tutta la sua buona volontà per riuscire a tornare ad alti livelli. Tutti noi crediamo e speriamo che lui ce la possa fare tranquillamente anche perché la sua presenza, i suoi movimenti, le sue caratteristiche tecniche e tattiche, sono basilari negli schemi, nel gioco e nell’idea di calcio di Pippo Inzaghi. Il suo precampionato, fin qui, non è stato esaltante, anzi. Molte ombre e poche luci, nessuna rete segnata, qualche giocata, ma troppo poco comunque per poter dire con certezza che sia già pronto per la stagione che sta per cominciare. Prestazioni buone, ma non ottime, non convincenti al 100 %, tanto che, nelle ultime due uscite (contro Liverpool e Chivas) gli è stato preferito Niang dall’inizio.
Mettergli pressioni, adesso, ora come ora non serve. El Shaarawy va spettato con pazienza e poi si può sperare che possa tornare. Lui deve assolutamente tornare Faraone, ma per farlo deve prima di tutto sentirselo dentro. Visto tutte le vicissitudini, la sfortuna dell’ultimo anno (l’ultimo suo gol ufficiale risale proprio a quasi un anno fa, nell’andata dei preliminari Champions contro il Psv) è normale tutto quello che sta accadendo ed è normale anche che bisogna avere una certa pazienza. Così come è impossibile pensare che possa essere al top per la fine d’agosto e, quindi, per l’inizio del campionato. Il suo cammino verso il “ritorno” deve essere graduale, seguire le tappe giuste e gli ostacoli improvvisi, ma non deve mai prescindere dal campo, dall’impegno e da un miglioramento costante ed equilibrato.
El Shaarawy non è ancora il Faraone. Serve pazienza
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