RASSEGNA STAMPA / Milan: Supercoppa, Milan – Inter è un derby per la storia

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Se in Cina si azzuffano perché un tifoso ha la maglia del Milan e al­tri dieci indossano quella dell’Inter, vuol dire che abbiamo esportato in toto il nostro modello di calcio, ma vuol dire pure che abbiamo ancora una speranza. E’ difficile immagina­re all’Olimpico, du­rante l’allenamento di una squadra cine­se, dei tifosi italiani che fanno a botte per­ché uno porta la ma­glia dello Shangai e un altro quella del Pechino. Insomma, Milan- Inter in Cina vale tanto pure per i nostri lontani, rissosi e generosi (economicamente parlando) amici. Ma per noi, per il calcio italiano, vale di più.

EVENTO – Tanto per cominciare per­ché, statisticamente, è la prima vol­ta che la Supercoppa d’Italia si asse­gna con un derby, per di più all’este­ro, in Oriente, e poi perché se la contendono le squadre che l’hanno conquistata più di tutte le altre: 5 volte ciascuno (con 3 finali perse a testa), una più della Juve. Chi vince a Pechino, passa in vantaggio. Non è poco il prestigio.

Poi ci sono le questioni private. Prendiamo l’Inter. Ha cambiato molto e il passaggio, o il tentativo di passag­gio, da una difesa a 4 a una a 3 comporterà ri­schi inevitabili. Non è solo una questione tattica, non è un cam­biamento come può essere la trasforma­zione di un 4-2-3-1 in un 4-3-3, nel caso dell’Inter cambia un modo di pensare l’azione, si mo­difica il suo intero sistema di gioco. Gasperini è un maestro sul piano tattico, assai più di quanto lo era Mourinho, ma anche i maestri devo­no rispettare i tempi e se oggi gli va male contro il Milan il suo lavoro di­venta più complicato, perde di sicu­rezza.

Avrà altri 20 giorni a disposi­zione per migliorare la squadra, ma il primo test è più importante della stessa Supercoppa che è in palio.

IL PESO DEL PASSATO – L’Inter arriva a questo derby senza dimenticare che l’anno scorso ne ha persi due su due, sconfitte che hanno intaccato la pri­ma dote lasciata in eredità da Mourinho: l’autostima. Questa è la partita in cui deve ristabilire i vecchi rap­porti di forza. Se non ci riesce, come nel caso sopra citato ci potran­no essere ripercussio­ni su tutta la stagione.

Come condizione generale le due squadre non sono distanti. Il Milan ha il vantaggio di aver cominciato a lavorare su una base già nota, dispo­ne di gioco e di idee con le quali ha vinto l’ultimo scudetto. In più ha Ibrahimovic che alla vigilia del der­by sembra il giocatore più in forma fra quelli che vi parteciperanno. Ma non tutto funziona nella squadra di Allegri. Finora non ci sono stati, per esempio, miglioramenti significati­vi, anzi, non c’è stato proprio alcun miglioramento, visto che nessuno dei due acquisti, Taiwo e Mexes, po­trà giocare a Pechino. Stessa squa­dra, che già non era giovane, con un anno in più. Per forza di cose, le scelte di Allegri non possono cambiare. Muscoli più che tec­nica, polpacci robu­sti più che scarpette magiche. Il Milan ha un solo giocatore che ricorda Sneij­der, è Clarence See­dorf, ma gli anni di differenza non sono pochi. Certo, in 90′ l’età non ha un peso rilevante, e poi sono rare le partite importanti che Seedorf ha sbagliato nella sua carriera. Ma affidare al solo Claren­ce il compito di arricchire la mano­vra è una scelta limitata, quasi non da Milan.

Il Corriere dello Sport

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