Jeremy Menez, un fiume di parole belle e sincere. La sintesi di un fuoriclasse, forse non perfetto ma di grande, grandissimo valore. Ecco il testo dell’intervista integrale a La Gazzetta dello Sport.
Sul Milan: “Ho analizzato le altre offerte, stavo riflettendo sul mio futuro, poi è arrivato il Milan. Galliani e Inzaghi mi hanno dato appuntamento a Ibiza e mi hanno detto tante cose che per me sono importanti per la carriera e per il futuro. Così è stato facile scegliere di indossare questa maglia“.
Sul gol di tacco a Parma: “Davvero conta più la vittoria. In realtà nemmeno l’ho visto il palo… Tutta l’azione è stato istinto puro: se ci ripenso, non me la ricordo bene. Ho solo fatto quello che mi veniva in mente: il mio calcio è questo. Io non so difendere, so creare, andare uno contro uno, saltare l’avversario“.
Sulla Juventus: “La Juve è ancora davanti a noi, ma sabato il Milan se la gioca alla pari e può succedere una cosa bella. L’ambiente è ideale, speciale. So che c’è grande attesa per la sfida con la Juve, ma noi dobbiamo pensare solo a noi stessi e fare la nostra partita. Questa sfida mi esalta. Se vinciamo sono 9 punti in 3 partite e il primato in classifica…“.
Su Inzaghi: “Con il mister ci siamo trovati bene da subito e lo ringrazio. Quando una persona ti regala qualcosa di bello, tu ti senti in dovere di restituirgli la stessa bellezza. E non è solo un dovere, ma anche un piacere. Ma questo è solo l’inizio: abbiamo tante partite e tante cose da fare insieme. Inzaghi ha un ottimo rapporto con l’intero gruppo, parla con tutti, non solo con me. Vive per il calcio, mi ricorda Lacombe, il mio primo allenatore ai tempi del Sochaux. È ancora giovane e si vede che vuole fare tantissimo per questo club. Se gli do del tu o del lei? Del lei. Credo sia giusto che ci sia una piccola barriera tra l’allenatore e i giocatori“.
Sullo scudetto e la qualificazione in Champions: “Dove possiamo arrivare? Allo scudetto: ci credo davvero. E l’obiettivo minimo è la qualificazione alla Champions. Il Milan se la gioca con tutti“.
Obiettivi e Nazionale: “Segnare più di 10 gol: in Italia se qualcuno dice Menez, voi pensate ‘Ah sì, quello che segna quattro volte all’anno’. Non sarà più così. E poi voglio tornare in Nazionale: tra due anni in Francia si gioca l’Europeo e ci tengo a esserci“.
Su Ancelotti: “La mia vita è cambiata: ho una figlia, sto aspettando il secondo e sono più sereno. Grazie a chi sono maturato? Carlo Ancelotti. Mi ha aiutato tanto facendomi capire cosa serve per crescere. Mi ha spinto ad allenarmi al 100% tutta la settimana e mi ha invitato a stare più tranquillo nella vita privata, a fare meno casino. E’ il momento di fare il salto di qualità“.
Infine, quel no al Manchester United, Roma e PSG: “Dire no a Ferguson non fu facile, ma ero giovane e dovevo seguire il mio percorso. Roma? Quello di Montella fu un periodo difficile per tutti. Prima del suo arrivo io giocavo, ma lui aveva idee diverse. A Parigi con Ancelotti ero titolare, poi Blanc mi mise fuori squadra. Dopo un’operazione tornai, giocai e segnai, ma non cambiò nulla. Accettai la sua scelta anche se era difficile. È stato un anno complicato, ma mi ha fatto crescere umanamente“.
Menez: “Milan, credo davvero allo scudetto. Voglio doppia cifra e…”
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