Non sono mai stato un fan delle minestre riscaldate, ed in passato queste si sono sempre verificate dei fallimenti (o poco ci manca). Il primo ritorno fu quello di Ruud Gullit, nel 1994, dopo essere stato girato alla Sampdoria. Nel Milan peró il rapporto con spogliatoio e tifoseria sembra insanabile, dunque nonostante il veto di Capello (lui stesso tornó come allenatore, cosà come Sacchi, cercando, e fallendo, di riportare il Milan ai vertici dopo il fallimento Tabarez) a novembre Gullit torna alla Sampdoria, dopo solo 8 presenze. Due anni dopo é il turno di Donadoni che, dopo 10 stagioni in maglia rossonera, si imbarca direzione MSL e giocherá per tre stagioni nei New York Metrostar, per poi tornare al Diavolo a fare la riserva di lusso e uomo spogliatoio nel biennio 1997-1999. Piú recenti invece i ritorni di Shevchenko e Kaka. Ma mentre il brasiliano si trovava a giocare in una squadra talmente allo sfascio che nonostante fosse ormai un giocatore quasi finito ha detto un po’ la sua (se vogliamo), quello di Sheva fu un ritorno sentimentale voluto da Berlusconi (non dimentichiamocelo essere padrino del figlio). Il risultato fu impietoso in termini di presenze e di reti (0 in campionato, 1 in Coppa Italia e 1 in Europa).
Questa premessa per dire che i ritorni sono stati piú dannosi che utili, quasi anche scalfendo il ricordo del campione che fu. Veniamo dunque al nuovo caso, quel del potenziale ritorno di Zlatan Ibrahimovic. Per semplificare la cosa ho deciso di analizzare i pro e i contro del suo ritorno. Faccio una promessa doverosa: ai fini della analisi, non é considerato il costo del cartellino o del contratto, in quanto – a quanto pare – questo non sia piú un problema. L’analisi dei costi di cartellino e ingaggio aveva senso essere fatta quando il mercato era nel segno dell’austerity, e quindi anche il 1,3 milione dato a Traoré era messo in evidenza (alla pace dei cravattari che non hanno capito che in tempo di vacche magre é meglio farsi un toast al giorno che avere il frigo vuoto una settimana e poi comprarsi del caviale). Escludendo dunque ogni fattore di natura economica, andiamo a vedere il ritorno di Ibrahimovic in chiave tecnico-tattica.
PRO
Se é vero che Ibrahimovic ad ottobre compirá 34 anni, é anche vero che atleticamente é in perfetta forma e in carriera non ha mai avuto infortuni gravi che l’abbiano tenuto fuori dal campo per dei mesi, cosà come non ha mai subito operazioni se non per una frattura alla mano (tra l’altro avvenuta durante la preparazione estiva del 2009 e smaltita durante la stessa estate). Trattasi dunque di un giocatore su con l’etá ma integro. Inoltre in questi anni ha sempre giocato con costanza sia di presenze che di rendimento, a differenza ad esempio di Shevchenko o Kaká che rispettivamente nel Chelsea e nel Real Madrid erano spesso e volentieri in panchina.
Da un punto di vista tattico, poi, Ibrahimovic a differenza dei precedenti giocatori, puó permettersi di giocare da fermo, in quanto le sue doti sono tecniche e atletiche. Una seconda punta che con la stazza fisica puó sopperire ad ogni eventuale lacuna, che sullo scatto breve é ancora letale e che col piede puó fare quello che vuole, é un mix che i suoi predecessori non avevano. Per Kaká lo scatto era tutto, venuto a mancare il suo principale strumento é venuto a calare l’apporto anche tattico. Shevchenko invece era un finalizzatore, non un costruttore, quindi lo smarcarsi e la velocitá erano frecce indispensabili per il suo arco.
Ibrahimovic fa reparto da solo, é funzionale alla squadra quanto la squadra é funzionale a lui. Imponente fisicamente non é certo attaccante intimidito a giocare solo contro difese avversarie. Anzi, solitamente é il contrario. Tatticamente puó giocare prima punta con un esterno vicino, seconda punta con un attaccante centrale, falso trequartista in un tridente (come oggi al PSG dove sulla carta gioca al centro con Cavani e Lavezzi sugli out ma dove in pratica arretra spesso e lascia a Cavani il compito di accentrarsi). Inoltre, in un campionato come la Serie A ha dimostrato di essere il giocatore piú determinante per un decennio (e che forse si ricordi).
In un discorso che esula da ogni ragionamento di natura economica, ma si basa soltanto sul “serve o non serve”, Ibrahimovic a mio avviso resta il primo (e forse unico) giocatore che rivorrei riabbracciare senza remore alcuno.
CONTRO
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(mettetene voi se ne trovate perché a me non ne viene in mente nessuno…)
Andrea
PS: E se poi toglie la 10 a Honda ci fa un favore che una maglia del genere non puó essere data a gente come Boateng o il giapponese come se nulla fosse. E come la fascia del resto, 9 capitani in una stagione é qualcosa che si vede nei tornei dei pulcini csi cosà tutti i bambini sono contenti. Giá dagli esordienti le cose cambiano…
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