Milan-Napoli Serie A 2015/206: presentazione


1Un passo avanti, due indietro, come da tradizione di questi ultimi anni. Qualche tifoso visionario è riuscito a vedere nella prestazione di Genova segnali positivi, un bel gioco, una manovra fluida, tanta buona volontà: insomma, ai tifosi del Milan è stata fatta mangiare così tanta melma che a ogni nuovo piatto che viene servito c’è chi si lecca i baffi e si aggiusta il bavaglio per abbuffarsi. Il Milan di Genova ha sin dal 1′ subito gli avversari, specie nel primo tempo. Nel secondo (giocato in dieci) i rossoneri hanno invece avuto qualche occasione, ma poco di più. Per di più mai nulla di manovrato, cercato, imbastito. Soluzioni estemporanee, rimpalli, rabone ben eseguite, ma pochi fraseggi e non certo calcio tanto bello da ispirare sentimenti di positività in novelli tifosi coprofagi. Ma che volete farci… un paio di tiri in porta e analfabeti del football si lanciano in peana sperticati per una squadra che ha collezionato 9 punti in 6 giornate. Ma siamo noi in malafede.

Sui singoli è stato detto più o meno tutto nei post che hanno preceduto questo. Al netto dell’errore di Zapata e di quello di Tagliavento, nell’azione della sua espulsione Romagnoli è parso ancora ben lontano dall’essere smaliziato: un’ingenuità pagata a caro prezzo, forse anche troppo. De Sciglio (e Calabria): poca personalità e ancor meno spinta offensiva. De Jong irritante, non certo a suo agio come mezzala, ma da qui a non riuscire ad azzeccare appoggi elementari ce ne passa. Montolivo il solito coniglietto che si nasconde quando deve giocare palloni che scottano, ma quando c’è da appoggiare la palla al terzino a tre metri da lui si fa sempre trovare pronto. Bertolacci male nel primo tempo da mezzala, meglio come trequartista nella ripresa. Infine Bonaventura (senza infamia e senza lode), Luiz Adriano (male) e Balotelli (volenteroso, ma come sempre troppo individualista). Solita solfa trita e ritrita, nessuna novità. Nessun concetto rivoluzionario o possibili soluzioni geniali. Il Milan è, nella sua pochezza, di una banalità disarmante: giocatori diversi, allenatori diversi, soliti errori e difetti di sempre. Neanche fallire divertendosi, giammai: farlo vomitando, e rompendosi pure le palle.

Domani arriva il Napoli, che rispetto alla scorsa stagione (o anche all’inizio di questa) ha a quanto pare sistemato la fase difensiva e migliorato la costruzione di gioco, e questo senza dover rinunciare al peso offensivo che nelle ultime due stagioni è stato di tutto rispetto, pur con i suoi alti e bassi. Chi ha maggiormente stupito è stato finora Koulibaly, un anno fa insicuro, inesperto, sperduto, quest’anno a tratti vero e proprio leader difensivo, vuoi in coppia con Albiol, vuoi in coppia con Chiriches. Reina e Hysaj (oltre Ghoulam) completano un reparto sulla carta ben assortito sugli esterni e meno in mezzo, ma che di fatto nelle ultime 5 partite ha subito una sola rete.

Sarebbe interessante (per quanto impossibile) cercare di calcolare l’incidenza di Allan su questa statistica. Il centrocampista brasiliano ha uno spessore calcistico notevole: in fase offensiva si propone bene, in copertura ha capacità di marcatura, pressing e distruzione dell’azione altrui straordinarie. In mezzo Sarri, nonostante l’acquisto del pupillo Valdifiori, ha recuperato il buonissimo Jorginho, reduce da una stagione disastrosa ma in questa in miglioramento. Ci sono poi i quattro stoccatori, Hamsik, Callejon, Insigne e Higuain. Il primo, spostato in posizione di mezzala mancina, è certamente più defilato rispetto al recente passato, potendo risultare meno decisivo rispetto a quando era uso partire da posizione centrale. Callejon e Insigne (o Mertens) sulle fasce garantiscono estro e velocità, mentre Higuain come centravanti è una garanzia, ammesso che non debba calciare rigori. Dopo un inizio incerto Sarri pare aver trovato la quadratura del cerchio, e con un metodo completamente opposto a quello di Mihajlovic, che nonostante si trovi appaiato a 9 punti con l’ex mister dell’Empoli, ha convinto molto meno.

La partita di domani dovrebbe dire molto sul Milan e la tempra degli uomini che lo compongono, a prescindere dal risultato. Senza il miglior difensore, dopo una sconfitta cocente, una partenza deludente e con di fronte un avversario di alto livello da uomini che indossano la casacca rossonera ci si dovrebbe aspettare una reazione d’orgoglio, la volontà di rialzare la testa. Usare il condizionale è però d’obbligo, vista la ciurma che ci ritroviamo. La formazione che schiererei io sarebbe con il 4231, accantonando una volta per tutte il fallimentare e pressoché inapplicabile 4312. Quindi Diego Lopez in porta con Calabria, Zapata, Mexes e De Sciglio in difesa. Mediani de Jong e Montolivo, trequartista Bertolacci con ai suoi lati Bonaventurae uno tra Mauri, Suso e Cerci e Bacca di punta. Non la formazione ideale, ma almeno una con equilibrio, che metta la totalità degli undici in campo nel ruolo ideale (o quasi). Per il resto, si vedrà.

Fabio

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