Genoa-Milan Serie A 2015/2016: presentazione


Alex-Difensore-620x400La partita di Udine ci ha lasciato una tonnellata di avvenimenti di cui discutere, tutti determinanti da sviscerare per il futuro della nostra stagione. Per prima cosa non mi pare corretto affermare “c’è solo il risultato da salvare”: c’è anche molto altro, a guardare bene. La squadra di Colantuono nel primo tempo non ha di fatto mai impensierito il Milan a causa della sua pochezza offensiva, ma è altrettanto vero che gli stessi rossoneri sono stati bravi a mantenere con continuità il possesso del pallone, potendo così quindi gestire il ritmo del match. Aggiungiamo a questo un sano e mai disprezzabile cinismo e otteniamo la prima frazione di gara al limite della perfezione che abbiamo potuto ammirare in quel di Udine. Lo spartito è però cambiato drasticamente nella ripresa con una sola mossa da parte dell’Udinese: l’inserimento di Zapata. Al cambio avversario Mihajlovic ha risposto sostituendo Calabria (ammonito e protagonista di una buonissima gara) con Alex. Un cambio che usando un eufemismo fa arricciare il naso, ma che a mio modo di vedere non può essere considerato il peccato originale della disastrosa ripresa rossonera. A ben vedere Alex non è nemmeno il maggior colpevole per le due reti subite.
Primo gol: Zapata si allarga sulla sinistra, Montolivo lascia sguarnito il centro del campo e lo segue raddoppiandolo (su di lui già c’era il cugino, lo Zapata rossonero), il bianconero crossa in mezzo dove Badu, lasciato libero da Bacca che decide di non seguirlo, può calciare e battere Diego Lopez.
Secondo gol: dagli sviluppi di un calcio piazzato Romagnoli e Montolivo si lasciano scappare Thereau sulla fascia sinistra. Il francese riesce a mettere la palla in mezzo dove Duvan Zapata e Di Natale sono lasciati liberi da Cristian Zapata e De Sciglio: alla fine sarà il colombiano a insaccare.

Sapete bene quale sia la mia opinione su Alex: è un rottame, soldi buttati, un ingaggio bruciato, un’altra cariatide che ci terremo sul groppone finché non scadrà il contratto. La realtà di martedì sera è però a mio avviso questa: nessun gol è arrivato a causa di suoi errori o svarioni. Siamo d’accordo sul cambio, di certo poco lungimirante e ansiogeno; siamo d’accordo che così facendo Sinisa non ha certo trasmesso sicurezza alla squadra; siamo d’accordo sul fatto che cambiare una coppia centrale che funziona non sia una grande idea. Tutto vero, non discuto, ma c’è dell’altro se il Milan ha quasi buttato al vento un vantaggio di tre gol in sei minuti. Non può essere Alex il capro espiatorio della ripresa rossonera. Piuttosto, il Milan è una squadra con poche certezze e ancor meno personalità. È come un bambino che può buscare la febbre al primo freddo ottobrino: certo, con la sciarpa magari non sarebbe successo nulla, ma la fragilità resta. Così la squadra non può e non deve andare in tilt solo perché sullo 0-3 a proprio favore un terzino viene sostituito da un centrale (avessi detto un cambio punta-difensore, come ai tempi del bresaola). Discutere di questo vuol dire a mio avviso non riuscire a vedere oltre al proprio naso, non capire quale sia il vero problema, che è se non al 100%, per un buon 70% di testa.

C’è poi da parlare del centrocampo, dove nel primo tempo Montolivo ha reso meglio rispetto alle ultime uscite, mentre nel secondo è andato pesantemente in apnea fisicamente e perdendo anche lucidità dal punto di vista difensivo (come visto in precedenza). De Jong peggio del compagno nel primo tempo (anche se nel ruolo di mezzala ha mostrato un dinamismo ben superiore rispetto a quello ipotizzato), ma meglio nel secondo, quando Mihajlovic ha deciso di correre ai ripari schierando la formazione con un quadrato 442. Infine Balotelli: prestazione di sacrificio in cui è stato sì immancabilmente ammonito, ma in cui ha anche provocato cinque gialli avversari. Tatticamente continua a essere però un cane sciolto, un individualista che come dice bene Larry tende a giocare fuori dall’area di rigore e a volere il pallone sui piedi, combinando alla lunga pochino: se continuerà così difficilmente il partner offensivo con cui giocherà riuscirà a mettersi in luce. C’è ancora molto da fare, ma l’atteggiamento pare – pare! – buono.

Ora testa alla prossima, l’anticipo dell’ora di pranzo a Genova contro il Genoa decimato da infortuni e squalifiche e reduce da una pessima partenza di campionato. A Gasperini mancheranno per varie ragioni Perin, Gakpè, Pandev, Issa Cissokho, Tino Costa, Munoz e Tambè. Il modulo rimarrà lo stesso, il 343 che è marchio di fabbrica dell’ex allenatore interista. In porta Lamanna, in difesa Izzo, Burdisso e De Maio. A centrocampo Diogo, Rincon, Dzemaili e Laxalt e in avanti Perotti, Nitcham e Capel. Una formazione con pochi guizzi – se escludiamo quelli nelle corde del funambolico Perotti e di Capel – ma tanta sostanza. I tre in difesa, Rincon e Dzemaili costituiscono una cerniera che non sarà facile da superare. Per questa ragione la speranza è quella di recuperare Bertolacci in tempo per domenica pomeriggio, inserendolo ovviamente al posto di Honda. L’ex di turno è in possesso di quell’ultimo passaggio che spesso è mancato al Milan in queste ultime stagioni. Dietro di lui nel solito centrocampo a tre di Mihajlovic i confermati de Jong, Montolivo e Bonaventura, con la stessa retroguardia di Udine. In avanti nonostante la buona partita di Balotelli continuerei a insistere su Bacca e Luiz Adriano, che al momento credo forniscano più garanzie del 45, che rimane un bel potenziale innesto dalla panchina.

Fabio

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