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I rossoneri espugnano Marassi dopo una partita complicata contro un avversario chiuso e arroccato in difesa e sfruttano la circostanza di aver giocato in anticipo per portarsi momentaneamente in vetta alla classifica.
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Evidentemente per vincere nella Genova rossoblu, il Milan deve presentarsi a Marassi da campione: l’ultima volta prima di questa era stata, infatti, nel 2007, quando i rossoneri erano campioni d’Europa e ora il successo è arrivato con lo scudetto sul petto; la singolare circostanza va ricordata più che altro per far notare che il Milan ha vinto su un campo ostico una partita molto importante, perchè nelle ultime tre occasioni in cui aveva fatto visita al Genoa aveva raccolto un solo punto e, quindi, un altro piccolo tabù è stato sfatato e il Milan vola in testa alla classifica per una notte, anzi almeno per due, visto che nella serata di sabato può solo essere affiancato dall’Udinese e deve aspettare il pomeriggio della domenica per essere eventualmente superato dalla Juventus. Non è stato facile vincere una partita più complicata del previsto contro un avversario che di fronte alle grandi squadre si esalta e fa sempre buone prestazioni, perchè sa chiudere gli spazi e bloccare il gioco avversario, ma i rossoneri sono riusciti pazientemente a trovare i varchi giusti, anche se hanno dovuto aspettare la ripresa per sbloccare la partita e vincerla, con l’episodio del rigore (con annessa espulsione di Kaladze) che è stato decisivo e ha rappresentato la svolta in positivo per il Milan. I rossoneri hanno dimostrato ancora una volta di essere forti, cinici, spietati e tremendamente efficaci, perchè sanno vincere anche quando non riescono a dare spettacolo e hanno molte frecce al loro arco, visto che sono molti i giocatori che hanno già trovato la via della rete; inoltre nelle ultime partite alla prolificità offensiva si è aggiunta la solidità difensiva ed è per questo che il Milan si propone sempre più come autorevole candidata allo scudetto e aver raggiunto la vetta, seppur solo temporaneamente, darà ulteriore carica e autostima a tutto l’ambiente.
Allegri deve rinunciare all’ultimo momento anche a Pato, vittima di un attacco influenzale, ma per il resto conferma le indiscrezioni della vigilia e schiera un Milan molto simile a quello che ha “asfaltato” il Chievo, con Ambrosini al posto di Van Bommel e Robinho al posto del Papero. L’obiettivo, ovviamente, è quello di uscire da Marassi con tre punti in più in classifica, ma non sarà facile, perchè il Genoa è avversario tosto e al Ferraris c’è un’atmosfera tutt’altro che amichevole, vista la feroce rivalità fra le due tifoserie. Oltretutto fino al momento dell’inizio della partita non c’è traccia dei tifosi rossoneri sugli spalti, fatti entrare allo stadio solo a partita iniziata, nel tentativo, risultato vano, di evitare il più possibile scontri che, invece, sono comunque avvenuti e hanno provocato anche la sospensione della partita per una decina di minuti, perchè i lacrimogeni sparati dalla polizia fuori dallo stadio sono poi penetrati anche all’interno rendendo l’aria irrespirabile. Si sapeva che Genoa-Milan non sarebba più stata una partita come le altre dopo ciò che era successo nel 1995, anche se il precedente della scorsa stagione aveva fatto ben sperare, ma è fin troppo chiaro che i tifosi rossoblu cercheranno la vendetta ad ogni occasione possibile e ciò rischierà sempre di creare problemi di ordine pubblico. Non possono, purtroppo, bastare appelli e gesti distensivi dei rappresentanti delle due società e anche della famiglia Spagnuolo a calmare una rivalità che era già forte prima del ’95 e che poi si è esasperata e ciò renderà sempre a rischio questa sfida sul piano dell’ordine pubblico, soprattutto quando si disputa a Genova.
Tornando al calcio giocato, la partita inizia con un copione scontato, anche se con un protagonista a sorpresa: Milan padrone del campo con il suo prolungato possesso palla, Genoa rintanato nella sua area con un’emblematica difesa a cinque e il più pericoloso con i suoi inserimenti in area è Nocerino, che per ben due volte penetra centralmente davanti a Frey, ma nella prima occasione incespica e cade, mentre nella seconda conclude sul portiere in uscita. La già citata sospensione della partita per una decina di minuti potrebbe sfavorire un Milan che sembrava partito con il piede giusto e, in effetti, alla ripresa del gioco il Genoa sembra più veemente e i rossoneri meno precisi e convinti, ma ben presto tornano a dominare la situazione, anche se creano pericoli solo con tiri dalla distanza, alcuni dei quali fuori bersaglio e altri parati da Frey; il più pericoloso è sempre Nocerino ma ci prova anche Robinho in un paio di occasioni e pure Ambrosini tenta un inserimento ma cade sul più bello e l’azione potenzialmente pericolosa sfuma. Da sottolineare che Ibrahimovic sta giocando un po’ come a Firenze, cioè arretrato, lontano dall’area e da regista e, infatti, molte delle occasioni citate nascono da suoi assist. Forse questa è una precisa indicazione di Allegri per tentare di non dare punti di riferimento alle difese molto chiuse, forse è solo una decisione un po’ anarchica dello svedese, ma sta di fatto che lo schema sembra funzionare, anche se il risvolto negativo è che alla conclusione potenzialmente decisiva arrivano giocatori con piedi meno nobili rispetto a quelli di Ibra e sicuramente meno “cattivi” e spietati davanti alla porta. Comunque anche lo svedese partecipa al tiro a segno verso Frey, ma nemmeno lui riesce a superare il portiere francese, sempre attento quando le conclusioni sono nello specchio della porta. Nel finale di tempo si vede anche il Genoa, con una punizione velenosa di Veloso e un altro tiro dello stesso portoghese che impegnano Amelia e con una conclusione fuori di Mesto; almeno due di queste occasioni nascono da ingenuità della difesa rossonera (fallo banale di Antonini da cui scaturisce la punizione e pasticcio difensivo innescato da Thiago Silva che favorisce Mesto) e se si vuole trovare un neo alla buona prestazione del Milan, bisogna cercarlo proprio in una difesa troppe volte svagata, soprattutto quando cerca costantemente di giocar palla in zone rischiose e pressata dagli avversari.
Non cambia il copione nella ripresa, ma c’è Ibra più vicino all’area (forse su indicazione di Allegri) e la differenza si vede subito: basta una verticalizzazione di Robinho a creare l’occasione buona e Kaladze (già ammonito) atterra in area lo svedese che lo ha ormai superato; rigore, espulsione per l’ex rossonero e Ibra non lascia scampo dal dischetto a Frey. Chiara svolta della partita, perchè ora il Genoa non può più limitarsi a difendersi e deve cercare la rimonta in inferiorità numerica e, infatti, il Milan potrebbe chiudere la partita dopo pochi minuti, quando Aquilani recupera furbescamente un pallone sulla linea di fondo strappandolo ad un avversario e lo serve al centro a Robinho con su scritto “Appoggiami in rete” ma lo sciagurato brasiliano riesce nell’impresa di alzarlo sopra la traversa da zero metri, come aveva già fatto contro il Barcellona; errore incredibile e ormai Binho rischia di diventare oggetto di studio di fisici e scienziati, perchè è contro le leggi delle fisica realizzare traiettorie così sballate. Sta di fatto che Robinho si sta specializzando a sbagliare i classici gol più facili da segnare e ciò indispettisce i tifosi e gli toglie sicurezza e fiducia. Il gol divorato ha un effetto negativo anche sull’intera squadra, che si ritrae, concede spazio al Genoa, comincia a giochicchiare senza troppa determinazione e rischia di gettare incredibilmente al vento una vittoria facile da condurre in porto contro un avversario in inferiorità numerica; in pratica i rossoneri giocano con la sufficienza e la presunzione di chi pensa di aver già vinto e rischiano grosso in un paio di occasioni, soprattutto sul colpo di tacco di Rossi che esce di pochissimo. Il Genoa, con la vivacità del nuovo entrato Merkel (altro ex della partita) ci crede e il Milan incredibilmente soffre, nonostante l’ingresso di Seedorf al posto di Ambrosini per gestire ancor meglio il possesso palla. Come spesso accade nel calcio, gioco crudele e senza logica, nel momento migliore di un Genoa orgoglioso, arriva il gol del Milan che ammazza la partita: spunto sontuoso di Boateng sulla sinistra e pallone servito al centro per Nocerino, che insegna a Robinho come si segna da pochi centimetri, anche se teoricamente dovrebbe avere piedi più ruvidi del fantasioso brasiliano. Partita finalmente chiusa ed è una fortuna, perchè l’improvviso e inspiegabile calo del Milan stava per costare caro ai rossoneri; nel finale c’è spazio anche per El Shaarawy al posto di Robinho, ma non sarà certo questo piccolo scampolo di partita a placare il malcontento del Faraone, che si sente un po’ escluso dal progetto Milan.
Vittoria importante per un buon Milan, anche se non esente da pecche: difesa troppo svagata in qualche occasione, attacco poco incisivo quando c’è da buttarla dentro, solita difficoltà ad affrontare difese schierate e chiuse, solito vizio di non chiudere in fretta le partite, rischiando di far rientrare clamorosamente in partita una squadra in inferiorità numerica che ha giocato meglio in dieci che in undici, ma solo perchè i rossoneri avevano rallentato. Ottime prestazioni del solito Ibra e di Nocerino, al quinto gol in campionato e giocatore più pericoloso là davanti, mentre Robinho rischia di diventare un vero e proprio caso, perchè se nella scorsa stagione sbagliava moltissimo ma segnava molto, ora sbaglia e basta e in modo anche troppo clamoroso ed allucinante. Comunque questo Milan corre come un treno, ha vinto sette delle ultime otto partite, segna con regolarità (partita di Firenze a parte), non subisce gol da quattro incontri, sta migliorando il rendimento anche in trasferta, come aveva espressamente chiesto Allegri e dimostra di essere in buona salute. Molte note positive, insomma, ed è bello addormentarsi da capolista, anche se solo per un notte, tanto per riprendere le buone abitudini!
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Post Originale:
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