Sesto senso, memoria e calcolatrice

Canale Milan

di Ezio Azzollini

L’ultima squadra a vincere uno scudetto con la difesa a tre fu il Milan di Zaccheroni, nel maggio del 1999. Come tredici anni dopo, anche allora la contesa era tra una squadra tutta cuore, fame di successo, stimoli, e difesa a tre, e una squadra costruita per vincere, e obiettivamente una spanna superiore, la Lazio di Eriksson. Allora, fu il Milan a vincere, dopo un filotto di sette vittorie consecutive.

Ma il paragone tra Juventus di Conte e Milan di Zaccheroni finisce qui: perché proprio quell’anno il Milan scrisse un capitolo importante della storia particolare delle grandi rimonte. La storia particolare delle grandi rimonte è: non è tanto difficile recuperare punti su una squadra magari superiore. Il difficile è poi non riperderli, quando il filotto finisce (perché prima o poi finisce) e gli altri ricominciano a correre. Il Milan di Zaccheroni non vinse lo scudetto perché recuperò sette punti alla Lazio in primavera inoltrata. O almeno non soltanto. Il Milan di Zaccheroni vinse lo scudetto perché non ebbe il tempo materiale di riperderli, quei punti. Cosa che sarebbe successa, prima o poi, magari una domenica dopo Perugia, dato che la squadra era già in flessione. Perché probabilmente, dopo la settima vittoria consecutiva, ci sarebbe stato il pareggio, e la Lazio sarebbe ripassata avanti. Come insegna anche la storia dei campionati 2005 e 2006: allora il Milan recuperò anche 11 punti alla Juventus, il problema è che il campionato proseguì, e per la legge dei grandi numeri il Milan riperse quei due o tre punti fatali.

Ecco perché la Juventus è passata in testa, consentite il paradosso, nel più sbagliato dei momenti giusti. Reduce da quattro vittorie, non è probabilmente nelle condizioni materiali di chiudere il campionato in maniera perfetta. Il campionato non finirà tra due o tre partite, e l’inciampo ci sarà: è molto difficile che la Juventus continui a vincere di qui (anzi, da un mese a questa parte) alla fine, vorrebbe dire 11 vittorie consecutive, una impresa riuscita due volte nella storia, all’Inter senza avversari del 2007 e, in maniera molto più credibile, alla Roma l’anno precedente.
E’ la stessa logica inerziale che ha portato il Milan a guadagnare punti sulla Juventus e a riperderli, grazie anche a vicissitudini di infermeria e miopia arbitrale: è molto difficile, pertanto, che la Juve non si fermi una, o magari due volte, di qui alla fine. Se così non fosse, compirebbe un’impresa riuscita due volte, e allora, spanne sotto o no, avrebbe di fatto vinto legittimamente lo scudetto, e poche discussioni. A meno che chiuda con un margine inferiore ai tre punti di vantaggio: allora, sarebbe difficile non pensare a Muntari. Il cui gol, almeno ieri sera, è stato visto: il ghanese ha capito che per non incorrere in antipatici malintesi, la porta bisogna proprio sfondarla.

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