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Nel 1992 viene lanciato in radio un singolo degli Elio e le Storie Tese destinato ad avere grande successo in Italia e non solo. La canzone si chiamava ‘Pipppero’, riaggiangiamento in chiave rock di un vecchio brano della musica tradizionale bulgara. Niente che avesse a che fare con il calcio ma per il trio comico milanese noto come la ‘Gialappa’s Band’ era un titolo eccellente da dedicare a quei giocatori continuamente presi di mira nelle loro trasmissioni. Tra questi c’era Florin Raducioiu, attaccante rumeno che imperversava sui campi della Serie A ad inizio degli anni ’90.
Generoso, bravo a dialogare con la squadra ma quando si trattava di metterla dentro, meglio rivolgersi a qualcun’altro. In Italia lo aveva portato a 20 anni il presidente del Bari Matarrese, soffiandolo al Bologna, dopo averlo visto giocare ai Mondiali del ’90 proprio al S. Nicola. Raducioiu veniva dalla Dinamo Bucarest, dove aveva esordito a soli sedici anni e si era conquistato l’affetto di tutti i tifosi, convinti che lui potesse diventare il Van Basten dell’Est. In Puglia però le attese non vengono ripagate: appena cinque i gol all’attivo e Mataresse, che sognava l’Europa con la coppia Boban-Raducioiu, vide invece i suoi più volte sfiorare la B. Niente di personale ma il patron pensò fosse meglio non concedergli un’altra chance e lo parcheggiò in prestito al Verona.
È con gli scaligeri che Raducioiu sale alla ribalta delle cronache. Se con il Bari il suo insuccesso era passato come uno dei tanti in cui incappano gli stranieri al primo anno di Serie A, il trend andò addirittura peggio nel secondo. I suoi errori non potevano passare inosservati, specie agli occhi della Gialappa, che ai campioni di questa categoria aveva anche dedicato una rubrica – quella di cui parlavamo all’inizio. Nemmeno l’avvento di Liedholm come direttore tecnico e la sua passione per la cabala salvarono il rumeno e il Verona dal fallimento. Raducioiu mise assieme la miseria di due reti in trenta presenze e i gialloblu conclusero la stagione con la retrocessione. L’attaccante provò all’ultimo a redimersi agli occhi dei suoi tifosi rinunciando allo stipendio, i dirigenti apprezzarono ma preferirono rimandarlo alla base. L’anno dopo, quando sembra destinato a tornare in Transilvania, finisce in comproprietà al nuovo Brescia di Corioni, intenzionato a creare in Lombardia una vera e propria colonia rumena. Il neo-presidente infatti aveva già preso l’esperto centrocampista Sabău e l’allenatore Mircea Lucescu, lo stesso che aveva lanciato Raducioiu e con il quale aveva vinto tutto in Romania. A chiudere il cerchio Corioni acquistò anche Gheorghe Hagi dal Real Madrid. È l’anno della svolta: nonostante un avvio complicato, Raducioiu trova una certa continuità ed a fine campionato è il capocannoniere dei suoi con 13 reti. Peccato che nel frattempo la stagione si era conclusa con un’altra retrocessione al termine di un drammatico spareggio con l’Udinese e per Raducioiu è nuovamente tempo di fare i bagagli. Le buone cose fatte vedere nell’anno però bastano ad aprirgli le porte del grande calcio. Il 15 luglio del 1993 per quattro miliardi il rumeno diventa un giocatore del Milan.
La storia però, non sarebbe dovuta andare in questo modo. Raducioiu era giunto a Milano come pedina di scambio: l’idea della società era quella di utilizzarlo per arrivare ad altri obiettivi, come l’uruguaiano Fonseca, ma alla fine non se ne era fatto nulla. A questo si aggiungeva che l’attaccante era stato squalificato in Europa per cinque giornate, a causa di uno schiaffo tirato all’arbitro di un Dinamo B.-Anderlecht, nel tentativo di emulare l’idolo Rocky Balboa. Eppure l’inizio lasciò presagire tutt’altro. Nonostante le gerarchie lo vedessero dietro ai vari Massaro, Papin e Simone, Raducioiu compì l’impresa di andare a segno all’esordio in tutte le competizioni: Atalanta, Vicenza e Porto i suoi bersagli tra Serie A, Coppa Italia e Champions. Ma dopo un’altra rete in campionato arrivò presto il momento di mettere i sogni da parte e tornare alla realtà. Capello trovò l’equilibrio con Savicevic e Raducioiu il campo non lo vide più. A fine stagione arrivarono poi i Mondiali di Usa ’94 e Florin finì regolarmente tra i convocati pur avendo disputato una stagione tutt’atro che indimenticabile. Il giorno dell’esordio, la Romania affronta la temibile Colombia di Valderrama, la partita finisce 3-1 e Raducioiu mette a segno una doppietta (l’esultanza nella foto, ndr) ma a fine gara, il giocatore scopre di essere stato ceduto all’Espanyol. Poco male, Florin disputa un ottimo torneo e conquista con i suoi compagni un incredibile 5° posto finale.
Neanche in Spagna però le cose andranno per il meglio. Arrivano quindi le esperienze al West Ham, allo Stoccarda e di nuovo al Brescia e alla Dinamo Bucarest. Poi, nel 2001, l’approdo al Monaco e la rete che gli vale il record di unico giocatore ad aver segnato nei cinque maggiori campionati europei. Un record incredibile che però non gli ha ancora garantito una chance come allenatore, perché la storia del Pippero nessuno l’ha dimenticata.
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Post Originale:
Meteore rossonere – Il ‘Pippero’ della Gialappa, Florin Raducioiu