Kevin Prince Boateng, in una lunga intervista rilasciata al mensile So Foot, ha parlato della sua infanzia e delle sue origini umili, di come si trova al Milan e del suo rapporto con Melissa Satta e con la città.

Aveva un soprannome molto particolare, nulla a che vedere con l’appellativo per i suoi gol dato dai tifosi, appunto Il Morso del Boa: “Mi chiamano Ghetto Kid, perché vengo da un quartiere di Berlino considerato dai tedeschi come un vero e proprio ghetto. Non è propriamente un ghetto, ma non saprei dire a cosa assimigli. Di certo è un quartiere difficile, vengo da lì ma ne sono uscito.” Un po’ ha fatto lo stesso Ibra…

In quegli anni racconta di essere stato a stretto contatto con la delinquenza: “C’era molta criminalità, spacciatori che vendevano droga, ho visto con i miei occhi degli spari su un uomo. In molti, quando vivono nel bisogno, diventano aggressivi perché pensano di non meritare la realtà che vivono. Ho tanti amici che sono finiti in prigione o che son stati accoltellati.”

Ma tutto sommato la sua è stata un’infanzia felice: “Anche se a volte il frigo di casa era vuoto. In quei casi andavo a mangiare a casa di amici.” Ancora una similitudine con gli attimi di vita vissuta raccontati da Ibra nella sua autobiografia Io, Zlatan.

 Un accenno anche a suo fratello: “Poteva diventare calciatore e ha sprecato tutto. E’ stata la mia fortuna perché ho trasformato il mio rancore in qualcosa di positivo e ne sono fiero. Spero di diventare un eroe per la gente che ancora vive lì.”

E sull’altro fratello, quello che è diventato un calciatore, Jerome, difensore centrale del Bayern Monaco e della Nazionale tedesca, spiega: “Ci sentiamo quasi tutti i giorni, siamo buoni amici, anche se c’è una certa distanza. Abbiamo mentalità diverse perché siamo cresciuti in ambienti diversi.”

Il padre invece quasi non lo conosce: “Quando avrei avuto bisogno di lui, semplicemente non c’era.”

Fonte: gazzetta.it

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