Canale Milan
Filippo Galli, responsabile tecnico del settore giovanile del Milan, ha affrontato in un’intervista a tempi.it i problemi del calcio giovanile italiano.
“Ci vuole un cambio di mentalità: tutti dobbiamo capire che in questo momento il nostro calcio non può essere al top, perché ha bisogno di alcuni ridimensionamenti a livello economico-finanziario. Dobbiamo saper investire, e dalla base: far crescere i giovani e permettergli di fare esperienze che gli permettano di essere poi protagonisti con la prima squadra“.
“Il problema principale è che non esistono squadre B, o i club non hanno società satellite dove poter valorizzare i ragazzi una volta che questi hanno finito il loro percorso con la primavera, dato che i campionati giovanili non sono in grado di preparare ora in assoluto al professionismo“.
“Il modello da imitare è quello della Juve: è un calcio che va verso il futuro, sempre più simile a quello dei grandi club europei. La squadra bianconera ha un impianto sportivo di sua proprietà, ha iniziato ad inserire in questo una scuola. Bisogna dare la possibilità ai giovani di studiare. Questo sport tiene i ragazzi impegnatissimi: già a 15 anni per qualcuno iniziano gli impegni con le nazionali Under 15, il tempo da dedicare ai libri è quindi poco. Se non c’è collaborazione con le scuole diventa tutto più difficile e poco funzionale alla crescita di questi ragazzi”.
“Non è vero che i ragazzi nelle nostre società sono inquadrati, anzi, noi vogliamo proprio che siano liberi di manifestare il loro estro. Sicuramente c’è poi un problema culturale, legato a tutte le componenti che agiscono sul calcio: i genitori, gli istruttori. Ecco, per esempio noi puntiamo tanto sulla preparazione dei nostri istruttori, non soltanto a livello tecnico-tattico, ma anche psico-pedagogico, per migliorare il loro rapportarsi coi ragazzi. Prima di insegnare al bambino devi saper arrivare a lui. Questo è fondamentale“.
“Il Milan è una società professionistica, e già a partire da 14-15 anni cerchiamo di dare un taglio più professionale, impegnandosi a far emergere il loro talento. Però abbiamo sempre l’obbiettivo di far crescere i ragazzi con principi sani, e senza tagliar fuori le famiglie. Se c’è un problema, è di tutti: la scorsa settimana abbiamo preso un ragazzino di 14 anni e c’erano già le prime interviste fuori dalla sede del Milan. Capisci, questo è sbagliato, ma è dovuto ad un approccio errato di tante componenti a questo sport“.
Commenta l’articolo nel forum di Canale Milan
Ti potrebbe interessare anche…
Post Originale:
Galli: “Servono le squadre B, i campionati giovanili non preparano al professionismo”