Da ieri è ufficiale anche l’addio al Milan di Zlatan Ibrahimovic. La settimana scorsa era toccato a Thiago Silva al Psg. Dalla cessione dello svedese il club di via Turati ha ricavato 23 milioni di euro, da quella del brasiliano 42. I conti sono presto fatti: il totale è di 65 milioni di euro.

Partiamo da una evidenza su cui tutti possiamo concordare. Sostituire dal punto di vista tecnico questi due calciatori sarà impossibile. Difensori del livello di Thiago Silva, in giro per il mondo, ce ne sono davvero pochi. Forse è il migliore è Sergio Ramos. Peccato che il Real Madrid non lo cederebbe e se lo facesse non accetterebbe meno di 50 milioni di euro.

E un attaccante simile a Ibra? Non esiste. Non c’è uno capace di andare a segno con facilità, di fare assist in quantità industriale e fare a sportellate contro intere difese.

Insomma, chi arriverà, sarà necessariamente di livello inferiore rispetto allo svedese e al brasiliano. Anche perché il budget a disposizione è veramente limitato.

I nomi per il calciomercato che sentiamo circolare in queste ore non ci convincono affatto. Da Rolando ad Astori, da Matri a Pazzini, nessuno è in grado di dare alla squadra quel qualcosa in più che serve per competere ad alti livelli. In questo momento la coppia difensiva titolare sarebbe formata da Mexes e Bonera (o Acerbi) e l’attacco da Cassano e Pato (o Robinho). Se pensiamo alle formazioni della Juventus, del Barcellona, del Real Madrid, del Chelsea, del Bayern, del City e dello United ci rendiamo conto che siamo molti gradini più giù.

Lasciando da parte la Champions, che al momento sarebbe pura utopia, anche in Italia molti club sono notevolmente più forti del Milan. Non solo: quando si cambia troppo, il disastro è dietro l’angolo. Ricordate le stagioni 96-97 e 97-98? Arrivarono una marea di nuovi: da Ba a Ziege, da Davids a Kluivert, da Bogarde a Maniero, ecc. Per due anni consecutivi fuori dalle coppe, a metà classifica. Ecco: è quello che potrebbe succedere di nuovo. Il danno economico sarebbe pazzesco e i 65 milioni ricavati dalle cessioni sarebbero letteralmente buttati nel cesso.

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