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Nonostante l’addio di Seedorf e Van Bommel, anche quest’anno il Milan avrà il suo contingente di olandesi: a far compagnia ad Emanuelson ci sarà Nigel De Jong, che Urby già aveva conosciuto ai tempi dell’Ajax. Il centrocampista proveniente dal Manchester City è il quindicesimo olandese a vestire la maglia rossonera.
La storia dei Paesi Bassi in rossonero comincia più di un secolo fa, quando François Menno Knoote, primo orange del calcio italiano, difende la porta del Milan per una stagione (1905-1906), vincendo un campionato pur giocando raramente. Knoote arriva a Milano spinto dalla sua grande passione, che non è il football ma la lirica: preoccupato di salvare la propria voce dalle malattie, gioca solo quando in cielo splende il sole ed il terreno è asciutto. Si racconta di come in un’occasione, durante una gara iniziata con il bel tempo, il portiere olandese scappi dal campo alle prime avvisaglie di un acquazzone, lasciando i compagni di squadra in dieci. Non bastasse, qualche anno dopo Knoote ha un’altra pessima idea: è tra i fondatori della seconda squadra di Milano, l’Inter.
Per vedere un’altro olandese indossare la maglia rossonera bisogna aspettare decenni: è il 16 giugno 1981 quando Johan Cruijff gioca per quarantacinque minuti con il Milan nella gara contro il Feyenoord, valevole per il Mundialito per Club, torneo non ufficiale organizzato da Canale 5. Sarà l’unica apparizione con il Milan di Cruijff, ormai trentaquattrenne e sul viale del tramonto, pronto a tornare in Olanda per concludere la carriera con il Feyenoord, dove sarà compagno di squadra di un’altra futura stella dell’Olanda e del Milan: Ruud Gullit.
Con l’arrivo di Gullit (dal PSV Eindhoven per la cifra allora record di circa 13 miliardi di lire) e di Van Basten (proveniente dall’Ajax, costato meno di due miliardi) nell’estate del 1987 si pongono le basi per il Milan degli olandesi, completato l’anno successivo con l’acquisto di Frank Rijkaard dallo Sporting Lisbona. Il trio orange vince tutto con il Milan e occupa le prime tre posizioni nella classifica del Pallone d’Oro 1988. Anche a Gullit, come a Knoote, piace cantare: nel 1988, con la band reggae dei Revelation Time arriva al terzo posto nelle classifiche olandesi con la hit anti-apartheid South Africa.
Dopo la prima, strepitosa, ondata di olandesi, il Milan ci riprova, nella seconda metà degli anni novanta: ma è un fallimento sotto ogni punto di vista. Nell’estate del 1996 arrivano Michael Reiziger e Edgar Davids: ventitreenni, arrivano a costo zero dall’Ajax, tra i primi colpi resi possibili dalla sentenza Bosman. Davids diventa famoso per le notti brave e le risse in strada (e per non essere un tipo propriamente simpatico), mentre Reiziger, palesemente inadatto, viene sbolognato a fine stagione al Barcellona di Van Gaal (anche in Catalogna gli olandesi vanno sempre di moda). Il centrocampista resiste in rossonero fino al gennaio 1997, quando si trasferisce alla Juventus; Billy Costacurta commenta: “Se ne va una mela marcia dal gruppo”. Qualche anno più tardi, la mela marcia sarà protagonista di una storica rissa estiva con Cosmin Contra.
Fallito il primo tentativo, il Milan ci riprova con un’altra coppia di olandesi, ancora a parametro zero e ancora dall’Ajax: Patrick Kluivert e Winston Bogarde. Piacciono molto al nuovo tecnico Fabio Capello. Kluivert è, stando a Galliani, la risposta del Milan all’acquisto di Ronaldo da parte dell’Inter; ha nel suo passato una condanna per aver causato un incidente stradale (costato la morte ad una persona) e delle accuse, poi dimostratesi false, di stupro; Bogarde, che arriva a Milano con la moglie Lidia, cugina di Clarence Seedorf, è un difensore che può giocare al centro o a sinistra e avverte: “Non farò la fine di Reiziger”. Infatti riesce a fare peggio: solo quattro presenze in totale con il Milan, tra settembre e novembre 1997, quando si decide che per la salvaguardia della squadra è meglio non rivederlo più in campo. All’attaccante non va molto meglio: 33 presenze tra campionato e coppa Italia e solo 9 gol. A fine stagione i due vengono ceduti, indovinate un po’, al Barcellona.
Nell’estate del 2002 arriva dall’Inter, in cambio di Francesco Coco, Clarence Seedorf. Pedina fondamentale del Milan di Ancelotti, in dieci stagioni diventa il giocatore straniero ad aver collezionato più presenze in rossonero (432). Fondamentale il suo contributo alla vittoria della Champions League 2007 (non a caso quell’anno l’Uefa lo premia come miglior centrocampista), Clarence, tra le altre cose, ha il merito di aver portato al Milan un altro olandese, dalla storia un po’ particolare.
Harvey Esajas è un difensore olandese che, dopo un’inizio di carriera promettente, anche a causa di numerosi infortuni, smette di giocare a calcio: ingrassa fino a pesare 100 chili, per mantenersi gestisce una discoteca e poi un negozio di antichità, fa il cameriere ed il lavapiatti, finchè un giorno, grazie all’intercessione di Seedorf, comincia ad allenarsi con il Milan, torna ad essere un calciatore e riesce persino ad esordire in maglia rossonera: entra a tre minuti dalla fine di un ottavo di ritorno di Coppa Italia contro il Palermo. In seguito viene persino convocato per la finale di Champions a Istanbul, prima di giocare per Legnano e Lecco.
Dal 2004 al 2006 un altro olandese è protagonista nel Milan: Jaap Stam. Arrivato non più giovanissimo dalla Lazio, Stam si conferma difensore solidissimo, collezionando 65 presenze e due gol, uno dei quali segnato contro l’Inter, di testa, nel derby dei quarti di finale di Champions League del 2004. Dopo due stagioni sente nostalgia di casa e viene ceduto all’Ajax.
Nell’estate 2009 è il turno di Klaas Jan Huntelaar. Proveniente dal Real Madrid, viene raramente schierato da titolare; poco compatibile con gli schemi del Milan di Leonardo, gli viene spesso preferito Borriello. Il cacciatore ha comunque un’ottima media gol in relazione ai minuti giocati e regala qualche bel momento, come lo strepitoso pallonetto di Catania o il sinistro dalla lunga distanza di Cagliari. Totalizza 30 presenze e 7 reti prima di essere ceduto allo Schalke 04.
A gennaio 2011, anche per far fronte ai molti infortuni, arrivano due tulipani a basso costo, l’esperto Mark Van Bommel ed il sosia di Robinho Urby Emanuelson. Il primo, capitano della nazionale olandese tra il 2010 e il 2012, guida il centrocampo del Milan nella lotta per lo scudetto numero 18 e saluta tutti, in lacrime, dopo una stagione e mezza; il secondo, dopo i primi sei mesi di ambientamento, viene usato con alterne fortune in diverse posizioni, trovando anche il gol in qualche occasione. Ma la sua, come quella del Lawnmower appena arrivato, è una storia ancora da scrivere.
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Post Originale:
L’Olanda rossonera da Knoote a De Jong