Un disastro più o meno annunciato, l’inizio di campionato del Milan. E anche in Champions League i rossoneri non avranno vita facile. Lo scorso anno si arrivò ai quarti e si uscì col Barcellona. Stavolta il cammino potrebbe terminare molto prima. Perché lo Zenit di Spalletti non ha nulla da invidiare al Milan, anzi. E il Malaga e l’Anderlecht non sono poi tanto inferiori alla squadra di Allegri.
Ma torniamo al campionato, a meno di 24 ore dalla seconda disfatta casalinga consecutiva. All’esordio il ko con la Sampdoria, ieri la sconfitta con l’Atalanta, sempre per 0-1. In mezzo il successo a Bologna, che però non poteva entusiasmare e ingannare nessuno. Perché i problemi del Milan sono sotto gli occhi di tutti tranne, forse, dei suoi dirigenti. Galliani continua a essere ottimista, a parlare di scudetto, ecc. Ma i fatti dicono che questa squadra non è in nessun modo in grado di lottare per le posizioni che contano. Andare in Europa League sarebbe già un’impresa.
Intendiamoci. La partenza di Thiago Silva, Zlatan Ibrahimovic, Antonio Cassano, Alessandro Nesta, Mark Van Bommel, Gennaro Gattuso, Clarence Seedorf e Filippo Inzaghi ha indebolito e tolto identità alla squadra. Sono arrivati Francesco Acerbi, Cristian Zapata, Nigel De Jong, Giampaolo Pazzini, Bojan Krkic, Kevin Constant e Bakaye Traorè. Questo Milan è inferiore a quello delle ultime stagioni. Ma non si può dire che sia inferiore a Samp e Atalanta, suvvia!
Sampdoria e Atalanta che non hanno fatto nulla di eccezionale a San Siro per vincere. Basta davvero poco, ormai, per espugnare il Meazza. Basta chiudersi in difesa e ripartire in contropiede: il gol prima o poi arriva, anche se grazie agli episodi. Ieri è stato decisivo un tiro da quasi 30 metri, la Samp ha vinto con una rete da calcio d’angolo, il Bologna ha segnato su rigore. La difesa, nonostante la partenza di Thiago Silva, non concede poi moltissimo, bisogna ammetterlo. I veri problemi sono a centrocampo e in attacco.
De Jong è un buon giocatore, simile a Van Bommel. Ma Ambrosini ha 35 anni, Nocerino è lontano parente di quello che lo scorso anno realizzò 10 gol. Emanuelson è un ectoplasma, Flamini è troppo inconstante, Constant è nulla più che un riserva, come lo era nel Genoa… Traorè? Non pervenuto: lo hanno già dipinto come il nuovo Taiwo. Montolivo? Non illudiamoci: non è nuovo Pirlo, e si sapeva. Lo juventino è di un altro pianeta, anche se il ruolo sarebbe lo stesso.
L’attacco è il reparto coi maggiori problemi. L’unico a segnare è stato Pazzini. El Shaarawy è un fantasma in campo, Bojan non ha saputo fare di più, anche se ha giocato col contagocce. Robinho e Pato sono costantemente ai box. Boateng? Si crede Messi. Ma, finora, si è fatto notare solo per qualche pallone sparato in tribuna.
La squadra nel complesso è deboluccia, ma questo non può giustificare il non gioco sconcertante di queste prime tre partite. Lenti, senza idee, incapaci di fare cross e passaggi filtranti: i rossoneri sono davvero deprimenti. E hanno pure il coraggio di arrabbiarsi per i fischi di San Siro. Vorrebbero forse essere applauditi per lo spettacolo osceno regalato in questo inizio campionato?
Galliani ha le sue colpe, ma Allegri è pure responsabile. La sua squadra è quella che oggi gioca il peggior calcio d’Italia. Zero schemi, zero idee. Persino i calci d’angolo vengono battuti male. Roba da dilettanti. Viene da chiedersi cosa facciano i calciatori durante la settimana…
Siamo troppo critici? Forse. Ma non c’è dubbio che se non si riesce a dare una sterzata a questa stagione, da subito, si rischiano brutte figure in serie. Già nel biennio 1996-1998 il Milan fu rivoluzionato e finì puntualmente fuori dalle coppe europee. Galliani cambiò ben tre allenatori: Tabarez, Sacchi, Capello. Fu cacciato anche lui, che aveva vinto quel che sappiamo. Allegri, che ha vinto un decimo di don Fabio, è avvertito.