Andriy Shevchenko: il Re dell’Est

Lascio per motivi familiari, ringrazio la società per tutto quello che mi ha dato e anche perché mi ha ascoltato e ha valutato la mia volontà di trasferimento. Non c’entra nulla il mio rapporto con allenatore, squadra e società e neppure i soldi. Sono dispiaciuto perché ho visto gli occhi dei tifosi e i tanti messaggi arrivati. Non c’entra nulla mia moglie, abbiamo deciso insieme per il bene della nostra famiglia“. 

26 maggio 2006, è l’epilogo dell’avventura rossonera di Shevchenko, uno dei più grandi attaccanti della storia, un mito che ha origini molto lontane.

L’ESPLOSIONE, FENOMENO DI KIEV – Andriy nasce a Dvirkivschina il 29 Settembre 1976. Il piccolo passa l’infanzia nel distretto abitativo di Obolon e sferra i primi calci al pallone a scuola. A 9 anni emerge il suo talento cristallino, spicca in un torneo giovanile ed un osservatore della Dinamo decide di portarlo nelle giovanili del Kiev.  Sarà la strada dell’emersione nella celebre squadra della capitale ucraina, fino al 1992, anno in cui giunge alla Dinamo 2. Sheva brucia le tappe, capocannoniere con 12 reti riesce a guadagnarsi l’anno successivo l’esordio in prima squadra ed in Under 21. Il talento si materializza, arrivano subiti i primi timbri in campionato e Champions League. L’anno 1995-1996 sancisce la sua definitiva consacrazione da titolare, 16 reti in 31 gare di campionato e titolo nazionale, saranno  5 i Campionati ucraini conquistati al termine della sua esperienza in patria.

Il 5 Novembre 1997 incanta l’Europa in un match rimasto storico,  Barcellona-Dinamo Kiev 0-4, epica tripletta realizzata nell’arco del primo tempo, impavido al cospetto della magica Champions League, competizione di cui, l’anno seguente, sarà capocannoniere con 10 sigle. Un’annata pazzesca (98/99) per i ragazzi di  Valeriy Lobanovskyi che si fermano solo in semifinale contro il Bayern Monaco, i bavaresi però si piegano al Manchester United in una delle finali più incredibili che la storia ci ha regalato. Shevchenko è ormai un astro del calcio del vecchio continente, è giunto il momento di emigrare, ma tornerà.

DIAVOLO UCRAINO –  Nell’estate 1999 Galliani porta a Milano, alla corte di Zaccheroni, un 22enne ucraino di belle speranze per circa 25 milioni di dollari: “Ho visto Milanello e sono rimasto sorpreso dall’ efficienza e dall’ organizzazione della mia nuova società. Piu’ che una società ho trovato una famiglia. Due anni fa ho giocato una partita a San Siro, quando sono sceso in campo ho pensato che un giorno quello poteva essere il mio stadio. Ora che sono qui non mi sembra vero“.

Predestinato – Giovane ma deciso, il neo rossonero sceglie il numero 7 e colpisce all’esordio in Serie A  (Lecce-Milan 2-2), prodigio di rapidità e spregiudicatezza, al termine della stagione salirà sul tetto dei cannonieri del campionato italiano,  secondo straniero dopo Michel Platini a compiere tale impresa. Le 2 stagioni successive saranno di transizione,  34 reti in 51 partite ufficiali per Andriy, 6° e 4° posto in campionato, quest’ultimo fondamentale spartiacque per il cammino europeo del Diavolo.

Occhi della Tigre – Old Trafford, Il Teatro dei Sogni di Manchester, la prima (ed unica) finale di Coppa Campioni tra 2 italiane: il Milan di Carlo Ancelotti e la Juventus di Marcello Lippi. I rossoneri sono giunti alla resa dei conti superando in semifinale i cugini con il beffardo 1-1 in “trasferta” firmato Sheva, e sarà proprio lui il killer del match. La gara scorre fino ai tempi supplementari, ancora una volta saranno i calci di rigore a decretare la regina d’Europa. Al quinto tentativo bianconero il risultato provvisiorio di 2-2, ma deve ancora tirare l’intrepido Sheva. 11 metri di distanza dalla gloria, sguardo gelido ed intenso allo stesso tempo, gli occhi della Tigre che ipnotizzano Buffon e scatenano il delirio rossonero. Una sequenza infinita, il fischio dell’arbitro, il silenzio, la rincorsa e infine il tiro, palla a destra, portiere a sinistra, il gol, la gioia.

Ma non finirà qui il momento d’oro dell’ucraino, 3 giorni più tardi la conquista della Coppa Italia, il 29 agosto dello stesso anno mette a segno il gol della vittoria nella Supercoppa Europea: Milan – Porto termina 1-0, gli uomini di Mourinho si piegano allo stacco imperioso del Vento dell’Est.

Pallone d’Oro – Non smette di segnare Sheva, nel 2003-2004 Scudetto e nuovo titolo di capocannoniere, ad Agosto stende la Lazio in Supercoppa italiana con una tripletta, al termine della stagione riceverà l’ambito Ballon d’Or.

La disfatta di Istanbul – Una macchia nella sua maestosa carriera, la sciagurata finale in terra turca ribalta le leggi del calcio, il Liverpool sotto di 3 reti al termine della prima frazione capovolge il match fino al 3-3 ed al gong dei 90 minuti. Una partita stregata, che ancor oggi non trova spiegazione nei ricordi dei protagonisti, l’emblema dell’imprevidibilità dello sport che alla fine premierà la formazione di Benitez. L’atto secondo dal dischetto decisivo non avrà lo stesso esito, Jerzy Dudek ipnotizza Shevchenko e consegna la coppa ai Reds.

Fuga da Milano – Ci sarà ancora spazio per record, magie e prodezze nell’ultimo anno nella capitale lombarda. Il 23 Novembre 2005 si scatena in uno storico poker contro il Fenerbahce ai gironi di Champions, l’8 Febbraio diventa il secondo marcatore della storia rossonera, chiuderà la prima esperienza milanese con 173 gol ed il grande rimpianto di non aver tentato l’assalto a Gunnar Nordahl (a quota 221). La sua ultima apparizione è  Parma-Milan 2-3 del 7 maggio 2006, la settimana seguente, infortunato, seguirà Milan-Roma in curva con i tifosi, l’ultima foto di una magnifica storia d’amore. Sì, perché anche le favole più belle giungono alla conclusione, una delle cessioni più tristi e dolorose, un addio amaro, amarissimo.

Bersaglio comune della tifoseria diverrà lo moglie, Kristen Pazik, colei che avrebbe deciso, nonostante le smentite, di emigrare in Inghilterra per favorire l’istruzione del figlio tramite lo studio della lingua inglese. Non sempre “dietro un grande uomo c’è una grande donna” penseranno i più. Sheva cede dunque alle lusinghe di Roman Abramovič e passa al Chelsea per 46 milioni di euro.

BRITISH EXPERIENCE – “Sono qui per una sfida e sono eccitato all’idea di giocare in Premier League.  ”Passo da una grande squadra ad un’altra. Era il momento giusto per venire qui, fossero stati i soldi la mia motivazione, probabilmente sarei rimasto al Milan”. Ma il feeling tra l’ucraino ed il calcio inglese non sboccerà mai, l’avventura con i Blues farà la felicità dei tabloid, molto meno del suo team, le statistiche parlano di 22 reti in 77 gare condite da tanto gossip e polemiche. Si discute della sua sessualità e del suo abbigliamento intimo, nel luglio 2008 il  The Sun lo elegge  ”il peggior affare di calciomercato dalle squadre della Premier League negli ultimi 10 anni”. Nell’estate 2008 dunque veste i panni del “figliol prodigo”, dopo numerosi rumors il clamoroso ritorno in maglia rossonera diventa realtà.

MILANO ATTO 2 – Le seconda esperienza si concretizza il 23 agosto con il passaggio ufficiale in prestito alla società di Via Turati. I tempi sono cambiati, le gerarchie anche, il 7 è adesso del giovane Pato, sulle sue spalle incide dunque il 76 che indica l’anno di nascita. Il remake in rossonero lo vede ai margini, l’ombra dello Sheva che fu. Solo 2 le reti siglate, in Coppa Uefa a Zurigo ed in Coppa Italia contro la Lazio, rimarrà una parentesi grigia, la controfigura dell’attaccante devastante che aveva accecato la Milano rossonera.

RITORNO ALLE ORIGINI – Il 28 agosto 2009, dopo 1 sola apparizione con il Chelsea, torna a casa, nel club che gli ha permesso di raggiungere il grande calcio, alla Dinamo Kiev. Il numero 7 (anche questo un déjà vu) pare subire il fascino dei ritorni, questa volta però non sarà un fantasma. L’Usignolo di Kiev tornerà al gol per 30 volte in 83 presenze

 EURO 2012 – Il ct Oleh Blochin lo convoca per le fasi finali di Polonia-Ucraina 2012, le 3 gare dei gironi saranno le ultime apparizione ufficiali di Sheva. Ed è il match d’esordio a ricordare a tutto il mondo l’immensa classe ed il senzo del gol di un goleador senza tempo, per un ultima volta mattatore assoluto di un match. Nella sfida tutta rossonera contro la Svezia di Ibrahimovic trascina il suo Paese alla vittoria con una doppietta di testa.

Emblema della sua Nazionale, è il cannoniere più prolifico della storia con 48 centri, 2° per presenze complessive alle spalle di Tymoščuk ed ancora in vetta per le presenze da capitano. Difficilmente l’Ucraina potrà ammirare ancora un campione di tale spessore.

IL PRESENTE IN POLITICA – Terminata la carriera da calciatore Shevchenko si è immesso nel cammino politico entrando a far parte del partito Україна – Вперед! (Ucraina – Avanti!) capeggiato da Natalija Korolevs’ka.

di Carmelo Abate

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