In attesa della prima stracittadina stagionale, escludendo il trofeo Tim, riviviamo le emozioni del 13 maggio 2003, quando le milanesi erano fra le prime quattro d’Europa e si giocavano l’accesso alla finale di Manchester.
La gara d’andata, terminata 0-0 e davvero povera d’emozioni, ha messo in luce tutto il difensivismo tipico dei club nostrani, la stampa estera non c’è andata giù leggera. In campionato massiccio turn-over, così se i nerazzurri vengono stoppati dal Parma fra le mura amiche, i cugini regalano al Brescia di Mazzone vittoria e permanenza in Serie A. Con entrambe le compagini in forma fisica scadente, i giornali provano ad indovinare le formazioni: si va da chi vorrebbe i fantasmi di Serginho e Rivaldo titolari al posto di Costacurta ed Inzaghi (ah no, aspettate, quello era Berlusconi), a chi invoca il recupero lampo di Christian Vieri (infortunatosi gravemente al ginocchio destro).
Cuper, Hombre Vertical stranamente inserito nel registro degli indagati di Scommessopoli, punta forte su Hernan Crespo, forte del lauto bottino (9 reti con due triplette) di coppa. La Champions resterà tabù per entrambi gli argentini, il primo beffato due volte in finale col Valencia, l’altro autore addirittura di un’inutile doppietta nella fatal Istanbul del 2005, con la maglia (ironia della sorte) del Milan. In Piazza Meda, la Banca Popolare di Milano è sede di camping dei tifosi a caccia dell’ultimo biglietto disponibile (addirittura 9 le ore di coda per i più arditi) mentre i bagarini, abili a trasformare tagliandi da 15€ in plusvalenze che nemmeno i Pozzo, brindano a colpi di salamella e Dom Pérignon. I supporter più sfortunati dovranno invece accontentarsi di Piccinini e Castagner su Canale 5. Per i bookies padroni di casa favoriti di pochissimo (2,55), merito, forse, dell’annunciato forfeit di Nelson Dida, alle prese con un guaio alla mano sinistra.
L’arbitro sarà Gilles Veissière, francese, oggi cinquantaduenne ed internazionale dal 1992; ha partecipato ai Campionati del Mondo di Corea e Giappone e fu già letale ai nerazzurri nei quarti di finale di Champions League 1999 contro il Manchester United. Sciolti gli ultimi dubbi di formazione (gioca Pirlo e non Ambrosini, Coco non recupera, sì a Recoba al posto di Kallon), l’inquadratura vira sugli spalti, dove dominano le coreografie delle contendenti: sobria quella casciavit, con la scritta ‘Milano’ in bianco su sfondo rossonero, più pungente la nerazzurra, col serpentone minaccioso in mezzo ai caratteri ‘creò l’Inferno ma non lo sopportò, nacquero il Biscione e la Curva Nord‘.
La partita vista da non tifosi rischierebbe di assopire il più assuefatto dei caffeinomani, il Milan prova almeno a giocarla col rombo ormai entrato nella storia, ma la retroguardia cuperiana, guidata da navigatori esperti come Materazzi, Cannavaro e Cordoba, non sbanda e viene pizzicata dall’Usignolo di Kiev soltanto dopo ventiquattro minuti, il cui destro su lancio di Maldini va fuori d’un soffio. Crespo si sbatte, ma la sua conclusione in avvio non può creare problemi ad Abbiati, in divisa dorata e capelli più lunghi del solito. Vincono noia e nervosismo (Di Biagio, Rui Costa, Inzaghi e Gattuso finiti sul taccuino dei cattivi) fino al minuto 46, quando Seedorf e le sue treccine vedono il taglio di Sheva, che disorienta Cordoba (subendo pure fallo) e scaglia la sfera stellata alle spalle di Toldo, in disperata uscita. La corsa del numero 7 rossonero scalda l’atmosfera, ora all’Inter servirebbero due gol per scongiurare la beffa.
Lasciati negli spogliatoi Gigi Di Biagio, troppo nervoso, e Chino Recoba, assente ingiustificato da 4 in pagella (ma ‘era in ottime condizioni‘ – afferma Cuper), l’Inter prova a ripartire nella ripresa da Martins e Dalmat, ci provano Emre e Conceiçao, mentre Vento di Passione da Kiev sfiora la doppietta con un destro che non curva abbastanza. A meno di dieci dal termine, Billy Costacurta la combina grossa, tentando un azzardato retropassaggio (involontario, ci auguriamo): Maldini fa la guardia a Martins, che con un’auto-espaldinha s’invola verso Abbiati, Cuore di Drago può giusto vedergli di sfuggita la targa, il sinistro di Oba Oba s’insacca, capriole urlanti di gioia. Ora i rossoneri temono, hanno paura e Kallon, entrato per lo spento Crespo, viene stoppato dal sacro ginocchio di Abbiati, che poco dopo salverà sul colpo di testa di Cordoba, merito forse dei guanti ricamati col nome della figlia Giulia? Chissà come sarebbe finita con Dida tra i pali… Veissiere manda tutti negli spogliatoi, Zanetti, in lacrime, rimanda di 7 anni l’appuntamento con le grandi orecchie.
INTER-MILAN 1-1 (0-1)
MARCATORI: 46′ (pt) Shevchenko; 83′ Martins
INTER (3-5-2): Toldo; Cordoba, Materazzi, Cannavaro; J.Zanetti, C.Zanetti, Di Biagio (46′ Dalmat), Emre, Conceiçao, Recoba (46′ Martins), Crespo (71′ Kallon). A disposizione: Fontana, Gamarra, Vivas, Pasquale. All.: Cuper
MILAN (4-3-1-2): Abbiati, Costacurta, Nesta, Maldini, Kaladze, Gattuso, Pirlo (89′ Brocchi), Seedorf, Rui Costa (64′ Ambrosini ), Inzaghi (80′ Serginho),Shevchenko. A disposizione: Fiori, Roque Junior, Rivaldo, Tomasson. All.: Ancelotti
Arbitro: Veissiere (Fra)
Alan Bisio