Intervenuto a SkySport 24, lo storico editorialista de La Gazzetta dello Sport Alberto Cerruti si è soffermato sulla situazione disastrosa in casa Milan, facendo qualche riferimento al passato e analizzando con la consueta schiettezza le incongruenze del presente.
Allegri come Tabarez? “No, anche peggio. Quando fu richiamato Sacchi il Milan di Tabarez era settimo; Sacchi lasciò appositamente la Nazionale e prese in mano la squadra alla vigilia dell’ultima partita del girone di Champions, col Rosenborg. Bastava un pareggio, ma il Milan perse partita e passaggio del turno. A fine stagione la squadra chiuse all’undicesimo posto, il peggior piazzamento dell’era Berlusconi; e Tabarez non era partito così male…“.
Dunque, il cambio di allenatore fu deleterio: “I cambi in corsa non giovano al Milan, basti pensare alla stagione 1981-1982, quando fu mandato via Radice e il subentrante Galbiati non riuscì ad evitare la retrocessione. Credo che in questo Milan ridotto così male anche un piccolo sforzo potrebbe servire, del resto perfino Ambrosini ha riconosciuto che è il momento peggiore degli ultimi decenni“.
La sconfitta col Genoa sarebbe il capolinea della gestione Allegri? “Per sapere cosa accadrebbe in caso di sconfitta col Genoa, bisognerebbe essere nella testa di Berlusconi, che non a caso tace. L’esonero di Allegri ha tenuto banco anche prima delle partite con Inter, Lazio e Malaga, ma alla fine l’allenatore non è cambiato. Purtroppo la società non ha fiducia in Tassotti, l’uomo ideale per questo Milan, dotato della stessa calma di Ancelotti; non c’è la disponibilità economica per cercare un sostituto all’estero (ad esempio Van Basten o Rijkaard) e dunque il Milan non sa cosa fare. La fiducia ad Allegri è a tempo, ma un allenatore così in bilico non può resistere a lungo; ieri sera ha schierato una formazione inedita, ma non si è capito dove volesse arrivare. I cambi alla fine lo hanno dimostrato. Ho tuttavia la sensazione che Allegri viva di rendita sullo scudetto di due stagioni fa, ma trovo che questa rendita sia stata oscurata anche semplicemente dal fatto di aver messo in discussione uno come Pirlo“.
Eppure Galliani continua a difendere il suo allenatore: “Alla fine decide sempre «Lui», Berlusconi, a scapito di tutte le parole che Galliani possa spendere nei confronti di Allegri; in fondo, accadde anche con Terim…“.
Infine, una consiglio al presidente, di nuovo al centro dell’attualità politica: “In questo momento, è meglio che pensi alle partite piuttosto che ai partiti“.
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