di Ezio Azzollini
Va in archivio dopo poche ore, come di consueto alla voce trafiletto, l’ennesimo acuto di eleganza di uno avvezzo a tali performance, sotto la Saras già teatro anni fa di un battibecco con un passante che beveva un caffè ad un tavolino.
Il peso Massimo dello stile, esempio di raffinatezza e pacatezza da sempre, non si sa bene perché, colpisce ancora: “chi se ne frega”, replica con una argomentata e lucida analisi all’osservazione pertinente e inappuntabile di Galliani, che pure negli ultimi tempi quanto ad appuntabilità se l’è cavata non benino. “In occasione del derby non ho sentito lamentele”, dice l’amministratore delegato rossonero, ancora scottato da un episodio esponenzialmente più solare di quello che ha portato in dote il corteo di vesti stracciate nell’ambiente, e la squalifica per un turno di Stramaccioni e per due di Cassano, finite anch’esse in trafiletto (a proposito, la stampa ha perso misteriosamente tutti i taccuini su cui era appuntata la parola “cassanata”?). E l’annotazione è, per l’appunto, inappuntabile.
Chi se ne frega? Te lo diciamo noi, Massimo, chi se ne frega. Noi. Noi, a cui in una stagione già di per sé complicata, è stato cotto e servito anche un derby falsato. Un derby che è stato tassello fondamentale per far andare le cose sempre peggio. A noi frega, frega un bel po’, immagina. E fregherà almeno fino a quando di fregarsene qualcosa si possa essere liberi, senza l’approvazione e il permesso di campioni di classe che fanno gesti dell’ombrello se un loro ex fa gol nel derby, e via discorrendo. E che la chance di farsi fare un regalino gradito, nel prossimo fine settimana, se la stanno giocando maluccio.
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