di Ezio Azzollini
Non sarà stato, come detto avventatamente e molto scaltramente da Adriano Galliani ad agosto il più importante acquisto dall’estero del mercato italiano, ma è certo che l’assenza di De Jong dal centrocampo rossonero da qui a maggio si farà sentire eccome. Impossibile essere appieno felici per la terza vittoria consecutiva, per il -9 dal terzo posto, con una tegola così.
Anche perché finalmente Allegri, dopo diverse, avventate varianti sembra aver trovato la quadratura del cerchio, ed è un cerchio che tra i perni (e Dio solo sa quanto questa squadra rossonera abbia bisogno di perni) aveva proprio Nigel De Jong. Se non si dovrà ricominciare tutto da capo, sarà comunque qualcosa di simile.
Certo, in un momento così, è un po’ più dolce ricominciare. Ricominciare da El Shaarawi capocannoniere, da Yepes quinto capitano in stagione (e forse, Ambro a parte, il più credibile, dalla quarta rimonta di seguito, da 17 punti nelle ultime 8 partite. E, fondamentalmente, da una squadra in salute, o quantomeno nel momento dell’uscita della vedova. Il momento dell’uscita della vedova è quello in cui non ha ancora smesso i panni neri, ma inizia ad elaborare il lutto subito, ad uscire appunto di casa, a fare i primi sorrisi.
Probabilmente il Milan chiderà comunque sesto o settimo, forse quinto, magari quarto o addirittura terzo. Ma questo è il primo momento in cui rivolge la testa verso l’altro, guarda la vetta che recità +14, e pronuncia la parola “peccato”, senza imbarazzo e in maniera quasi credibile. Che pensa “chissà cosa sarebbe stato se”.
E questa è già di per sè una ottima notizia.
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