Binho, l’ultimo dei Mohicani

di Ezio Azzollini

L’eco mediatica, cui il popolo rossonero era francamente disabituato, dopo gli ultimi acquisti in tono minore e il generale ridimensionamento della squadra, è di quelle da vecchi tempi.
Il vecchi tempi lontani delle scritte in oro sulla home page ufficiale, nottetempo, che annunciavano i Rivaldo, i Ronaldo, i Ronaldinho, e gli Ibrahimovic. Tanto rumore dietro a un nome, come accadeva tempo fa.

Quello intorno alla cessione (sempre più probabile. “Ha la saudade”, l’outing di ieri di Galliani) di Robinho è un tam tam da prime pagine multilingua che ha il contorno dei tempi che furono.
E anche se è l’anno di un Milan che fa gli all in sull’esplosione di De Sciglio, El Shaarawy e Niang, e c’è da farsene una ragione, c’è quel magone che avvolge la sensazione che Robinho sia l’ultimo dei Mohicani, e non per la cresta, ma perché l’ultimo capace di attrarre un appeal, un minimo fascino, qualche brividino internazionale intorno al suo nome. L’ultimo dei rossoneri a rappresentare per altre società un sogno proibito, anzi, neanche troppo proibito. Nostalgia canaglia.

Altrove, si preparano comitati d’accoglienza per l’arrivo di Drogba: con l’ivoriano, dicono, la Juventus potrà  puntare alla Champions. Curioso: quando era il Milan a tesserare giocatori avanti con l’età, magari intenti a svernare in mete esotiche ed improbabili, i rossoneri collezionavano vecchie cariatidi. Oggi, per la stampa, il colpo della Juventus sarebbe un colpo geniale, la ciliegina sulla torta, la scheggia impazziata di una armata irresistibile. Mica Beckham dai Galaxy . Va a capirci.

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