Secondo Galliani, è Robinho che “continua a insistere, che vuole tornare a giocare con la famiglia sulla sabbia delle spieggie brasiliane”. Lui, Robson de Souza, quasi 29enne, in realtà sarebbe anche disponibile a restare per altri sei mesi a Milano, per quanto un ritorno nella terra natìa, come per ogni buon brasiliano che si rispetti, è un piacere che difficilmente, alla soglia della trentina, ci si lascia sfuggire.
La verità, come sempre accade, sta nel mezzo. Lui, campione a metà, in realtà percepisce dal Milan uno stipendio assolutamente non in linea con le nuove tendenze societarie di bilancio, oltre 4 milioni all’anno. Soprattutto se si rapporta quest’esborso alla futuribilità dell’investimento: praticamente pari a zero. Per questo quella vecchia volpe di Galliani, fiutato l’interesse concreto da parte del Santos, ha deciso di cederlo: magari senza addurre ancora una volta le necessità di bilancio ai tifosi rossoneri, ma trasmigrando le responsabilità dell’addio sulle spalle del numero 7.
Dieci milioni: questa è la cifra minima che l’Adriano rossonero vuole tirar via dalle tasche di Luis Álvaro, presidente del club di San Paolo. Sei, la prima offerta della controparte: troppo pochi, considerando che il Milan impegnò, per il suo cartellino, ben 18 milioni, a fine mercato estivo del 2010.
L’affare, in realtà, si farà di sicuro. Perché Galliani è perfettamente consapevole che questa è una delle rarissime opportunità che gli si proporranno per lasciar decadere l’ennesimo contratto fuori-budget, ma soprattutto perché c’è qualcosa che il Santos può offrire in cambio, che ha un valore praticamente inestimabile: si chiama Neymar, ha 20 – proprio come El Shaarawy – anni, ed è il vero sogno che transita nelle segrete stanze di via Turati. Ancor più che Balotelli, per quanto la punta dei citizens sia assolutamente più accessibile del Pelé di Mogi das Cruzes.
Un’opzione sul gioiellino di casa Alvaro, però, Galliani non l’otterrà mai. Il ragazzo, il cui valore di mercato già adesso supera abbondantemente i 40 milioni, è già promesso sposo d’una tra Real e Barça, e Robinho, paradossalmente, andrà a ricoprire proprio il vuoto che lascerà, nel mercato prossimo, Neymar.
Ecco perché Galliani punterà ad ottenere, per il cartellino di Robinho, una cifra il più possibile prossima ai dieci milioni, ed un qualche vantaggio sulla futura cessione del portiere classe ’90 Rafael: il ragazzo, che ha già anni d’esperienza, è la prima alternativa a Perin per la porta rossonera, considerato che a fine stagione uno tra Amelia ed Abbiati partirà. Pare che dal Brasile, però, gli osservatori di casa Milan abbiano riferito anche benissimo di Felipe Anderson, centrocampista diciannovenne di belle speranze, pilastro della nazionale verdeoro under 20 ma a breve protagonista anche della Seleçao.
Ed Allegri? Poverino, verrebbe da dire, s’è già rassegnato alla perdita di colui che adorava tecnicamente e tatticamente più di chiunque altro, dopo Ibra e Thiago Silva.
Un rinforzo, certo, potrebbe arrivare, ma solo se a basso costo, e corrispondente all’identikit tracciato dalla Presidenza: giovane (massimo 22enne), di valore possibilmente già internazionale, ed a costo contenuto.
Summa che produce un solo nome, visto anche il gap tattico che produrrà il saluto di Robinho: Vladi Weiss, funambolica ala o punta esterna all’occorrenza, in prestito al Pescara ma il cui cartellino è di proprietà del City. Si, ancora loro, che tre anni fa spedirono in Italia lo stesso Robinho. Una cosa è certa: l’addio è cosa fatta. Robinho tornerà a giocare con la sabbia insieme alla sua famiglia, le casse continueranno a preservarsi, ed il ringiovanimento della rosa verrà perpetrato. Con buona pace di tutti gli attori della querelle: meno che Allegri.
di Alfredo De Vuono