1996: il Milan naufraga in un bicchiere di Bordeaux

Non succede spesso, di questi tempi, di perdere una finale di Champions League a maggio e ritrovarsi in Europa League a settembre. Capita, nel 1995, al Milan di Capello, che dopo tre consecutive finali della massima competizione europea si ritrova a lottare in Coppa Uefa.

Il Milan manca dal torneo da ben otto anni, dallo 0-0 al SarriĆ  di Barcellona datato: comprensibile lo spaesamento. Niente musichette, qui, e addirittura niente riflettori: lo Stadion Zagłębia Lubin (quello vecchio, non quello odierno, modernissimo e un poā€™ triste), immerso nel verde della Bassa Slesia, dove i rossoneri devono recarsi per la gara di ritorno dei trentaduesimi di finale, ne ĆØ sprovvisto. Non che la trasferta in Polonia, dopo il 4-0 ottenuto a San Siro di fronte alla miseria di 7.629 paganti nella sera in cui Baresi raggiunge Rivera per numero di presenze, ponga grossi problemi dal punto di vista calcistico: i polacchi, alla loro terza avventura europea, si sono appena ammutinati per far esonerare il tecnico Wojno, accusato di incapacitĆ  tattica, e a parte la statura, i grossi piedi e i capelli biondi non sembrano avere qualitĆ  importanti.

I fastidi sono tutti di natura logistica: Lubino, cittĆ  che non arriva ai 100000 abitanti, non ha un aeroporto e offre poca scelta in fatto di alberghi (ce nā€™ĆØ uno). Non ha neanche uno stadio con lā€™illuminazione artificiale, purtroppo, ma ai minatori spiacerebbe molto vedere una gara cosƬ importante spostata a Varsavia e cosƬ si decide di chiudere prima le miniere di rame e giocare alla luce del sole, pazienza se quelli di Fininvest dovranno cambiare il palinsesto per un giorno: la diretta su Rete 4 parte alle ore 13.30 di un martedƬ, non esattamente lā€™orario classico delle grandi sfide europee. A parte lā€™accoglienza riservata ai tifosi milanisti, simpaticamente presi ad ombrellate dai locali, tutto fila liscio e il Milan ne fa altri quattro, concedendo ai padroni di casa il gol della bandiera, autore tale Jaroslav Krzyzanowski, e concedendosi il lusso di provare qualche giovane, come quel promettente terzino diciottenne di nome Francesco Coco.

PiĆ¹ noti gli avversari dei sedicesimi, il Racing Strasbourg: Umberto Gandini, giĆ  allora in giro per lā€™Europa a guardare gente che estrae palline da bussolotti, avrebbe preferito il Liverpool, ma va bene cosƬ, ā€œbella cittĆ , ottimo stadioā€œ. Al Meinou, contro Mostovoi, il futuro campione del mondo Lebœuf e il futuro parmense Djetou, Capello ripropone Mario Ielpo tra i pali:Ā Toga Volante giocherĆ  tutte le partite di Uefa prima di chiudere la sua esperienza in rossonero. A risolvere la partita, piuttosto equilibrata, ĆØ Marco Simone, servito da George Weah con un delizioso colpo di tacco. Al ritorno, che si gioca di giovedƬ grazie ad un accordo con i dirigenti dello Strasburgo (ā€œNon si puĆ² insistere con il campionato alla domenica e la coppa il martedƬā€œ, sostiene Capello), la coppia dā€™attacco obbligata ĆØ Baggio-Di Canio: e ad intrattenere i 13.652 milanisti accorsi a San Siro ci pensa proprio il Divin Codino, che chiude ogni discorso con una doppietta prima che, allo scadere del primo tempo, lā€™ex Atalanta SauzĆØe accorci le distanze con un gran calcio di punizione.

Agli ottavi i rossoneri trovano lo Sparta Praga di Pavel Nedved e della vertiginosa coppia dā€™attacco Koller-Lokvenc (allā€™epoca fino nueve doveva essere una sorta di insulto): subito iniziano le manovre per aggiustare il calendario e alla fine saranno i cechi, non la Lega Calcio, a cedere, accettando di posticipare entrambi gli incontri al giovedƬ. Nonostante i rossoneri vadano alla grande in campionato, la vigilia non ĆØ delle piĆ¹ serene: Capello annuncia infatti di non voler rinnovare il contrattoĀ (ā€œCi sono proposte che possono essere un invito a non accettareā€œ, dice). Gli spettatori, complici le temperature vicine allo zero, sono ancora meno rispetto allā€™ultima sfida di coppa: cā€™ĆØ Skhuravy a tifare per i connazionali e cā€™ĆØ qualcuno che lancia una monetina sul naso del portiere ospite Petr Kuba. Ai gol ci pensa Weah, che mette a segno lā€™1-0 concretizzando una fantastica azione di Baresi e raddoppia con un gran destro al volo. Il ritorno, con un giovanissimo Ambrosini titolare sul terreno ghiacciato del Letna, si chiude con qualche ululato ā€œvagamente razzistaā€ verso Weah e Desailly e con uno 0-0 che vuol dire quarti di finale.

Alla ripresa, dopo la pausa invernale, il Milan si trova di nuovo a che fare con i francesi. La squadra ĆØ in testa alla classifica con cinque punti sulla Fiorentina quando, ad inizio marzo, si prepara ad affrontare i Girondins de Bordeaux, disastrosi in campionato (arriveranno sedicesimi) e arrivati alla Uefa tramite la famigerata Coppa Intertoto. Zidane e compagnia sono reduci da una campagna europea iniziata il 1 luglio e passata per ben quattordici partite. Sebbene la coppa non sia esattamente lā€™obiettivo stagionale del Milan, la vittoria sembra essere alla portata: e dopo la gara di andata, un 2-0 firmato Eranio e Baggio (punizione niente male) con Patrick Vieira nellā€™undici iniziale rossonero, le cose sembrano aver preso la piega giusta. Tantā€™ĆØ che le parole del tecnico Gernot Rohr, che minaccia di fare tre gol al ritorno, non vengono prese molto sul serio.

E invece. Il 19 marzo, mentre il Barcellona di Crujff batte il PSV Eindhoven di Ronaldo, il Bayern Monaco strapazza a domicilio il Nottingham Forestla e la Roma viene eliminata dallo Slavia Praga al termine dei supplementari, il DiavoloĀ crolla clamorosamente, come ogni tanto gli capita (La CoruƱa). In un gremito Parc Lescure (35000 spettatori, tra cui Platini ed il primo ministro JuppĆ©), che ancora non ha conosciuto la ristrutturazione per i mondiali del ā€™98, lā€™atmosfera ĆØ caldissima: in curva centinaia di fuochi accesi, in campo un tizio che, prima del fischio dā€™inizio, dirige cori anti-Milan. Non manca qualche scaramuccia tra tifosi, con un razzo che finisce nella curva francese.

Lā€™incontro parte a ritmi indiavolati, il basco e francese Bixente Lizarazu fa quel che vuole sulla fascia sinistra e serve a Tholot la palla dellā€™1-0; nella ripresa due palle di Zidane diventano, nel primo caso con lā€™aiuto dellā€™arbitro, altrettanti gol a firma del bomber Cristophe Dugarry, che si garantisce cosƬ il passaggio al Milan per la stagione successiva. Una sconfitta europea per 3-0 mancava dal 1978 (allora fu il Manchester City a giustiziare il Milan): mentre il pubblico di casa, quasi incredulo, canta la Marsigliese, il Milan vede cosƬ sfumare la possibilitĆ  di mettere le mani su quel trofeo che, sfiorato nel 2002, ancora in via Turati manca. Nei giorni successivi enoteche milanesi registrano picchi di vendite di Chateau Molmaison (30 mila lire la bottiglia) ad opera di spiritosoni interisti.

fonte: La Stampa, La Repubblica, Il Corriere della Sera

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