Kakà quel che sarà. Ma giù le mani da Galliani

di Ezio Azzollini

Gli elementi sono quelli di un film thriller: svolta, colpo di scena proprio sul più bello, finale aperto a nuovi sviluppi, e informazioni diverse, spifferi da fonti divergenti. Dalla Spagna si dice: è proprio tutto finito. Anzi, non è mai iniziato: tutta una manovra elettorale, il Milan ha dato ai suoi tifosi illusioni che non poteva alimentare, dice Marca. Kakà non è mai stato possibile, e il Milan lo sapeva benissimo. Quale sia il beneficio elettorale nel tenere i tifosi sulla corda e poi deluderli, settimane prima delle elezioni, Marca non lo spiega. Tant’è, c’è da iscrivere un’altra testata al lungo elenco di giornali per cui anche la pioggia e il traffico sono colpa di Berlusconi.
In Italia, invece, una porticina sembra ancora aperta. Noi ci sbilanciamo: Ricardo Kakà vestirà tra venerdì e sabato la maglia del Milan, acquistato dal Real Madrid per una cifra tra i 10 e i 12 milioni di euro. Per poi poter negoziare tranquillamente, a quel punto, il contratto col brasiliano. Contenti tutti: il giocatore, tornato alla cas(s)a del padre anche senza vitello grasso, il Real, che può raccontarla come una figuraccia non totale, e non come un “prestito” che si legge come regalo, il Milan, che sborserà ma potrà giostrare sull’ingaggio, che per bocca di Galliani potrà dire: “grosso sacrificio di Berlusconi, come avviene da quasi trent’ anni, e a cui va detto grazie”, e ci siam capiti.

Ecco, Adriano Galliani merita un capitolo. Chi segue Canale Milan in maniera assidua (e siete sempre di più, ormai non vi si conta, ma questo è un capitolo di gratitudine davvero troppo lungo) sa quanto siamo liberi, quando serve (e serve spesso) mai teneri con la società, come onestà intellettuale comanda, in questo mestiere, che si parli di cronaca, di politica o di vicende pallonare.
Ma, per la serie “quando è giusto è giusto”, va detto che riteniamo ingiusti e ingenerosi gli improperi verso i vertici dirigenziali con cui alcuni nostri lettori stanno riempiendo in maniera torrenziale le nostre pagine.
Galliani l’ha sempre detto, che era tosta. Ha sempre definito “difficilissima” la trattativa, “dura dura dura”, anche nei momenti in cui si preparavano tappeti rossi e champagne, anzi, prosecco, vista l’aria in via Turati negli ultimi tempi. Sarà quel che sarà, ma per una volta non si può dire che Adriano Galliani non abbia parlato chiaro, o fatto pretattica, o alimentato speranze che, diciamolo, sono anche le sue speranze di tifoso. Sarebbe stato il primo a gioire nel riabbracciare il figliol prodigo, quello prediletto, come Vangelo insegna. Ma non ha mai detto che sarebbe stato facile.

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