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FC Barcelona v AC Milan - UEFA Champions League Quarter Final

Tra pochi minuti incomincia Milan-Barcellona. Alzi la mano chi non se l’è giocata in testa almeno dieci volte, chi non ha buttato giù sull’unico spazio bianco rimasto di un foglio l’undici che vorrebbe vedere in campo. E magari non ha fatto solo l’elenco, ma come per magia quello spazio bianco è diventato verde come il campo e quindi via a disporli secondo lo schema più adatto. A dire il vero un po’ tutti, giornalisti, ex calciatori, opinionisti si sono sbizzarriti nei giorni antecedenti la sfida, nel creare la lista dei titolari con tanto di tecniche per arginare l’avanzata dell’armata blaugrana. Si è passati da Pazzini primo marcatore nella fase difensiva, a Boateng tornante, addirittura De Sciglio centrale, insomma ce n’è per tutti i gusti. Anche Berlusconi ha detto la sua concentrandosi principalmente sulla marcatura di Messi, ipotizzando una “gabbia” franco-corso-ghanese. Ma non c’è da stupirsi perché, come sottolineato dallo stesso Presidente, il Milan attuale è tecnicamente inferiore ai catalani e quindi bisogna fare di necessità virtù. Insomma tutti si sono concentrati nel trovare un possibile rimedio per interrompere il possesso palla, i numeri da circo di Messi, gli inserimenti di Iniesta, Xavi e Fabregas. A sostegno di queste strategie ci sono le partite dell’Inter e del Chelsea, dove il fortino creato a difesa della porta ha resistito novanta minuti, per poi essere letali nelle uniche occasioni da rete concesse. Una tecnica, vedi il Manchester United giusto una settimana fa al Bernabeu, che fino a pochi anni fa sarebbe stata disprezzata all’estero con il termine “catenaccio all’italiana”. Ora vedere Rooney terzino destro è sinonimo di calcio moderno. Stranezze del calcio.

Un’interpretazione della partita è stata del tutto ignorata, la più semplice e naturale, ovvero giocare la partita a testa alta. Scendere in campo con la voglia di confrontarsi per capire veramente la caratura di questa squadra, per capire ed accrescere l’affidabilità e l’esperienza dei singoli. Certo il Milan 2012/2013 di Allegri non può scendere in campo come 12mesi fa, forte di un Ibrahimović e Thiago Silva, ma proprio prendendo spunto dalla differenza di organico rapportato all’esito di quella doppia sfida, i rossoneri non devono partire sconfitti mentalmente ed impauriti. L’arma in più di stasera è l’assenza di tensione nel raggiungere l’obiettivo Wembley e tutti ne sono consapevoli, dirigenza inclusa. Certo si può perdere, in fondo è il Barcellona la regina attuale d’Europa. Ma perdere giocandosela fino all’ultimo, lottando su ogni pallone, onorando la maglia indossata, potrebbe essere fondamentale per raggiungere quello step necessario a fare il vero salto di qualità per il proseguo della stagione ed essere la base per i prossimi anni.

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