Inconscienza e personalità per la partita perfetta

12 Mar 2013 20:45
UEFA Champions League 2012-2013

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GENOA-MILAN, IL MIGLIORE IN CAMPO

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12.03.2013 10:00 di Emiliano Cuppone Twitter: @ECuppone

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il giorno è arrivato, il momento tanto atteso, quello della verità, la partita più delicata, la sfida da dentro o fuori, il bivio di una stagione ancora tutta da scoprire.
Il diavolo arriva alla sfida del Camp Nou nella posizione migliore, in forma e forte del risultato dell’andata, con la corsa in campionato incanalata sui binari giusti e la voglia di stupire tutti in casa del club più forte al mondo. Intanto sull’altra sponda del campo di battaglia le urla dei nemici si fanno sempre più altisonanti, fra cori, coreografie, video commemorativi e quella parola che risuona in Catalogna e rimbalza sino a noi con un tam tam mediatico, fatto di bit, lettere stampate e voci registrate: Remuntada.
I blaugrana non hanno perso il vizio, lo avevano fatto nel 2010 e non aveva portato bene, ma evidentemente non sono scaramantici i cugini spagnoli ed allora provano a caricare l’ambiente alla stessa maniera, battone forte sugli scudi per intimidire un avversario che stasera si troverà di fonte un muro di “centomila e undici” guerrieri, pronti a dare tutto ed anche di più per portare a casa la qualificazione.
Dal canto nostro non possiamo far altro che provare a non pensarci, a tenere la testa libera e restare concentrati su noi stessi, forti di quei due gol di vantaggio, memori della prestazione dell’andata, quando a farla da padrone però furono gli “ottantamila e undici” di San Siro. Massimiliano Allegri (siamo certi che anche lui soffre un certo nervosismo e non avrà dormito molto la scorsa notte) ha un compito doppiamente complicato, oltre a dover preparare una partita difficilissima contro il più ostico degli avversari, infatti, il livornese dovrà riuscire nell’ancor (se possibile) più ardua impresa di mantenere la serenità nel gruppo, evitando che ai suoi inizino a tremare le gambe.
Sentire le parole che arrivano dal ritiro blaugrana è solo il primo dei problemi, perché basta guardare alla formazione che dovrebbe schierare Roura per rendersi conto che di fronte c’è il centrocampo due volte campione d’Europa e campione del Mondo con la Spagna, oltre ad un signore che indossa la maglia numero 10, che viene dipinto come il migliore di sempre, che ha vinto non uno, ma quattro pallone d’oro consecutivi ed in stagione ha fatto giusto 40 gol in 25 apparizioni in campionato, giusto 4 in meno di tutto il diavolo alla venticinquesima giornata della Serie A.
Oggi il Milan ha l’obbligo di guardare a sé, non tenendo la testa bassa, ma focalizzandosi solo sull’obiettivo, andando oltre le facce degli avversari, di un pubblico agguerrito, oltre il rumore e la confusione di un’arena che potrà sembrarci l’inferno. L’ha detto il capitano Ambrosini negli scorsi giorni (e lui è quello che ne sa più di tutti per esperienza e pedigree), il diavolo si deve affidare all’incoscienza dei propri ragazzi, alla faccia acerba ed irriverente di Niang, uno che si è fatto scolpire una stella sulla testa, forse perché non vuole limitarsi a farle vedere solo metaforicamente agli avversari. Sfacciato, sicuro, forse folle, ma sempre dedito alla causa e pronto al sacrificio, il francese dev’essere lo specchio di un Milan che non può pensare di rintanarsi nella propria area per 90 minuti. Dall’altro lato la faccia concentrata di Stephan El Shaarawy, campione nella testa prima che nei piedi, divenuto leader senza che l’avesse chiesto, maturo a dispetto dell’età, cattivo come pochi altri agonisticamente parlando, talentuoso come nessuno.
Il diavolo non può permettersi di guardare al di là della trincea, deve restare concentrato e sereno, per quanto si possa esserlo in una serata come quella che ci attende, fiducioso nei mezzi di una squadra che ha già compiuto più d’un miracolo in stagione a cui non resta che ripetere un’altra partita perfetta.

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