Una sconfitta sonora e bruciante, ma una sconfitta con i migliori, che non inficia il percorso di crescita del nuovo Milan. Ne ha parlato in esclusiva a Canale Milan Xavier Jacobelli, direttore di Calciomercato.com, già al timone di Corriere dello Sport e Tuttosport.
Direttore, nell’articolo di oggi lascia trasparire una certa indulgenza nei confronti dei rossoneri. Crede che i minuti iniziali non potessero essere interpretati diversamente?
“E’ chiaro che quando vai in casa del Barcellona, per giunta partendo dal 2-0 dell’andata, è necessario per forza avere gli accorgimenti tattici improntati all’accortezza. Probabilmente se un errore c’è stato è stato quello di chiudersi troppo, attendendosi magari un tiqui-taqua lento come a San Siro. Invece il tiqui taqua è stato veloce, il Barcellona ha fatto la miglior partita stagionale. Il Milan ha dato il massimo, e tutte le scelte che si imputano ad Allegri, che sono quelle di non aver preferito De Sciglio a Constant e non aver schierato Muntari dall’inizio per Flamini, non avrebbero cambiato la musica, al cospetto di un Barcellona nella sua versione migliore”.
Teme un ridimensionamento per Niang? E’ un episodio che può avere il suo peso, nella crescita del ragazzo?
“Certamente sarà un ricordo che accompagnerà per un po’ di tempo il giocatore. Avere diciotto anni, giocare titolare al Camp Nou in una partita decisiva per il passaggio del turno, involarsi verso la porta, sfiorare il gol e vedere la palla infrangersi sul palo è una cosa che comunque adesso apparterrà alla sua carriera. Ma è anche vero che ha 18 anni, e a 18 anni hai anche il diritto di sbagliare un gol col Barcellona, fermo restando che l’augurio per lui è che raggiunga livelli altissimi.
Io credo però che non si debba dimenticare da dove parte questo Milan. Se ad inizio stagione avessimo interpellato i tifosi, parlando loro di un secondo posto in campionato a due punti di distanza, di un ottavo di finale di Champions con il Barcellona comunque tirato, un Barcellona battuto due a zero a San Siro, avrebbero messo firma. Non bisogna mai dimenticare da dove si parte, ogni grande squadra, compreso lo stesso Barcellona, viene costruita attraverso anche tappe come questa. L’estate scorsa la squadra era stata letteralmente rasa al suolo, Allegri ha ripreso in mano una situazione difficile, portando la squadra comunque a giocarsi un obiettivo come questo. Bisogna tenere conto di questa lezione, ma è anche attraverso le amarezze che avviene la crescita di una squadra”.
Il Milan adesso è la grande favorita per il terzo, se non addirittura il secondo posto. Teme contraccolpi psicologici in campionato per i rossoneri?
“Credo sia realistico parlare di secondo posto, che è a due punti. Bisognerà vedere come il Napoli reagirà al periodo negativo, culminato con l’eliminazione dall’Europa League. Al Milan chiaramente servirà tempo per smaltire questa amarezza, ma le grandi squadre crescono grazie alla capacità di reagire, all’equilibrio. All’andata c’erano stati giudizi eccessivamente euforici per il Milan e troppo severi per il Barcellona: si parlava di fine di un’era, di un ciclo chiuso. Adesso non bisogna fare il contrario. Penso che tutti i grandi Milan, come quelli di Sacchi e di Capello, siano stati costruiti passo dopo passo: forse bisognerebbe notare che ieri al Camp Nou c’erano cinque esordienti”.
Bordeaux nel ’97, Deportivo nel 2004, Liverpool nel 2005, e per poco non possiamo annoverare l’Arsenal lo scorso anno, che sfiorò soltanto l’impresa. E’ una piccola tara genetica nella grande storia europea del Milan, questa vulnerabilità alle rimonte?
“No. Rappresenta semplicemente tappe dolorose presenti nella storia di una squadra che ha vinto 7 Coppe dei Campioni, 28 trofei nazionali ed internazionali in 27 anni di presidenza di Berlusconi.
Tutti le squadre hanno pagine esaltanti e pagine amare, non fa eccezione lo stesso Barcellona. Cruyiff si faceva già fotografare con la coppa prima della finale di Atene, e la sua squadra perse proprio 4-0, e proprio contro il Milan. Ogni grande squadra cresce vivendo anche esperienze come questa. Dal punto di vista dell’impegno, al Milan e al suo allenatore non va rimproverato assolutamente nulla, c’è stata la sfortuna di incontrare la squadra migliore al mondo, nella sua versione migliore, con il più forte giocatore di sempre. Credo che da sportivi non vada sottovalutata la fortuna che abbiamo vivere il tempo di Messi. Gli manca il Mondiale, ma ha quattro Palloni d’Oro a venticinque anni, è già il giocatore che ha segnato di più in Champions, e sedici volte ha fatto doppietta.
Va riconosciuto ampio merito a questo Barcellona: il Milan ha fatto il massimo. Non è bastato”.
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