Dopo aver parlato alle Nazioni Unite, l’incontro con Blatter e l’intervista alla BBC, Kevin Prince Boateng concede una lunga intervista a Fifa.com, ecco le sue parole: “Oggi sono venuto per incontrare il presidente Blatter, abbiamo parlato di razzismo nel calcio e di come trovare un modo per combatterlo. Mi ha anche chiesto di unirmi all’apposita task force“
Per Boa, ecco cosa si può fare per sradicare il razzismo dallo sport: “Dobbiamo renderci conto che si tratta di un argomento molto complicato. Non è sempre facile sanzionare e punire i trasgressori, ma credo che, con tutte le persone intelligenti che ho incontrato oggi, troveremo un modo. Speriamo che le cose inizieranno da oggi”.
Boateng parla anche dell’esperienza di ieri: “Un’esperienza incredibile, qualcosa di completamente diverso per me. Al termine della conferenza mi sentivo fiducioso per il futuro e credo che sia chiaro perché ho potuto vedere con i miei occhi, tanta gente che vuole aiutare. Insieme siamo in grado di vincere la battaglia contro il razzismo“.
Kevin parla dei personaggi che ha citato nel suo discorso, Muhammad Ali, il Dottor King e Nelson Mandela: “Sono dei modelli, degli idoli per me, ma non perché neri, ma perché erano contro il razzismo”.
Boateng si sente l’obbligo di lottare contro questa piaga sociale: “Spero di diventare un modello. Quando ho camminato fuori dal campo ho avuto una reazione emotiva molto forte. Sono felice che la gente ha visto ciò che ho fatto. Abbiamo intenzione d’andare avanti per vincere questa battaglia”.
Queste le sensazioni di Kevin uscendo dal campo contro la Pro Patria: “C’erano tante emozioni, tristezza, rabbia, delusione, io non voglio che nessuno si senta così. Questo è sicuro”.
Boa parla anche del suo periodo in Germania, quando anche all’epoca, subì discriminazioni razziali: “Anche se è una città che abbraccia tante culture e nazionalità diverse, ho sofferto. Ma quando ero più giovane ho solo cercato d’ignorarlo, perché non volevo problemi. Ora che sono più maturo e ho un bambino da crescere, voglio fare del mio meglio in modo che lui possa crescere in un mondo senza razzismo. Sarebbe perfetto”.
Si parla anche di una detrazione di punti come punizione per la squadra i cui tifosi si comportano così, ecco che ne pensa Boateng: “Sono un giocatore e non sta a me prendere questa decisione, tuttavia non sono sicuro che mi piacerebbe una cosa del genere. Un’altra opzione potrebbe essere quella di giocare a porte chiuse. Ma alla fine dobbiamo essere severi e duri, dobbiamo mantenere la lotta contro il razzismo in qualche modo e non dobbiamo mai perdere di vista quest’obiettivo”.
Conclude parlando di chi dice che in fondo, questi cori, fan parte degli sfottò tra squadre: “Non fa parte del calcio, non è parte dello sport, della vita, non sono niente”.
