di Riccardo Zavagno
La sosta per lasciare spazio agli impegni della nazionale di Prandelli, permette ai rossoneri di recuperare energie fisiche e mentali che durante la partita contro il Palermo erano visibilmente al livello di guardia. Ciò nonostante il Milan ha portato a casa altri tre punti sicuramente non senza soffrire, ma rispetto agli altri anni dove la gara post eliminazione dalla Champions non aveva mai portato una vittoria, questa volta c’è stata finalmente una positiva inversione di tendenza. La squadra di Allegri al momento è terza con l’obiettivo secondo posto sempre più a portata di mano, e con le dirette inseguitrici tenute a debita distanza di sicurezza. Per una rincorsa, o rimonta del genere si potrebbe lecitamente aspettare commenti positivi ed elogi per la capacità dimostrata nell’uscire da una situazione che vedeva dopo 8 giornate di campionato la scritta Milan in basso a destra della classifica affiancata da un numero 7, ma non è così. Non c’è giorno dove al Milan venga accostato, un problema di rinnovo di contratto, mal di panciai e problemi di organico. Ecco i problemi. O presunti tali.
Allegri, allenatore sulla graticola – Sette punti dopo otto partite. Poi quarantasette punti su sessantatre disponibili. Totale cinquattaquattro e terzo posto. Questi sono i numeri nudi e crudi del campionato di Allegri ed il risultato non è proprio così male. Se poi teniamo conto della rivoluzione estiva e delle problematiche consequenziali nel trovare gli equilibri tra e nei reparti, si può dire senza ombra di dubbio che un buon lavoro è stato fatto. Certo, rimangono discutibili le scelte e le tempistiche delle sostituzioni e la testardaggine nel voler dare alla squadra sempre lo stessa impronta di gioco, sia che di fronte si presenti il Pescara o il Barcellona. Ma è proprio grazie a questa testardaggine che gli ha creato una sorta di impermeabile, che Allegri è riuscito a proseguire inalterando le sue idee ed i suoi obiettivi anche quando in Via Turati si era praticamente trovato solo contro tutti. Continuare a parlare di Allegri come allenatore con il posto non sicuro a fine stagione, è solo una perdita di tempo non tanto per i risultati che sconfesserebbero questa ipotesi, quanto per la vulnerabilità che racchiude questo ruolo soprattutto del calcio. E poi se Allegri rischia con i suoi 54 punti, di quelli sotto cosa dobbiamo dire?
Balotelli, eterno problema – Sette gol in sei partite sono proprio un bel problema! Un problema difficile da risolvere soprattutto da identificare perché un bottino del genere fa impallidire se relazionato ad un campionato intero e con uno stato di forma accettabile. Perché è giusto ricordare che SuperMario arrivava da Manchester dove negli ultimi mesi si era allenato poco e male ed aveva giocato pochi minuti, mentre al Milan è partito quasi sempre titolare. Questa iniezione di fiducia gli ha permesso di capire quanto la società e la squadra creda in lui e nelle sue potenzialità come giocatore e come persona. E perdonateci se il golazo contro il Brasile lo sentiamo un po’ nostro, noi che abbiamo questo problema di nome Balotelli.
El Shaarawy, ai ferri corti con Allegri – La sostituzione contro il Palermo e soprattutto la reazione di andare direttamente negli spogliatoi ha innescato le ipotesi più strampalate che si potessero sentire. Problemi di dualismo con Balotelli, con Pazzini, discussioni con Allegri, astinenza da gol, insomma di tutto e di più. Innanzitutto bisogna ricordare che El Shaarawy ha 20 anni, ed in passato si sono viste delle vere e proprie sceneggiate di gente più “matura” che lasciano poco spazio a commenti costruttivi. E perché non prendere in considerazione solamente l’ipotesi che il Faraone sia uscito dal campo innervosito sia per la sostituzione che per la consapevolezza di non aver giocato una partita ai suoi standard? È troppo semplice avere una simile impressione, senza per forza trovare spiegazioni inverosimili? All’età di venti anni El Sharaawy si è caricato il Milan in spalla da agosto a gennaio in Italia come in Europa, dimostrandosi un leader ed un ragazzo con la testa sulle spalle non alzando mai, se non con il gel, la cresta. Poi ci sarebbero anche quei 16 gol solo in campionato senza tirare un rigore che gli valgono il secondo posto nella classifica marcatori. Forse sarebbero questi gli aspetti di cui parlare.
ItalMilan? Parliamone – El Shaarawy, Balotelli, Abate, De Sciglio e Montolivo. Due difensori, due attaccanti ed un centrocampista, ovvero la spina dorsale di una squadra con ottimi auspici per il futuro. Da qui a dire che tutti potranno essere titolari inamovibili durante la Confederations Cup di giugno o per i Mondiali in Brasile tra un anno è presto per dirlo, ma è lecito che se i presupposti sono questi un pensierino è giusto farlo. Il più vecchio è un 1985 i più giovani sono del 1992, e per De Sciglio c’è stato l’esordio sul campo contro il Brasile alla sua seconda convocazione. Questi sono i frutti dell’anno zero del Milan, una linea verde composta da un mix di giovani già affermati, prodotti del vivaio e ragazzi che possono dimostrare il loro potenziale, come Saponara e Salamon, grazie alle prestazioni che offrono nella serie cadetta . Un certo El Shaarawy è stato preso dal Padova. Un po’ di rossonero colora l’azzurro della nazionale di Prandelli, e tra i tanti “esperti” di calcio solo lui sembra essersene accorto. Meglio così.
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