Il Milan batte il Toro solo nel finale grazie ad un gol di Balotelli, ma gioca male, soffre tantissimo, fatica a creare occasioni e deve ringraziare Abbiati che in un paio di occasioni è stato decisivo.
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Serviva vincere, a maggior ragione dopo la sconfitta della Fiorentina e la vittoria è arrivata, ma questa è la sola, seppur più importante, buona notizia di un pomeriggio sofferto e noioso. A volte non bisogna fare gli schizzinosi, soprattutto a fine stagione quando le energie sono al lumicino e ciò che conta è portare a casa punti che servono per l’obiettivo, ma in una settimana il Milan ha subito una metamorfosi incredibile: spettacolare contro il Catania, quando aveva tempestato di tiri la posrt di Frison, lento e inconcludente contro il Torino; l’unica costante delle due partite è la sofferenza, perchè il Milan ha faticato a battere sia il Catania, dovendo rimontare due volte, che il Torino, che ha costretto a due parate miracolose Abbiati ed è capitolato solo a sei minuti dalla fine, ma ciò che più conta è che sono arrivati sei punti ad alimentare una classifica che dice che ora il Milan ha quattro punti di vantaggio sulla Fiorentina ed è sempre più padrone del suo destino, visto che è atteso da una trasferta sul campo di una squadra già retrocessa (il Pescara) e da un’altra all’ultima giornata sul campo di una squadra (il Siena) che all’epoca dovrebbe essere già spacciata, oppure per non esserlo dovrebbe battere mercoledì la Fiorentina, permettendo ai rossoneri, eventualmente vittoriosi a Pescara, di chiudere il discorso in anticipo. Un cammino che sembra facile e in discesa al di là delle ovvie scaramanzie, a patto di vedere in campo un Milan più pimpante di quello ammirato (si fa per dire…) contro il Torino: lento, impacciato, incapace di costruire gioco in velocità, di concludere efficacemente verso la porta di Gillet e messo in difficoltà dalle veloci ripartenze dei granata. Onestamente il Torino avrebbe meritato di più e l’assenza di Montolivo spiega solo in parte i problemi riscontrati da un Milan che è in calo anche fisicamente, come ha ammesso lo stesso Allegri, dopo una lunga rincorsa. Serve un ultimo sforzo con un calendario certo non impossibile (vincendo a Pescara e Siena l’unica partita complicata, quella interna contro la Roma sarebbe ininfluente) e sarebbe imperdonabile rovinare tutto ora, anche perchè vittorie come questa, acciuffate in extremis e senza meritarle, sono segni del destino.
Allegri sceglie un centrocampo muscolare, con Muntari al centro come vice-Montolivo, affiancato da Nocerino e Flamini; Boateng resta sulla linea degli attaccanti, insieme a Balotelli e all’acciaccato, ma regolarmente schierato, El Shaarawy, con l’eroe di Milan-Catania, ovvero Pazzini, che va ancora una volta in panchina; in difesa spazio a Constant a sinistra, con Abate a destra e Zapata-Mexes coppia centrale, mentre in porta c’è il gradito rientro di Abbiati. Un improvviso acquazzone su Milano prima della partita disturba l’afflusso dei tifosi verso San Siro, ma non spegne l’entusiasmo del popolo rossonero, più numeroso del solito anche grazie alla presenza di molti bambini, che affollano il primo anello verde e durante la partita intoneranno anche qualche coro di incitamento alla squadra; più pieni del solito anche gli altri settori, perchè è una partita importante, soprattutto dopo il risultato di Firenze della sera prima e anche perchè si gioca di pomeriggio e ciò aiuta a riempire gli stadi, anche se piace poco alle televisioni. Da sottolineare che dopo la lettura delle formazioni lo speaker ricorda la tragedia di Superga, visto che l’anniversario cade proprio in questo periodo e tutto lo stadio risponde con un caloroso e opportuno applauso che dimostra che gli stadi non sono frequentati solo da gente becera e insensibile.
Dopo pochi secondi si capisce subito che il Milan avrà vita difficile: Cerci tira debolmente verso la porta, ma il campanello d’allarme risuona forte e chiaro, anche perchè un Torino inedito (5-3-2 al posto del consueto e più spregiudicato 4-2-4) chiude tutti gli spazi e irretisce i rossoneri, che in assenza del loro playmaker faticano a far partire l’azione e, a maggior ragione, a concluderla e, non a caso, la prima e penultima occasione del primo tempo arriva da un tiro da distanza siderale di Muntari che mette in difficoltà Gillet, bravo a riscattarsi sulla conclusione ravvicinata di Boateng che raccoglie la prima incerta respinta. L’unica altra occasione è un colpo di testa dello stesso Boateng che mette fuori da favorevolissima posizione, servito da un colpo di tacco volante di Mexes, che spesso prova ad aiutare i compagni in fase offensiva, soprattutto in occasione dei calci piazzati. La produzione offensiva del Milan è tutta qui e non è certo un granchè, vista la qualità del tridente, ma El Shaarawy conferma il suo periodo di appannamento e si vede chiaramente che gli manca la brillantezza quando si tratta di concludere verso la porta, Boateng pasticcia e sbaglia molto e Balotelli è addirittura indisponente, visto che per lungo tempo passeggia mollemente e commette errori banali per troppa superficialità. A centrocampo i tre mediani ci mettono impegno e corsa, ma la qualità è quella che è, dalle fasce non arriva un gran contributo e, più in generale, manca organizzazione, lucidità, tecnica e fantasia e la squadra va in difficoltà contro un Torino che ha l’occasione più ghiotta e colossale per portarsi in vantaggio e creare davvero grossi problemi al Milan: Barreto si ritrova solo davanti ad Abbiati grazie all’assist di Cerci e ad uno svarione di Zapata, ma si fa ipnotizzare dal portierone milanista, che non va per terra in anticipo, rimane in piedi e riesce a respingere e poi addirittura bloccare il tiro a colpo sicuro e si merita l’ovazione di San Siro per una parata che vale come un gol segnato. Il primo tempo non offre altro e quando le squadre vanno negli spogliatoi qualche fischio è naturale e comprensibile, perchè il popolo rossonero si aspettava un Milan arrembante che volesse a tutti i costi blindare il terzo posto con una vittoria e, invece, a conti fatti è già un lusso il pareggio.
Non cambia la situazione nella ripresa: il Milan continua a ruminare calcio lento e inconcludente, il Torino si chiude a riccio e riparte in contropiede, infilando una difesa sbilanciata e poco ermetica. Allegri prova a cambiare l’inerzia della partita con le sostituzioni: dentro Provvidenza Pazzini e fuori El Shaarawy; il pubblico non capisce e non condivide e, in effetti, ci sarebbe chi merita maggiormente la sostituzione, visto come sta giocando (Boateng e Balotelli tanto per dire), ma poi ripensando all’infiammazione alla caviglia che lo ha addirittura tenuto in dubbio alla vigilia, non si può biasimare Allegri per la decisione. Purtroppo gli effetti pratici del cambio sono pochi, ma almeno il Pazzo ci mette voglia di lottare e impegno, ciò che manca a qualche suo compagno. Ancora una volta è il Torino ad andare più vicino al gol in contropiede e tocca ancora a Barreto ritrovarsi davanti ad Abbiati, ma il portiere compie il secondo miracolo respingendo d’istinto la deviazione dell’attacante; il pallone torna sui piedi di Barreto ma poi schizza sopra la traversa e si può tirare un altro gigantesco sospiro di sollievo. Allegri si decide a togliere l’inguardabile Boateng, che si becca tanti fischi dai suoi tifosi e manda in campo Niang confidando nella sua freschezza, ma gli attacchi del Milan restano lenti, noiosi e infarciti di errori che tolgono pericolosità. L’ultima carta è Robinho al posto di Flamini, ovvero il tutto per tutto con quattro punte e il brasiliano ci prova subito con un tiro in parta parato da Gillet. Quando il pareggio sembra ormai il risultato più logico, giusto e scontato per una partita equlibrata e poco spettacolare, arriva l’episodio decisivo: a sei minuti dalla fine, Nocerino lancia in area verso il secondo palo, Mexes fa sponda di testa verso il centro dell’area piccola, Pazzini non ci arriva ma Balotelli sì e con un facile tap-in scatena il delirio a San Siro, sbloccando il risultato quando ormai sembrava impossibile. Il siparietto più divertente della partita arriva quando SuperMario si sfila la maglia durante l’esultanza: al momento della logica e scontata ammonizione, Muntari sfila il cartrellino giallo dalle mani dell’arbitro Damato e provvede lui ad ammonire il compagno; il direttore di gara sorride, poi riprende cartellino e controllo della partita e ufficializza l’ammonizione dell’attaccante rossonero, in giornata no ma decisivo, perchè si tratta di un gol pesantissimo che può valere una stagione. Nel poco tempo che rimane e disposizione non succede alcunchè di rilevante e il triplice fischio di Damato fa scattare la festa rossonera, in campo e sugli spalti, con applausi reciproci fra curva e giocatori.
Il Milan è a +4 sulla Fiorentina, vede vicinissimo il terzo posto e deve ringraziare il fiuto del gol di Balotelli, ma anche e soprattutto Abbiati per due parate miracolose e decisive. Non è stato un grande Milan e lo abbiamo sottolineato più volte, ma ormai la stagione volge al termine, la brillantezza non è più quella di qualche tempo fa e conta solo vincere, non importa come. Il MIlan mata il Toro con una banderilla infilzata al momento giusto ed è vero che i granata avrebbero meritato di più, ma il calcio è crudele e spietato, il cinismo è comunque una dote importante per essere una squadra vincente e anche un po’ di fortuna non guasta; se poi hai un portiere in vena di miracoli e un attaccante che ti ha fatto imbestialire con la sua indolenza ma è risultato decisivo, la vittoria è logica anche se forse immeritata, ma per questo ancor più bella, nonostante la sofferenza e la paura di non farcela che per molti minuti ha aleggiato sopra San Siro. Ora il Milan è sempre più padrone del suo destino e sempre più vicino a quel terzo posto che in autunno sembrava lontanissimo e ora sta per diventare realtà, confermando l’ottimo lavoro fatto in questi mesi da Allegri e dai suoi ragazzi, ora un po’ stanchi e poco brillanti, ma sempre capaci di estrarre dal cilindro la giocata decisiva per vincere le partite anche nelle giornate più difficili.